Fabbriceria della basilica di Sant'Andrea in Mantova (1498 - sec. XX)

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Contenuto: Per quanto riguarda la "Fabbriceria" ci si è rifatti a due prospetti, uno senza data e l'altro risalente al 1853, rinvenuti in alcune pratiche relative alla nomina ed all'insediamento dei fabbricieri; dalla descrizione della divisione delle "incombenze assegnate ai fabbriceri" si ricava l'organizzazione data ai documenti d'archivio. Infatti, sulla base delle competenze dei fabbricieri si articola anche la documentazione prodotta in cinque sezioni principali, suddivise, a livello più basso in altre serie di voci (cfr. busta n. 207, f. 03). Sulla base di tale prospetto ha preso corpo il titolario della "Fabbriceria", supportato dal fatto che gran parte delle carte riportano una classificazione con riferimento chiaro alle suddette sezioni.
Alla sezione I competono le carte afferenti in generale all'ufficio ed all'azienda della Fabbriceria. Più in particolare si ritrovano qui le registrazioni delle deliberazioni dei fabbricieri e tutta la documentazione relativa alla nomina degli impiegati, del personale di servizio, al ruolo da essi svolto e al pagamento dei relativi stipendi.
Nella sezione II trova collocazione il materiale relativo all'amministrazione e alle funzioni della Basilica di Sant'Andrea e della chiesa sussidiaria dei Santi Simone e Giuda, fino ai documenti che attestano le questue, le offerte e i proventi di sagrestia per i funerali.
Tutta la documentazione concernente il patrimonio si ritrova nella sezione III. Qui, infatti, oltre ai registri di investiture e di atti notarili, vi sono anche documenti riguardanti legati, livelli, capitali, mutui, crediti, passività e lasciti di competenza della basilica e gestiti dalla Fabbriceria.
Inoltre, rientrano per competenza in questa sezione anche i volumi ed i fascicoli relativi alle cause giudiziarie afferenti soprattutto a vertenze per la gestione dei beni patrimoniali della basilica.
La sezione IV attiene alla gestione della fabbrica della basilica ed al corredo di mobilio, suppellettili e arredi sacri.
La sezione V è relativa a tutta la contabilità: si ritrovano qui infatti registri di cassa, mandati di pagamento, reversali di cassa e ricevute, ecc.
E' presente poi la serie Miscellanea, mantenuta nella sua fisionomia originale, anche se comprende materiale particolarmente eterogeneo.
Nuclei documentari a parte sono rappresentati dalla documentazione relativa all'Oratorio della Beata Vergine del Terremoto detta del Canossa e alla collegiata dei Santi Apostoli Giacomo e Filippo.

Storia archivistica: Nel maggio 1823 la Fabbriceria si rivolge a mons. Serafino Volta, decano della basilica, per recuperare alcuni documenti che il suo defunto fratello Leopoldo Camillo, nella sua qualità di primo fabbricere, aveva portato con sé; tra queste carte è nominato il "Repertorio cronologico delle cose attinenti all'insigne reliquia del Preziosissimo". Il decano risponde affermando di avere personalmente provveduto alla separazione delle "carte della Fabbriceria da quelle del R.I. Liceo, della pubblica Biblioteca e della Digagna di Allegrezza", a suo tempo trattenute da Leopoldo Camillo Volta; tuttavia fra i documenti restituiti alla Fabbriceria non è possibile trovare il richiesto Repertorio cronologico che, a giudizio di mons. Serafino Volta, "si troverà altrove, giacché certo non evvi fra i libri lasciatimi dal fratello".
Fino al 1825 esistevano due Fabbricerie: quella del Preziosissimo Sangue e quella del Santissimo Sacramento, poi riunite per decreto governativo del 12 marzo 1825, n° 6928/1292.
In data 1825 settembre 24 avviene la consegna alla Fabbriceria di S. Andrea "dell'inventario dei fascicoli, carte e libri (...) relativi alla già Fabbriceria del S.S.".
Nel 1839 i Fabbriceri chiedono a Marco Ogliani, ragioniere incaricato, di trasportare la sua residenza nei locali della Fabbriceria, "per un più preciso regime amministrativo, e per l'importanza che tutte le carte inerenti alla gestione della Pia Causa sieno raccolte, e conservate in questo archivio".
Nel 1841 si ha notizia di un riordino, di cui si conservano due documenti relativi alla "nuova classificazione dei titoli d'archivio", che in realtà sono elenchi di consistenza di alcune sezioni dell'Archivio, riconducibili alle fabbricerie soppresse: "Vecchio Archivio", "Preziosissimo", "Santissimo".
Nei primi mesi del 1847 la Fabbriceria tiene corrispondenza con la Delegazione Provinciale sull'opportunità di riordinare l'archivio fabbriceriale, incaricando Giuseppe Arrivabene, impiegato dell'I.R Tribunale di Mantova, che nel luglio 1847 lo visita. I fabbriceri infatti fanno presente che "il bisogno di riordinare l'archivio e di redigere uno stato patrimoniale dettagliato va sempre più riconoscendosi mano a mano che si progredisce in questa amministrazione", tanto più che "nei protocolli di parecchi anni sonovi molti numeri scoperti di ogni negoziazione e affatto vuoti; la qual cosa rende incerta o difficile la ricognizione di alcune pendenze che interessano l'amministrazione". Da una relazione del 9 aprile 1847 risulta infatti che l'archivio "manca del repertorio, e di un esatto elenco dei documenti sui quali sono fondati i diritti di patrimonio". Anche il primicerio parroco desidera "conoscere con precisione gli oneri di messe e uffizi che si devono annualmente celebrare in questa chiesa e sussidiaria", perché non erano "bene distinti gli obblighi che incombono alla Fabbriceria e quelli spettanti al parroco". Purtroppo le due Fabbricerie esistenti fino al 1825 "non costumavano allora tenere regolare protocollo della loro gestione".
Nell'aprile del 1848 la basilica fu occupata dai militari austriaci, che perquisirono la chiesa e i locali annessi, facendosi consegnare anche le chiavi relative.
Il 6 aprile alcuni registri dell'archivio vennero trasportati nella casa del parroco; il 10 si ha notizia di documenti maneggiati dai soldati, che esigono somme per restituirli. Il 20 aprile il Delegato Provinciale e il 26 il Comando Militare concedono, su richiesta della Fabbriceria, l'accesso all'Archivio al fine di consultarne ed eventualmente asportarne gli atti; ma il 1° maggio i fabbriceri si accorgono che "tutti gli atti dell'archivio sono stati disordinati e manomessi, come pure guasti e rotti diversi effetti mobigliari, nascendo forte dubbio che possano essere avvenute anche delle sottrazioni". Il Delegato Provinciale risponde comunicando di aver sporto denuncia al Tribunale, e raccomanda alla Fabbriceria di "adoperarsi con tutto l'impegno pel riordinamento del proprio archivio", anche con l'identificazione e recupero degli atti mancanti.
A metà luglio 1848 le truppe rioccupano la basilica, e il Delegato Provinciale concede l'asportazione di oggetti e la muratura di passaggi interni, a tutela dell'edificio.
Il 9 settembre il cancelliere Tommaso Barchetta sollecita la Fabbriceria a promuovere il "riordinamento di tutti gli atti e documenti dell'archivio fabbriceriale, che nei primi giorni del prossimo passato aprile dalle truppe che acquartieravano (...) vennero manomessi e stranamente sconvolti"; questo avrebbe permesso "la verificazione ben anco della quantità e della qualità degli atti, e documenti che da quelle truppe furono involati, asportandoli dal detto archivio per farne vendita a degli incogniti".
Il 12 settembre la Fabbriceria chiede al Tribunale, essendo in corso il processo, l'autorizzazione a "dar mano al riordinamento dell'archivio fabbriceriale".
Il 4 novembre 1848 la Fabbriceria si rivolge a Giuseppe Arrivabene, con il quale nel marzo precedente, prima della manomissione dell'archivio, si era concordato di procedere "alla compilazione dello stato patrimoniale di questa Pia Causa, al nuovo impianto dei registri, all'attivazione di un repertorio,ed alla conseguente nuova sistemazione dell'Archivio fabbriceriale", invitandolo ad ispezionarlo nuovamente.
Il 24 dicembre Giuseppe Arrivabene descrive la situazione e prospetta il lavoro da svolgere, facendo presente "come torni necessario di esaminarle tutte indistintamente , distribuirle in fascicoli per materie, e poscia regolarle per epoca e registrarne sommariamente il contenuto in ogni fascicolo. Ultimate queste operazioni riuscirà agevole il procedere alla compilazione dello stato patrimoniale e all'impianto de' registri e repertori, e così alla sistemazione dell'archivio".
Il lavoro inizia il 18 gennaio 1849, e il 7 luglio successivo Arrivabene chiede un anticipo del compenso a lui dovuto, segnalando le "difficoltà incontrate pel massimo disordine delle carte"; in quel momento, "essendo già intestata in fascicoli la maggior parte delle molte partite", egli prevede che "entro l'autunno tutte le carte possano essere collocate alle lor sedi, e così venire adoperate agli usi opportuni, salvo di ordinarle successivamente in via cronologica nei rispettivi fascicoli".
Per sopravvenuti impegni, Arrivabene rallenta poi il ritmo del lavoro, tanto che solo il 12 luglio 1850 egli può dire terminata "la laboriosa riordinazione dell'archivio", particolarmente faticosa in quanto era necessaria una lettura pressoché integrale dei documenti, per poterne decidere la collocazione; tuttavia solo per poche carte "che non sembrano di veruna importanza" non si trova una collocazione; tuttavia la maggior parte dei "rogiti di vecchia rata" non trovano sede, poiché si sarebbe dovuto "conoscere i nomi personali degli aventi interesse all'epoca d'istituzioni di livelli, o di legati fino agl'interessati di epoche recentissime".
Il 16 agosto 1850 Arrivabene ribadisce che "altro non manca che di poter mettere alle lor sedi i rogiti", e "di dare una disposizione cronologica agli atti relativi ad ogni singola partita"; per questa seconda operazione egli chiede ed ottiene 1500 fogli con fincature appositamente stampate.
Questa operazione tuttavia va a rilento, e dopo alcuni solleciti (nel febbraio e nel giugno 1851), la Fabbriceria l'8 novembre 1851 esprime all'Arrivabene la sua volontà di incaricare un altro, visti i suoi molteplici impegni.
Il 3 febbraio 1852 Luciano Consolini di Mantova veniva incaricato di portare a termine il riordinamento d'archivio; riferendosi al lavoro svolto da Giuseppe Arrivabene, egli dice che quest'ultimo raccolse e collocò "secondo le rispettive loro materie tutti gli atti costituenti l'Archivio suddetto in separati fascicoli opportunamente numerizzati, con l'indicazione del nome, e cognome delle persone e dei titoli cui risguardano, avendone poi anche compilato il corrispondente repertorio". Consolini termina l'intervento nel successivo mese di agosto, tramite l'applicazione "a cadauna filza contenente gli atti, i numeri ai quali rispettivamente si riferiscono gli atti stessi".
Il 15 gennaio 1856 G. Bustini (?) fa presente alla Fabbriceria che l'archivio soffre per l'"arretrato di due anni", e che capita di "rinvenire di continuo in ogni angolo di questo archivio ammassi di carte senza rapporti tra loro, confusi ed amalgamati".
Nel settembre 1906 Alessandro Luzio, Direttore l'Archivio di Stato di Mantova, invia alla Fabbriceria un questionario sugli archivi, ai sensi del R.D. 9 settembre 1902, n° 445, art. 69; la Fabbriceria risponde che:
"il suo archivio risale all'epoca di istituzione dell'ente, ma che "venne in gran parte distrutto durante l'ospitazione militare austriaca del 1848"
"sia gli "atti correnti" che gli "atti esauriti" sono "uniti in filze portanti esteriormente il numero di repertorio"
"non esistono inventari antichi, né indici di serie esistenti
"l'archivio fabbriceriale è ordinato sulla base di un repertorio o indice che contiene in ordine alfabetico le voci o nomenclature, a ciascuna delle quali è attribuito un numero che corrisponde a quello di ogni fascicolo. "Tali numeri partono dall'1 ed oggi sono arrivati al 614".
Queste notizie dettagliate sono riportate in un fascicolo dal titolo "Archivio da riordinarsi e suoi atti", ora conservato nella b. 704, fasc. 1. E' sembrato opportuno riportarne ampi stralci, proprio perché offre uno spaccato della situazione dell'archivio nel corso dell'Ottocento e fornisce molti elementi utili alla comprensione della struttura e dell'organizzazione data alle carte, in parte rimasti inalterati fino ad oggi.

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