Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, Milano (MI)

Tipologia: archivio, biblioteca
Indirizzo: Via Borgonuovo 25 - Milano (MI)
Ente proprietario: Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere
Sito web

L’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere continuativamente dalla fondazione ha perseguito gli scopi statutari di cooperare al progresso degli studi e delle loro applicazioni, istituendo e assegnando a tal fine premi nelle diverse discipline di ricerca e documentandone i risultati scientifici nelle sue pubblicazioni


Profilo storico

L’attuale Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere fu istituito nel 1797 da Napoleone Bonaparte che stabilì la nascita nella Costituzione della la Repubblica Cisalpina di un “Istituto Nazionale, incaricato di raccogliere le scoperte, di perfezionare le arti e le scienze", con finalità uguali a quelle attribuite da Napoleone stesso all’Institut de France che fu il modello di riferimento accademico per tutto il periodo napoleonico in Italia e più estesamente per buona parte dell’Europa dell’Ottocento.
La sede venne fissata a Bologna ed il regolamento prevedeva 30 membri “pensionati” e 30 “onorari”, con “membri associati italiani ed esteri”, suddivisi in tre sezioni: Scienze Fisiche e matematiche, Scienze Morali e Politiche, Letteratura e Belle Arti.
Il 6 novembre 1802 Bonaparte nominò i rimi 31 membri fra i quali erano Alessandro Volta (il massimo fisico dell’epoca), Barnaba Oriani (astronomo), Antonio Scarpa (anatomo-chirurgo), Andrea Appiani (pittore), Vincenzo Monti (letterato) e altri; successivamente il 18 aprile 1803 vennero cooptati dai primi altri 31 membri fra i quali lo stesso Napoleone, Francesco Melzi d’Eril, Carlo Amoretti, Luigi Bossi, Antonio testa, Francesco Venini, Giov. Battista Paletta, Michele Araldi, Giov. Battista Venturi. Il 24 maggio 1803 l’Istituto fu convocato per la prima volta e il 15 gennaio 1804 si dava il regolamento organico; il primo Presidente nominato a presiedere le sedute fu Alessandro Volta. Su richiesta della maggior parte dei membri, Napoleone con decreto del 25 dicembre 1810 dava aall’istituto il nuovo nome di Istituo reale di Scienze, Lettere ed Arti e fissava la sede a Milano nel palazzo di Brera con 4 sezioni: Venezia, Bologna, Padova e Verona operanti separtamente me coordinate a Milano. Il numero dei membri veniva ampliato con l’aggiunta tra gli altri di Antonio Canova e Ippolito Pindemonte.
Caduto Napoleone, il Governo austriaco mantenne in vita l’Istituto, con la denominazione di Imperial regio Istituto el regno Lombardo-Veneto di Scienze Lettere ed Arti. Nel 1838 l’Istituto Veneto diventa indipendente ed i due istituti con vita autonoma continuano a funzionare ancora oggi: l’istituto Veneto con sede a Venezia e l’Istituto Lombardo con sede a Milano Nel regolamento del 1838 fu tolta dalla denominazione dell’Istituto la menzione alle Arti, riservata alla Accademia di Belle Arti, già esistente in Brera.
Liberata la Lombardia nel giugno 1859, la Presidenza del momento si dimise ed il 30 giugno l’Istituto acclamò Presidente Alessandro Manzoni nomina subito confermata dal Re vittorio Emanuele II. Nel 1953 cessa di essere statale, si dà un nuovo regolamento diventa autonomo sotto il controllo del Ministero della Pubblica Istruzione (oggi, del Ministero per i Beni Culturali).
L’Istituto ha funzionato continuativamente, mantenendo per gli accademici gli stessi compiti prescritti dal regolamento iniziale del 1804 e cioè: “Nelle adunanze ordinarie gli Accademici comunicano le loro produzioni; concertano i loro lavori; approvano le memorie da pubblicare; discutono gli argomenti relativi alla istruzione e alla prosperità pubblica che sono posti dal Governo o che si credono degni di essere presentati al Governo, e si occupano delle nomine ai posti vacanti. Nell’ultima di queste adunanze che sarà pubblica, si leggono rapporti e memorie e si distribuiscono premi”.
Durante tutto l’Ottocento l’attività consultiva del Governo fu molto intensa, come anche quella a favore della prosperità pubblica. Bandendo appositi concorsi relativi all’agricoltura, all’industria ed all’istruzione, fu dato un naturale e notevole contributo allo sviluppo , al progresso e all’innovazione anche tecnologica del paese.
Nel corso del 1900 l’attività consultiva è venuta meno, ma il compito di contribuire al progresso degli studi e delle loro applicazioni (art. 1 dello Statuto ) è rimasto uguale.
L’attività di studio e di ricerca scientifica è ben documentata nelle pubblicazioni (Memorie, rendiconti, Incontri di studio, cicli di conferenze) iniziate nel 1803 e mai interrotte.
Accanto a questa attività scientifica di stimolo e produzione l’istituto garantisce quella di Conservazione del cospicuo patrimonio librario e archivistico formatosi lungo i due secoli di vita e messi a disposizione degli studiosi che possono consultarlo nella sede di Palazzo Landriani ove nel 1859 sono stati trasferiti gli uffici e la Biblioteca.


Patrimonio

BIBLIOTECA
La biblioteca nasce insieme all’Istituto nazionale ad uso dei membri.
Il primo nucleo, costituito da acquisti sostenuti dal Governo si arricchisce con i lasciti dei membri Moscati, Carlini, Strambio e degli acquisti di alcune biblioteche private come quella dell’astronomo Oriani.
Il patrimonio librario è andato via via aumentando grazie alle opere che pervengono in omaggio da parte degli autori e allo scambio delle pubblicazioni di Accademie e Università, Istituti e Società scientifiche con le proprie pubblicazioni.

ARCHIVIO

L’Istituto lombardo possiede anche un ricco archivio di carte manoscritte di notevole valore documentario e scientifico. Nell’archivio sono depositati non solo memorie e studi inediti ed editi, presentati all’Istituto dagli anni della sua fondazione e del glorioso avvio e manoscritti presentati per concorsi governativi su varie discipline, ma anche opere manoscritte e carteggi di studiosi illustri. Sono infatti conservati i fondi e le carte manoscritte del letterato e scienziato Carlo Amoretti, segretario della Società Patriottica e dal 1797 bibliotecario dell’Ambrosiana; del fisico Alessandro Volta, di cui l’istituto ha pubblicato le Opere, l’Epistolario con i rispettivi indici; di Carlo Cattaneo, celebre direttore del Politecnico ottocentesco; di Graziadio Isaia Ascoli, fondatore e promotore della scuola linguistica italiana; di Carlo Salvioni, dialettologo insigne e studioso di tradizioni lombarde e ticinesi; di Giacomo Boni, archeologo illustre ai cui scavi si deve il ritrovamento e la sistemazione di buona parte dei resti archeologici romani, di Clemente Merlo, linguista della scuola ascolana e fondatore dell’”Italia dialettale”; di Giovanni Schiaparelli, glori dell’astronomia italiana e altri plichi di illustri personalità in via di sistemazione.
Tra i fondi dell’archivio esistono carte autografe di italiani illustri quali Federico Borromero, Vincenzo monti, Alessandro Manzoni, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Antonio Ceruti, Bernardino Bindelli, Bartolomeo Nogara, Achille ratti (Papa Pio XI), Eugenio Montale, Riccardo Bacchelli ecc.
Recentemente l’Istituto ha acquisito importanti carteggi di personalità della cultura e della politica dell’Ottocento tra i quali quelli di Michele Amari, Aleardo Aleardi, Francesco Ambrosoli, Costantino Arlia, Felice Bellotti, Bernardino Bindelli, Cesare Cantù, Domenico Comparetti, Cesare Orrenti, Francesco Crispi, Massimo D’Azeglio, Pietro Fanfani, Arnaldo Fucinato, Giovanni Gherardini, Vincenzo Gioberti, Giovanni Giolitti, Pietro Giordani, Terenzio Mariani, Giusppe Mazzini, Gaston Paris, Silvio Pellico, Adolfo Venturi, Gianpietro Viesseux.
L’archivio che include memorie originali dei concorrenti ai premi dell’industria e ai premi delle Fondazioni Gagnola e Brambilla va arricchendosi tuttavia di scrittori e scienziati contemporanei e di lasciti che incrementano i già cospicui fondi antichi.
Fanno parte altresì dell’archivio suppellettili storiche, quali medaglie d’oro, d’argento, monete, orologi, bracciali, tabacchiere, sciabole ecc.

Degno d’attenzione è anche il materiale fotografico conservato nell’archivio, vario come i soggetti riprodotti (vedute paesaggistiche, palazzi, personaggi, foto industriali ecc.) e come tecniche usate, diverso epr datazione. Materiale fotografico antico si trova nei concorsi dell’ Istituto e delle Fondazioni allegato alle domande di partecipazione dei concorrenti con lo scopo di illustrare meglio la loro attività o i risultati raggiunti.
Accanto a questi c’è il materiale servito all’Istituto per documentare le proprie iniziative o per illustrare proprie pubblicazioni.

Infine è presente nell’archivio materiale fotografico pervenuto con i lasciti daparte di membri e soci:

Fototeca Treccani degli Alfieri. E’ costituita dalla fotografie servite per la Storia di Milano (11.500) e quelle per la Storia di Brescia (4.500) donate all’Istituto dai figli del senatore Giovanni Treccani degli Alfieri (socio dell’Istituto lombardo 1940-1961), Carlo Luigi, Vittorio ed Ernesto nel 1967.
Fondo Bartolomeo Nogara . Pervenuto all’Istituto nel 1956, oltre alla biblioteca e alle carte d’archivio il fondo conserva fotografie d’arte etrusca e romana.
Fondo Luigi Belloni. Costituito da prezioso materiale bibliografico (opere del 400, 500, 600, 700, 800), archivistico e fotografico.
La parte fotografica comprende materiale molto vario:
-vedute di Costantinopoli
-vedute di Rodi
-vedute paesaggistiche
-ritratti di medici alcuni con dedica autografa al prof. Belloni
-foto di gruppo
-foto di famiglia


Sede

Palazzo Landriani è tra i pochi esempi milanesi di edifici privati cinquecenteschi, anche se la forma nella quale si presenta oggi è frutto di interventi posteriori, da quelli seicenteschi fino ai restauri di fine Ottocento.
Dimora della famiglia Bossi nel Quattrocento, venne acquistato nel 1513 da Tommaso Landriani, che ne attuò una radicale ricostruzione. In seguito il palazzo appartenne agli Araciel, agli Imbonati, responsabili della parziale ristrutturazione seicentesca, ai Melzi ed ai Salazar.
Tra i suoi illustri abitanti, alla metà dell’Ottocento figura Beatrice Melzi, che ispirò a Ippolito Nievo il personaggio della Pisana nelle “Confessioni di un italiano”.
Il palazzo di via Borgonuovo è stato definitivamente attribuito dal Mezzanotte, dopo molte incertezze fra Bramante e Cristoforo Solari, a Cesare Cesariano, architetto attivo a Milano fra il 1512 e il 1543, anno della sua morte. Nato a Milano nel 1483 , Cesariano fu probabilmente in contatto col Bramante: elementi bramanteschi – come la sagoma in cotto delle finestre e i timpani triangolari o le colonne e i capitelli corinzi dei portici – sono stati riscontrati sia nella facciata sia nel cortile del palazzo. Gli interventi commissionati al Cesariano da Tommaso Landriani non devono essere iniziati molto dopo la data dell’acquisto (1513), e ciò collocherebbe questi lavori nella terza decade del Cinquecento.
Il palazzo, come si può ben notare dalla facciata è costituito da due corpi di fabbrica. Quello minore, sulla sinistra, è tutto ciò che oggi rimane della costruzione cinquecentesca, rimaneggiata nell’ Ottocento; mentre quello di destra, che svolta in via Fiori Oscuri, è il frutto della ristrutturazione seicentesca dovuta agli Imbonati.
L’interno offre ancora intatto l’elegante cortile d’onore: sinotano le colonne dei capitelli rinascimentali corinzi variamente ornati di stemmi, e le corrispondenti lesene rastremate in cotto. Non si trova più nel portico – è stato staccato nel 1927 e portato alla pinacoteca del Castello Sforzesco – l’affresco raffigurante Ercole che regge la sfera celeste affiancato da un Astronomo attribuito ora al Bramantino, ora allo stesso Cesariano, e in tempi più recenti a Bernardino Luini. Altri spazi degni di nota sono l’imponente scalone seicentesco a due rampe, con balaustra.scolpita e traforata, e la sala (già Aula magna dell’Accademia Scientifico- Letteraria, poi Sala d’armi degli Ufficiali in congedo) oggi sala di lettura della Biblioteca dell’Istituto Lombardo.
Questa sala situata al pianterreno nel corpo minore, è una delle poche sopravvissute intatte: conserva tuttora un soffitto riccamente dipinto, che potrebbe risalire al nucleo originario ed è quindi attribuibile al Cesariano. Si tratta dell’ambiente più monumentale ed armonioso dell’intero edificio: la splendida decorazione corre lungo i quattro lati della cornice di imposta al cielo del soffitto, in una serie di ventiquattro voltine, lunette e vele che vedono raffigurati i personaggi storici o leggendari della classicità, oltre a decorazioni grottesche ed arabeschi mentre sul soffitto, in un cielo di nubi e voli d’uccelli trovano posto al centro un rapace che regge un cartiglio e due stemmi dei Landriani alle estremità. La qualità della pittura e la particolare armonia dell’insieme ne fanno uno dei migliori esempi milanesi di complesso architettonico decorativo in una residenza privata cinquecentesca.
Delle sale del primo piano solo due conservano bei soffitti a cassettoni e pareti affrescate nella parte superiore.


Bibliografia

L'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere (secoli XIX-XX). I - Storia istituzionale, a cura di A. Robbiati Bianchi, Milano, Istituto lombardo-Accademia di scienze e lettere , 2007


Ultimo aggiornamento: 19 dicembre 2017 [Claudia Corvi]

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