comune di Villa e Stazzona 1495 - 1797

Il 30 giugno 1495 i comuni, gli uomini e alcuni nobili de Lambertenghi di Villa e Stazzona, che costituivano un comune unitario, e del comune di Coseto supplicavano il signore di Valtellina, Ascanio Sforza, di concedere l’unione dei detti comuni, motivata dai continui litigi e discordie sui pagamenti degli “incargj” dei proprietari residenti in un comune ma con proprietà nell’altro, e che venissero fatti valere i capitoli perpetui stabiliti tra le due parti.
Il comune unitario si sarebbe dovuto chiamare Stazzona e sarebbe stato diviso in cinque cantoni: 1) Villa; 2) Coseto, con i fuochi del piano; 3) Missumo (Musciano) e Capreselva; 4) Dosso e contrade del monte; 5) Zoncola, con altre contrade. Il comune avrebbe avuto come organo deliberante un consiglio, composto da un consigliere eletto in rappresentanza di ciascun cantone (ma due per Coseto) e da un consigliere dei Lambertenghi, con a capo un decano o console, ufficio quest’ultimo remunerato, con durata annuale, ricoperto a turno dai cantoni. Con l’atto del 1495, decano e consiglieri venivano eletti sindaci e procuratori del comune, con piena facoltà, insieme con i rappresentanti dei Lambertenghi, di fare la revisione dell’estimo, da rivedersi successivamente ogni cinque anni. In base ai capitoli stabiliti, il consiglio poteva far vendite di “taverne, mensurate, accole, zudigerii”, e gestire le altre entrate del comune “con quelli capituli et ordini che a loro parirà”. Decano e consiglieri potevano fare ciascuno ordine “de gresie, pascui, de laborerij de Abdua, ponte, strata, et altra caduna cosa necessaria per dicto comune” (Monti 1906).
Tra XVI e XVII secolo i cinque cantoni che formavano l’intera comunità erano denominati Villa, Stazzona, Musciano, Santa Cristina , Motta, questi ultimi detti rispettivamente “di sopra” e “Zoncola” nel XVII secolo.
La terra di Villa era a sua volta ripartita nelle contrade di Piatti, Ragno, Novaglia, Ronco Maggiore, Valpilasca, Sommovico, Revola, Torchi (Quadrio 1775-1776).
Villa di Tirano ebbe fin dal 1561 statuti propri (non conservati), successivamente riformati nel 1659 da deputati nominati in un sindacato del 25 febbraio 1656 rogato dal notaio Carlo Omodei al quale parteciparono 229 capifamiglia. Gli statuti, articolati in sessantacinque capitoli approvati il 3 novembre 1660 dalla dieta delle tre leghe (Archivio comunale di Villa di Tirano, Classe 1 b. 1 fasc. 3), vennero ulteriormente riformati, con l’aggiunta di nove capitoli, dopo le frane che colpirono Villa il 25 giugno 1686: in calce portano i visti biennali dei podestà di Tirano dal 1661 al 1737 (statuti di Villa di Tirano 1659; Inventario Villa di Tirano 1999; Zoia 1978; Palestra 1996-1997).
Rappresentava la comunità il decano, attorniato da un consiglio, la cui convocazione era disposta dal decano a mezzo di avvisi personali, mentre quella delle vicinanze (riunioni plenarie dei capifamiglia) era fatta a suono di campana.
Il borgo di Villa nel 1589 contava circa 100 fuochi e 260 fuochi la comunità di Stazzona (Visita Ninguarda 1589-1593), nel 1624 Villa aveva 778 abitanti e Stazzona 1.874 (Perotti 1992 a), nel 1797, infine, il comune aveva 3.601 abitanti complessivi (Massera 1991 a).

ultima modifica: 09/01/2007

[ Saverio Almini ]