comune di Talamona sec. XIV - 1797

Comune del terziere inferiore della Valtellina, e della squadra di Morbegno, appartenne alla pieve di Ardenno.
Talamona aveva formato in origine un’entità amministrativa (curtis regia longobarda) comprendente all’incirca gli attuali comuni di Talamona, Tartano e Morbegno. La località Coseccio di Talamona fu al centro del governo della Valtellina inferiore dopo l’impaludamento del fondovalle: in precedenza il centro era Cosio (Orsini 1959 a).
Il toponimo si trova citato in un atto dell’ottobre 1057 con cui Azzo figlio di Ottone di Talamona vendeva la metà di una vigna a Talamona (Atti privati 1051-1074, n. 399).
Nel 1348 il notaio Simone della Porta ricopriva la carica di console del comune; nel 1374 lo stesso partecipò alle adunanze generali di valle e di terziere in qualità di sindaco (Marchesi 1993).
Il comune di Talamona partecipò con un proprio rappresentante alle adunanze delle comunità della giurisdizione di Morbegno anche nel 1363 (Fattarelli 1986).
La parrocchia di Talamona, di nomina popolare, si rese autonoma da Ardenno nel 1375.
Nel 1391 la comunità era distinta tra nobili e vicini (Romegialli 1886).
Il territorio comunale comprendeva le vicinanze di Premiana, Dardona, Serterio; facevano inoltre parte di Talamona le contrade Costa, Dosso, Bormini nel territorio di Campo in Val di Tartano e la parte soliva della Val Corta di Tartano, dalla contrada Biorca alla Bratta fino al ramo del torrente Tartano in Val Bodrio.
Tartano (Vallunga) e Talamona con rogito notarile di Giovanni Battista Camozzi del 27 novembre 1556 unirono tutti i beni comunali, vicinali o sociali compreso il Premestino (pascolo comunale) (Gusmeroli 1989; Orsini 1959 a).
Sono noti gli antichi statuti di Talamona (statuti di Talamona 1525), in edizioni successive del 1525 e 1562; ma ordini parziali (status datiorum) preesistevano all’epoca grigione e sono confluiti nell’edizione del 1525.
A capo dell’ordinamento comunale c’erano consoli e sindaci, che dovevano giurare all’assunzione dell’incarico davanti al notaio e al popolo; prima dello scadere del mandato nominavano tre ragionieri o revisori dei conti (due di Talamona e uno di Campo) che dovevano far rendere conto ai sindaci, console, canepari e ufficiali del comune dei dazi, consegne e degli affari trattati, assolvendo o condannando l’operato degli amministratori (Talamona 1994; Busnarda Luzzi 1992; Busnarda Luzzi 1995; Turazza 1920; Valenti 1937).
Nel 1726 con rogito di Martino Mariani di Talamona il comune di Talamona, su richiesta dei deputati di Tartano, divise giuridicamente e orograficamente il territorio in tre nuclei: Talamona, comprendente una parte del versante di Nimabia con la chiesa di San Bernardo, Tartano e Campo.
La comunità di Talamona contava nel 1589 circa 200 fuochi nel solo centro, a cui si dovevano aggiungere le circa 500 famiglie di Serterio, 40 di San Giorgio, circa 15 di Nimabia, 90 di Campo, 65 di Tartano e pochi fuochi di Sparavera (Visita Ninguarda 1589-1593), nel 1624 Talamona aveva 1.800 abitanti (e Tartano 435, Campo 444) (Perotti 1992 a), nel 1797, infine, 3.000 abitanti (Massera 1991 a).

ultima modifica: 09/01/2007

[ Saverio Almini ]