Valle Seriana Inferiore sec. XV - 1797

La valle era formata dai comuni di Ranica, Nese, Alzano di Sotto, Alzano di Sopra, Nembro, Pradalunga, Cornale, Albino, Desenzano, Comenduno, Cene di Sotto, Vall’alta. Geograficamente era situata nella parte nord-orientale del territorio bergamasco ed era delimitata a nord-est dalla valle Seriana Superiore, a nord-ovest dalla valle Brembana Superiore, ad ovest dalla valle Brembana Inferiore, a sud dalla quadra di Mezzo e dalla quadra di Trescore, ad est dalla valle Cavallina e a nord-est dalla valle Gandino.
Nel 1429 Venezia concesse anche alla valle Seriana Inferiore gli stessi diritti e prerogative già concessi alla valle Brembana: la valle sarebbe stata retta da un vicario, senza il consenso del quale nessun ufficiale cittadino avrebbe potuto esercitare atti di autorità nel territorio; varie norme fiscali avrebbero regolato il transito delle merci e assicurato l’esenzione per dieci anni dalla contribuzione ad imposte statali. Venezia per parte sua, nel contesto di questi patti, ritenne più proficuo stimolare il riordino e l’aggiornamento degli statuti locali piuttosto che imporre il proprio ordinamento. Lo statuto della valle Seriana Inferiore, redatto e revisionato nel 1434 dai giuristi Antonio de la Vitalba e Francesco Zilioli, è una raccolta di ordini, decreti e terminazioni di epoche diverse, che risalgono alla dominazione viscontea.
Pochi anni dopo, nel 1438, quando il Territorio fu attraversato e conteso dai capitani di Milano e Venezia, Albino, anche a nome anche di Comenduno e Desenzano, trattò direttamente con uno di essi, il milanese Nicolò Piccinino, non a nome della valle, ma autonomamente, ed avanzò richieste nuove ed originali, in buona parte accettate, rispetto a quelle presentate nel 1428 a Venezia dalle valli stesse: il condono di tutte le pendenze criminali e fiscali con il ducato di Milano, libertà di commercio, un vicario di valle non cittadino di Bergamo o Brescia ed il divieto per gli ufficiali cittadini di ingerirsi nella gestione dei dazi, nel controllo delle strade e nell’amministrazione della giustizia. Ritornata la valle sotto Venezia, nel 1455 fu ottenuta anche l’esenzione da tassazioni dirette e indirette, insieme alla valle Brembana e ad altre località della valle (Albino, Alzano, Nembro, Ranica e Nese), per il comportamento tenuto durante l’invasione della valle Seriana Inferiore da parte di Bartolomeo Colleoni quando questi era al servizio degli Sforza.
Le istituzioni poste a governo del territorio nel XVI secolo non avevano ancora una fisionomia definita e stabile; il loro funzionamento, infatti, non dipendeva né da una divisione in distretti o compartimenti rigidamente prefissata, né tanto meno dall’assegnazione di competenze e dal conseguente insediamento di uffici, ma si era venuto consolidando col tempo, frutto di alleanze tra comuni di uno stesso comprensorio territoriale che spesso si scioglievano quando interveniva una difformità di intenti. Nella valle Seriana Inferiore, sulla base degli statuti, si formarono gli apparati necessari attraverso deliberazioni del consiglio di valle, insediato a Nembro. Il vicario veniva inviato da Bergamo, scelto dal consiglio maggiore cittadino, e risiedeva a Nembro ma amministrava giustizia anche ad Albino e ad Alzano (statuti di valle Seriana Inferiore sec. XV-XVI).
Alla fine del secolo XVI così ne parle il capitano di Bergamo Giovanni Da Lezze: “In questa valle si raccogliono pochi grani al più per tre mesi sì per essere il paese montuoso et sterile come ancora perché le terre et comuni sono grossi et spessi et di molta gente… La valle è però ricca nel particular perché vi sono case 50 che vivono di entrada honoratamente, e la maggior parte de mille scudi oltra che sono fuori più de 200 persone in mercantie de panni et de merci in molte parti d’Italia come Napoli, Roma, Venetia et lombardia. Et nella valle si fabricano più de mille panni alti et bassi di lane spagnole et di levante per Toscana, Friuli, Roma, ma il più per il Regno di Napoli”. A quell’epoca era abitata da 8490 persone, 1732 delle quali utili, suddivise in 1902 fuochi; erano inoltre attivi sul territorio 51 molini, 1 fucina, 26 folli da panni, 6 argagni, 6 segherie e 6 mole da ferro; l’allevamento poteva contare su 7700 pecore, 794 bovini, 362 equini (Da lezze 1596).

ultima modifica: 09/01/2006

[ Fabio Luini, Cooperativa Archimedia - Bergamo ]