comune di Piazzatorre sec. XIV - 1797

Nel 1331 faceva capo alla “facta” di Porta Sant’Alessandro (Statuto di Bergamo 1331). In età veneta fece parte della valle Brembana Oltre la Goggia, retto da un console e tre sindaci eletti annualmente dal consiglio generale (vicinanza). A fine Cinquecento contava 52 fuochi e 343 abitanti (Da Lezze 1596).
Nel settembre 1684 il capitano di Bergamo, Giorgio Cocco, stabilì due sindaci “pro interim” stante la rinuncia degli eletti nel consiglio del 26 luglio di quell’anno. A più riprese, nel 1676, nel 1683 e nel maggio dello stesso 1684, dai capitani di Bergamo erano stati modificati gli ordinamenti comunali. La rinuncia degli eletti di quell’anno era stata determinata dalla consapevolezza che le modifiche avevano portato ad una situazione di contrasto fra parti delle stesse e alla paralisi, di fatto, dell’amministrazione comunale. I due sindaci nominati dal capitano richiedevano, quindi, un intervento chiarificatore definitivo.
Nell’aprile 1685 il doge Marco Antonio Giustiniano incaricò il capitano di Bergamo di definire la questione. Si giunse, il 13 giugno 1685, alla redazione di “Ordinationi ” approvate dal senato il 15 luglio successivo, pubblicate in Piazzatorre il 25 e il 26 approvate dal consiglio generale.
Le “Ordinationi” stabilirono, tra l’altro che potevano partecipare al consiglio solo i capifamiglia “originari” o, in loro assenza, un fratello o un figlio o altro maggiorenne, sempre nel numero di uno per casa; che il consiglio, per essere valido, doveva vedere la presenza di almeno un sindaco; che le deliberazioni dovessero essere scritte immediatamente nel registro apposito; che le decisioni dovessero essere prese a maggioranza assoluta, eccettuati i casi che lo stesso consiglio avrebbe definito, nei quali la stessa sarebbe potuta essere anche più stretta; che le riunioni per l’elezione dei sindaci, uno dei quali sarebbe rimasto in carica, del tesoriere (depositario), dello scrivano, del difensore e del console, si sarebbero dovute tenere il giorno della festa del santo patrono, vale a dire il 26 luglio; che al consiglio sarebbe spettato il compito di affittare i beni comunali; che l’eventuale alienazione di beni comunali, stante l’assoluta necessità del fatto, sarebbe stata delegata al solo consiglio del 26 luglio. Venne stabilito, inoltre, che venissero tolti banchi “privati” dalla chiesa, dovendosi utilizzare i soli banchi sistemati dal comune, proprietario della chiesa. Mentre le richieste di taglio di “legni grossi” dei boschi comunali inoltrate da originari venivano accolte dai sindaci, era il consiglio a doversi pronunciare sulle analoghe richieste dei non originari (ordini di Piazzatorre sec. XVII).
A fine Settecento contava 380 abitanti (Maironi da Ponte 1776).

ultima modifica: 09/12/2003

[ Fabio Luini, Cooperativa Archimedia - Bergamo ]