comune di Malgesso sec. XIV - 1757

La località di Malgesso, della pieve di Brebbia, citata come “Malgesio” negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano, era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346).
Il territorio fece parte del feudo di Brebbia; passò poi ai Besozzo dal 1412. Alla fine del XV secolo divenne possesso dei Trivulzio e dal 1513 appartenne ai Visconti-Borromeo (Casanova 1930).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVII secolo Malgesso risultava ancora compreso nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 7-8).
Secondo le risposte ai 45 quesiti del 1751 della II giunta del censimento, Malgesso, che faceva sempre capo alla pieve di Brebbia, era infeudato al conte Giulio Visconti Borromeo Arese, cui si corrispondevano ogni anno 13 lire e 11 soldi in totale. Come maggior magistrato, si faceva riferimento al vicario del Seprio in Gallarate, senza pagamento di alcuna somma; a questa banca il console del comune prestava giuramento. Per minore ufficio era competente il podestà di Gavirate.
Il comune non aveva consiglio generale ma particolare. Il console presentaneo avvisava i capifamiglia otto giorni prima delle elezioni, passando di casa in casa. I congregati eleggevano 12 dei capi famiglia, ritenuti più abili. Il nome dei prescelti si inseriva in un cappello, da cui il console estraeva due nomi, che risultavano eletti come deputati per un anno, terminato il quale, si estraevano altri due nomi dal gruppo dei dodici, che svolgevano le funzioni di deputati per l’anno successivo, e così via fino all’esaurimento dei dodici nominativi. I deputati curavano gli affari pubblici del comune e vigilavano sulla giustizia dei pubblici riparti.
La carica di cancelliere era attribuita dal 1733 a Giovanni Battista Cotta, retribuito con la somma di 20 lire, che curava la conservazione delle scritture pubbliche, che erano depositate in un’apposita cassa.
La comunità non aveva procuratori né agenti a Milano. Le anime collettabili e non collettabili erano circa 165 (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3035, vol. D XV-XVI, Como, pieve di Brebbia, fasc. 15).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]