comune di Mezzana sec. XVI - 1757

Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVII e XVIII secolo Mezzana risultava tra le comunità censite nella pieve di Somma (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 45-46 parte I).
La comunità di Mezzana pagava nel 1633 per 26 staia e 2 quartari di sale (Oppizzone 1634).
Il territorio di Mezzana venne rappresentato in una mappa di I stazione in 18 fogli misurata dal 23/07/1722 al 7/11/1722 dal geometra Francesco Galmozzi e copiata dai disegnatori Gerolamo Donzelli, Giovanni Battista Moiola e Giuseppe Clerici (Area virtuale, MUT 95).
Secondo la “Risposta a quesiti della Real Gionta fatta da P(iet)ro Antonio Calderara cancelliere di detto comune”, il comune di Mezzana, in cui abitavano circa 380 anime, non aveva un singolo feudatario, ma era soggetto ai signori di Somma, e precisamente il conte di Castelbarco, cui pagava in contanti sette lire e quindici soldi, oltre a dieci moggia e quattro staia di avena, il marchese Gerolamo Cusani, cui versava sette moggia, la casa Modrona Visconti, che veniva retribuita con tre moggia e quattro staia sempre di avena, i marchesi Ermes e Fratelli Visconti, cui si pagavano per fitto quindici lire in contanti.
La comunità era sotto la giurisdizione del giudice regio Giuseppe Fortunato Bonacina, vicario del Seprio, abitante nel borgo di Gallarate, e del giudice ordinario o feudale, che aveva il suo ufficio nel borgo di Somma, capo di pieve, ai quali il comune non versava alcun salario. Però, quando il podestà o giudice feudale era chiamato ad assistere alle occorrenze della comunità, veniva retribuito con sette lire ogni volta, mentre i due consoli prestavano il giuramento annuale ad ambedue le rispettive banche criminali, pagando alla regia due lire e cinque soldi e alla ordinaria cinque lire.
Mezzana non aveva sotto di sé alcun comune, né si trovava aggregato ad altro comune più grande e non chiedeva di separarsi dalla sua provincia. Il comune non disponeva di un consiglio generale, ma di un consiglio particolare composto da due sindaci e due consoli, ai quali sindaci e consoli venivano affidate l’amministrazione, la vigilanza sul pubblico bene e la definizione dei riparti fiscali. Tali ufficiali venivano eletti ogni anno, mediante estrazione a sorte nella pubblica piazza.
Si sceglieva una persona per fuoco, abile per l’esercizio della funzione di sindaco o di console, e con queste si costituivano gruppi di quattro persone; ogni gruppo veniva segnato su un biglietto e i biglietti venivano estratti a sorte. Il primo biglietto estratto riportava i nominativi degli eletti che esercitavano le funzioni di sindaco e console il primo anno. Trascorso l’anno, si faceva l’estrazione a sorte fra i biglietti rimanenti e così successivamente fino al termine della rotazione.
Il cancelliere del comune abitava nel territorio di Cardano, terra poco distante. A lui erano consegnate le chiavi dell’archivio delle scritture, situato in una stanza destinata appositamente alla conservazione dei documenti e al lavoro dello stesso cancelliere, che percepiva cinquantacinque lire per lo svolgimento delle sue funzioni.
Il comune non disponeva di un procuratore (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3074, vol. D XVI, Milano, pieve di Somma, fasc. 13).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]