monastero di San Benedetto sec. XII - 1520

Monastero benedettino maschile.
Fondato fuori le mura di Crema, nel Borgo di Sotto, detto anche di Sant'Andrea.
Le origini del cenobio, tradizionalmente attribuite all'età longobarda e precisamente all'anno 589, sono state assegnate dalla storiografia locale al 1097, anno in cui Enrico conte di Bergamo e la moglie donarono "pro anima" a Montecassino una chiesa dedicata a san Benedetto, sita presso il castello di Crema e il fiume Serio, con beni e pertinenze. Questo documento non è però un atto di fondazione di un monastero, bensì un atto di dotazione di una chiesa. Probabilmente Enrico aveva restaurato o rifondato, alla fine dell'XI secolo, una chiesa dedicata a sant'Andrea, donandola nel 1097 a Montecassino e mutandone il titolo. Nel 1101 alla chiesa risulta annesso un priorato (Menant 1979, p. 34). La fondazione del cenobio risalirebbe quindi all'inizio del XII secolo: non è noto se l'iniziativa della creazione di un cenobio a fianco della chiesa sia scaturita dal conte Enrico o dalla comunità di Montecassino. Nel 1123 il monastero ottenne da Callisto II la protezione apostolica, su richiesta di Ruggero arcivescovo di Volterra, figlio del conte Enrico; il provvedimento fu confermato nel 1178 da Alessandro III (Kehr 1913, pp. 300-301). Nel primo secolo di vita il cenobio si trovò più volte coinvolto in dispute e controversie per questioni patrimoniali e giurisdizionali, quali quelle con il vescovo di Piacenza per la chiesa e i beni di Santa Maria di Ombriano nel 1155 (Kehr 1913, p. 301; Schiavini Trezzi 1981, pp. 98-99) e quella con il vescovo di Cremona per la chiesa e i beni di San Pietro di Vailate (Kehr 1913, p. 301; Schiavini Trezzi 1981, pp. 98-99). Non si hanno notizie sulla consistenza della comunità monastica e sulla vita interna del cenobio: è nota invece la presenza, all'interno del chiostro, di membri delle famiglie della feudalità locale, così come i rapporti economici e politici con le famiglie capitaneali del luogo sono molteplici (Schiavini Trezzi 1981, pp. 92-93). Per quanto riguarda lo stato patrimoniale dell'ente, i beni della chiesa di San Benedetto donati nel 1097 da Enrico e sua moglie, comprendenti fondi nelle vicinanze della chiesa, a Ricengo e in località al confine con il territorio cremonese, passarono ovviamente al cenobio; nel XII secolo alla primitiva dotazione si aggiunsero beni nel bergamasco, già pertinenti alle numerose chiese e cappelle acquisite dal monastero: le cappelle di Santa Maria e San Faustino ad Almenno, le chiese e i beni di San Pietro di Ricengo, Santa Maria di Cremosano già dipendente da San Paolo d'Argon, San Pancrazio di Campagnola, San Giorgio di Casaletto e San Pietro di Vailate, territori dove in gran parte il monastero esercitava anche la cura d'anime. Nel secolo successivo si aggiunsero beni ad Azzano, Offanengo e Trescore. La dotazione fondiaria del cenobio si andò completando tra il XII e il XIII secolo (Schiavini Trezzi 1981, pp. 83-104). Nel corso sel XIV secolo il monastero sciolse ogni rapporto di dipendenza con l'ordinario diocesano grazie ai diretti rapporti con Montecassino: nel 1344 il monastero dipendeva totalmente dall'abbazia cassinese (Zavaglio 1991, pp. 67-68). Nel 1360, il monastero pagava a Bernabò Visconti duca di Milano un censo annuo consistente nella cospicua somma di 300 lire imperiali (Zavaglio 1991, p. 69). Nel 1397 il monastero fu sottoposto al regime della commenda. Nel 1483 passò sotto il controllo della congregazione di Santa Giustina di Padova, con il consenso del comune di Crema (Zavaglio 1991, p. 70), e così fino al 1520: il 16 marzo di quell'anno, con la bolla "Ex supremae maiestatis providentia", Leone X approvò la cessione di San Benedetto ai canonici regolari lateranensi (Zavaglio 1991, p. 72; Menant 1979, p. 34).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Diana Vecchio ]