monastero di Santa Maria sec. XII - 1497

Monastero benedettino maschile. Già ritenuto una possibile fondazione cistercense (Longatti, Xeres 1990, pp. 87-88), si sarebbe invece più probabilmente organizzato "secondo la regola benedettina classica" (Martinelli Perelli 2001, p. 306).
La sua origine si colloca nell'ultimo quarto del XII secolo. Il fondatore fu Olderico, che la tradizione ha ritenuto un religioso proveniente dal monastero di San Fedele di Samolaco (Quadrio 1775-1776, II, p. 574). Questi nel 1182 comperava "ad partem ecclesie sancte Marie de Dona" un campo ad essa adiacente grazie al principale benefattore e cofondatore del monastero, Guiberto Grasso, esponente di una delle più importanti famiglie chiavennasche, i "de Ponte" (Becker 2002, pp. 203-205; reg. Fossati 1888, n. 154, p. 98).
Il 3 luglio 1185 il monastero ricevette in dono dall'imperatore Federico I un terreno ("in loco qui dicitur Ronka") e un campo vicini in segno di gratitudine verso il sopracitato Guiberto (MGH, Friderici I diplomata 1181-1190, n. 908, pp. 168-169). Un'altra conferma giunse da Enrico IV l'11 dicembre 1191 (ed. Acta Imperii, n. 189, p. 263).
Il cenobio ottenne conferma e protezione apostolica da Urbano III con privilegio dell'11 marzo 1187 diretto al fondatore Olderico, nel quale erano ricordati, oltre alla chiesa e le sue pertinenze, beni siti in Dona, Prata (Cantabene e Ronco), una terra recintata ("clausum") a San Fedele (Chiavenna), il "prato merlano" di Campodolcino, la terra "de Loteno" (oggi Lottano, frazione di Prata Camportaccio) ed il prato "de monte acuto" (ed. Fossati 1888, n. 158, pp. 101-103; Kehr 1913, p. 417; Buzzetti 1924, p. 69). Analogo documento fu emesso dal successore Gregorio VIII il 22 novembre 1187 (ed. parz. Fossati 1888, n. 160, pp. 106-107). Clemente III il 27 febbraio 1189 confermava i diritti di sepoltura nella chiesa e la libera elezione dell'abate (ed. Fossati 1888, n. 165, p. 110-111).
Riguardo al numero dei religiosi, da alcuni documenti spettanti al cenobio si apprende che nel 1216 vi erano l'abate, tre monaci e cinque conversi (ed. Martinelli 1973, n. 27, pp. 40-41) e nel 1236 l'abate, cinque monaci (dei quali due sacerdoti) ed un converso, più un inserviente e quattro donne definite "converse" del monastero (ed. Martinelli 1973, n. 30, pp. 43-44). Nel 1254 era invece attestata la presenza di cinque religiosi (ed. Martinelli 1973, n. 31, p. 45-46), come ancora nel 1316 (Martinelli 1973, n. 33, pp. 47-49).
In occasione della decima papale del 1295-1298 il cenobio, compreso nella pieve di Chiavenna, versò complessivamente nove libbre imperiali (Perelli Cippo 1976, pp. 153, 197, 243).
Dagli atti della visita pastorale del 1444 si apprende che abitavano allora nel monastero un professo ed un converso, ed era constatata l'assenza cronica dell'abate, Giovanni "de Isardis" di Treviglio (Visita Landriani 1444-1445, pp. 125-126).
Ultimo abate regolare sembrerebbe essere stato Luca da Oggiono, attestato tra 1454 e 1473, quando risiedeva in Dona malato con un solo monaco professo e due servitori (Salice 1993, p. 108) .
Nel 1474 succedeva al defunto abate Luca un commendatario, Giovanni "de Prata". La rendita dell'abbazia era stimata presso la Curia romana in ottanta fiorini d'oro "de camera" (Battioni 1997, p. 98-99, n. 77).
Il monastero era vacante nel giugno 1484, come testimonia una lettera del duca Galeazzo Maria Sforza con la quale ne era costituito economo Domenico Sabbatoni, arciprete di Sant' Eufemia di Isola. In tale missiva Santa Maria di Dona era detta "ordinis Cisterciensis sive alterius ordinis" (ed. Buzzetti 1924, pp. 105-106). Con "mandatum" di Innocenzo VIII, il 12 settembre 1486 divenne nuovo commendatario il segretario ducale Giacomo Antiquari (Merati 2000, n. 69, pp. 88-89 e n. ), che ne prese possesso tramite procuratori il 14 novembre dello stesso anno (ed. Salice 1993, pp. 116-118). Con la sua rinuncia l'Antiquari consentì la soppressione del monastero e la sua unione a quello milanese di San Pietro in Gessate, appartenente alla congregazione benedettina di Santa Giustina di Padova (poi cassinese), come fu sancito da una bolla di Alessandro VI del luglio 1497 concessa ad istanza di Ludovico Maria Sforza. In tale documento il monastero era ancora definito cistercense (ed. Puccinelli 1655, pp. 178-182).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Francesco Bustaffa ]