podestà della Valle Intelvi sec. XVI - 1757

Secondo il Conti non è certo se già nel XIII secolo risiedesse nella valle un podestà mandato da Como, o se questa dipendesse direttamente dal podestà di Como o da quello della vicina pieve di Porlezza (Conti 1896, pag. 65). Fu invece per concessione ducale che, nel XV secolo, il podestà di Porlezza estese la sua giurisdizione sulla Valle Intelvi. Ma tale concessione fu di un breve periodo in quanto, su istanza presentata da Como al duca Filippo, con decreto del 16 luglio 1419 la valle venne restituita alla giurisdizione del podestà cittadino (Conti 1896, pag. 71).
Appare invece certo come nel XVI secolo la Valle Intelvi fosse soggetta ad un proprio podestà. Egli aveva giurisdizione limitata alle cause civili non eccedenti “il valore di L. 25 terzole”, e con esclusione di quelle “di cui trattava il decreto del maggiore magistrato, le quali erano riservate al podestà di Como”. La sede della podestaria era collocata, almeno tra il XVI e il XVII secolo, in Laino. Secondo il Conti infatti nella frazione detta della Bolla “…dimorò ad un tempo il podestà intelvese e tuttora mantiensi in buono stato la casa, che fu temuto palazzo di giustizia” (Conti 1896, pag. 20). Il magistrato intelvese “… era speditissimo nelle sue incombenze: sentite le dichiarazioni degli accusatori e la difesa dell’imputato e consultato un codice in pergamena – nel quale trovavansi raccolti i regolamenti e le disposizioni vigenti – saliva sul banco delle sentenze ove, preso nella destra il bastone dell’autorità, dopo aver pronunciato con voce vibrata e con atteggiamento maestoso la frase: – Ebbene, sarà fatta giustizia – sentenziava in via inappellabile sull’oggetto di quell’udienza” (Conti 1896, pag. 82).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento di alcuni comuni della valle, emerge che ancora nel 1751 tutta la valle era soggetta al suo podestà il quale, nominato ogni due anni dal feudatario, riceveva per i suoi servigi un salario di lire 225 pagate secondo quote stabilite da tutti i comuni della valle. Egli teneva “la sua banca civile in Laino ogni settimana e l’ufficio criminale in Osteno”. In caso di assenza poteva avvalersi di un luogotenente (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3029).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Domenico Quartieri ]