ufficio della gabella magna sec. XIII - sec. XIV

La “Gabella” venne istituita durante la signoria di Uberto Pelavicino intorno al 1254 per coordinare le attività commerciali della città e stabilire per esse precise norme fiscali. Intorno alla fine del secolo XIII assunse il nome di Gabella Magna e assunse una nuova e più organizzata struttura istituzionale. In particolare aveva il monopolio del commercio del sale, controllava quello del vino e aveva il compito in generale di esigere i dazi del comune e i redditi che il comune traeva dalle comunità del distretto. (Meroni 1951; Cabrini 1992).
Fino all’anno 1290, anche dopo l’istituzione dell’Ufficio della Gabella, l’amministrazione finanziaria del comune fu gestita dai massai del comune; dopo tale anno le competenze in materia finanziaria furono trasferite quasi completamente alla Gabella e la carica di massaio del comune perse quasi del tutto la sua importanza. L’ufficio era costituito da “sapienti”, mentre i capi prendevano il nome di “abbati”. La Gabella aveva terre e case in città e nel distretto e addirittura interi borghi, come Dossolo e Monticelli d’Ongina. La Gabella aveva il compito di fissare la tariffa dei dazi delle merci che venivano introdotte o transitavano in città e regolava in generale la materia daziaria, si occupava inoltre dello sviluppo dei commerci e quindi curava anche la manutenzione di strade, porti, ponti e canali in città e nel contado.
Nel 1295, data dalla quale gli atti dell’ufficio sono conservati con regolarità, vi erano quaranta sapienti, dieci per porta, compresi i quattro abati che li presiedevano e che venivano cambiati ogni settimana.Tutti insieme formavano il consiglio della Gabella, che si riuniva in un palazzo situato nella piazza del comune, dietro il battistero, adiacente al palazzo vescovile, e faceva “riformazioni” e “provvisioni” nelle materie di sua competenza. Per rendere più facile il disbrigo del lavoro i sapienti si dividevano in “coble” o squadre: alcuni rimanevano sempre presso il palazzo della Gabella; altri sorvegliavano, stando presso il ponte sul Po, porta San Luca e porta Ognissanti, il traffico delle merci in entrata e in uscita dalla città; altri ancora stavano al “Bollettino”, l’ufficio nel quale si custodiva il sigillo della Gabella, si rilasciavano lettere di porto, patenti d’esercizio, licenze, documenti designati tutti genericamente bollette e si svolgevano altre mansioni di cancelleria. Alla Gabella erano addetti numerosi notai: uno all’ufficio principale, altri tre al ponte sul Po, a porta San Luca e porta Ognissanti; altri presso i depositi o spacci del sale. Accanto ai notai operavano altri ufficiali minori, come i massai incaricati della riscossione del denaro (in genere frati umiliati), pesatori, messi, guardie, cavalieri, nominati dal consiglio della Gabella.
Nel 1308 il numero dei sapienti fu ridotto a 24 e l’ufficio fu sottoposto al controllo di quattro massai generali detti del Comune, Gabella e “Blava” ai quali fu affidata la custodia di tutto il denaro pubblico, eletti nel Consiglio generale della città. Ad essi spettò inizialmente l’elezione dei massai particolari e degli altri ufficiali in precedenza nominati dal consiglio della Gabella, successivamente questo potere, eccezion fatta per i pesatori, fu affidato al consiglio degli Ottocento o della Caravana che nominava anche i notai dell’ufficio. Dopo il 1310, con la fine del dominio guelfo e il succedersi di dominazioni signorili sulla città, l’ufficio perse la sua autonomia ed indipendenza e l’amministrazione finanziaria fu gestita da vicari di nomina signorile. (Astegiano 1895-1898, II, pp. 367-376)

ultima modifica: 19/01/2005

[ Valeria Leoni ]