vicinie sec. XII - 1797

Alla fine del XII secolo risale l’organizzazione in viciniae che, data la mancanza di un forte potere ecclesiastico e la presenza d’altro canto di famiglie importanti, alcune delle quali di antica tradizione feudale, presero il nome dai gruppi parentali invece che dalle chiese cittadine (Albini 1974; Albini 1988). A capo di ciascuna vicinia vi era un console minore, le cui funzioni non sono sufficientemente testimoniate, ma che aveva sicuramente il compito di guidare le truppe nella difesa delle mura. Le vicinie cittadine erano raggrupate nei quattro comuni di porta, quindi nei comuni di Porta Ombriano, Porta Pianengo, Porta Ripalta e Porta Serio, come risulta anche da un importante documento, datato 9 aprile 1361, che contiene il testo di una convenzione per la manutenzione, il rifacimento e il miglioramento di vie, ponti e strade del territorio cremasco (Albini 1974; Albini 1988). Tale suddivisione perdurò per tutto l’antico regime e nell’estimo veneto del 1685 la vicinie della città risultano raggruppate secondo le seguenti porte: Porta d’Ombriano, Porta di Ripalta, Porta di Serio e Porta Nuova (Estimo di Crema e territorio, 1685).
Nel XVI secolo ciascuna vicinia eleggeva un console (Statuti di Crema 1536, cc. 5, 33-35; Albini 1974).
L’ordinamento della vicinia quale istituzione territoriale cittadina costituisce anche nel caso di Crema un ponte diretto tra l’organizzazione urbana precomunale e quella del comune: fu conservata dal comune per scopi organizzativi di vario genere, da quello militare, a quelli di assistenza, di culto, di ordine pubblico, di sorveglianza notturna, oltre che per scopi fiscali. Anche i lavori per la ricostruzione delle mura nel 1185 furono organizzati suddividendo le spese per vicinie; la vicinia basava il suo funzionamento per lo più su norme consuetudinarie: e questo spiega l’assenza di capitoli che la riguardano negli statuti municipali, nonostante fosse nel Quattrocento pienamente operante e tra l’altro titolare di patrimonio immobiliare (Storti Storchi 1988).
Claudia Storti Storchi menzionatra l’altro, citando lo storico cremasco Pietro da Terno, l’esistenza dello statuto del 14 agosto 1262 della vicinia cittadina di Rivolta (ma più probabilmente si tratto dello statuto del comune di porta Rivolta), uno dei pochissimi esempi di cui ci è giunta notizia relativi ai centri urbani lombardi (Storti Storchi 1988; Da Terno 1964).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Valeria Leoni ]