ufficio del Naviglio sec. XIV - 1786

La costruzione del Naviglio Civico iniziò nel 1337, quando Azzone Visconti concesse alla città di poter derivare un ramo d’acqua dall’Oglio per poter irrigare il territorio cremonese. Il Naviglio attraversa i territori dei comuni di Calcio, Fontanella, Romanengo, Ticengo, Cumignano, Trigolo, Genivolta, Casalmorano, Casalbuttano, San Martino e Tredossi e giunge infine a Cremona. Il primo corpus di norme organiche relative all’amministrazione del Naviglio furono emanate dai deputati del mese della città di Cremona nel 1394: in esse si parla di sei deputati nominati annualmente dai deputati del mese della città di Cremona e ai quali era affidata la manuntenzione e la cura del Naviglio. L’ufficio dovette godere fin dall’inizio di ampia autonomia amministrativa, se esso, unico tra gli uffici comunali, già nel Quattrocento godeva del privilegio di poter riscuotere direttamente le multe da esso imposte.
Le Provisiones definitive dell’ufficio furono emanate in età spagnola nel 1551. In esse si prescriveva che l’ufficio fosse amministrato da sei prefetti o deputati, di cui quattro dovevano essere utilizzatori delle acque del Naviglio, e da un commissario, eletti dal consiglio generale, ai quali erano riconosciuti pieni poteri per gli affari concernenti il Naviglio e, fino al 1568 quando fu istituito l’ufficio degli Argini e Dugali, le acque, i ponti, le chiuse e gli argini di tutto il territorio cremonese. I prefetti, tra i quali uno doveva essere giurisperito del Collegio dei giudici, e il commissario rimanevano in carica un biennio; solo quattro dei prefetti erano eletti ex novo, altri due erano invece nominati tra i prefetti uscenti. Il commissario poteva essere nominato anche tra i prefetti uscenti ed era tenuto prima di entrare in carica a prestare giuramento. Dell’ufficio del Naviglio facevano inoltre parte il cancelliere, notaio collegiato di Cremona, con il compito di redigere i verbali delle congregazioni dei prefetti e del commissario e gli atti dell’ufficio e di conservare le scritture e il tesoriere, che poteva essere lo stesso tesoriere del Comune, che riscuoteva le multe.
Il commissario e i prefetti eleggevano il custode delle porte del Naviglio e quattro campari per un biennio. In caso di necessità potevano essere nominati un architetto e un ingegnere.
Per provvedere alle spese di manutenzione e agli stipendi dei dipendenti dall’Ufficio, veniva imposta ogni anno una tassa sull’acqua prelevata da Naviglio. Nei primi mesi di ogni anno il commissario doveva effettuare, insieme a due prefetti, una visita di ispezione a tutto il corso del Naviglio. In seguito ai rilievi fatti durante la visita, in sede di congregazione, i prefetti e il commissario decidevano gli interventi di manutenzione da effettuare, valutavano la spesa e stabilivano l’ammontare della tassa, suddivisa poi tra tutti gli interessati alle acque del Naviglio e notificata con pubblico bando. Il commissario doveva inoltre ispezionare, almeno una volta al mese, in compagnia del cancelliere o del camparo, il Naviglio per rilevare eventuali infrazioni degli utenti o negligenze dei campari; nel periodo delle irrigazioni gli interventi di ispezione erano più frequenti e svolti anche dai deputati.
Il commissario aveva anche poteri giurisdizionali per la materia di compenza dell’ufficio; le sue sentenze erano inappellabili, per divenire esecutive, tuttavia , dovevano essere comunicate al podestà.
L’operato del commissario e degli altri componenti dell’Ufficio era soggetto a sindacato (Statuti 1578, pp. 280-288; Meroni 1951, pp. 81-84; Bellabarba 1986, pp. 56-63; Pizzocaro 1994; Petracco 1998, pp. 3-9).
Nel 1786 le sue competenze passarono al dipartimento IV dellla Congregazione municipale.

ultima modifica: 19/01/2005

[ Valeria Leoni ]