comune di Annone sec. XIV - 1757

Comune del Monte di Brianza, appartenne alla pieve di Oggiono.
Il toponimo è citato nell’anno 880 (Manaresi 1955-1960, n. 8; ASMi, Museo diplomatico, n. 144; CDL, n. 296; Vismara 1979).
Nel 1162 l’imperatore Federico I concesse all’abate di Civate un diploma che confermava i possessi dell’abbazia, anche quelli acquisiti per feudo e per contratto con privati, e interdiceva a tutti ogni ingerenza e potestà sulle cose e uomini dell’abbazia: tra i beni e le località era elencata Annone (da intendersi non come l’intero villaggio, ma come più o meno vasti poderi nel territorio della località) (Bognetti, Marcora 1957).
Negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano era compreso, nella pieve di Oggiono, come “el locho da Anono” (Stella, Farina 1992).
Nel 1411, con la conferma delle immunità ed esenzioni ai ghibellini “Montis Brianzie partium nostrarum Martexane superioris” concesse già da Bernabò Visconti, e nell’atto di giuramento prestato il 10 luglio 1412 al duca di Milano Filippo Maria Visconti, venivano nominati “omnia communia Montisbriantie contrate Martesane”, tra cui Annone (Beretta 1972).
Negli estimi del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti fino al XVII secolo, Annone risulta elencata tra le comunità della pieve di Oggiono (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano).
In un prospetto comprendente tutte “le terre del ducato di Milano et altre con esse tassate per le stara di sale”, risalente al 1572 (Terre Ducato di Milano, 1572), era compresa anche Annone.
Dalle risposte fornite nel 1751 ai 45 quesiti della real giunta del censimento, si desume che a quel tempo la comunità di Annone, compresa nella pieve di Oggiono – già infeudata con le comunità delle pievi di Garlate e Oggiono nel 1538 a Giovanni Agostino d’Adda (Casanova 1904) – non era infeudata e pagava ogni quindici anni lire 105.1.6 per la redenzione dal feudo. Non vi risiedeva iusdicente nè regio nè feudale; riconosceva “li giudici di Milano” e il console era solito prestare giuramento presso la banca criminale del capitano di giustizia di Milano.
Per quanto riguarda gli organi e gli aspetti della vita amministrativa, la comunità, che aveva allora circa 600 abitanti, era retta da deputati, console e cancelliere; i deputati sottoscrivevano i reparti compilati dal cancelliere: per un certo periodo erano stati sottoscritti dagli agenti dei primi estimati dopo che erano stati pubblicamente letti; non avendo la comunità archivio le “poche” scritture della comunità erano tenute dal cancelliere, che aveva un salario annuo di lire 50; l’incarico di esattore si appaltava al migliore offerente (Risposte ai 45 quesiti, 1751, Annone).

ultima modifica: 12/06/2006

[ Saverio Almini ]