consiglio generale sec. XIV - 1757

Ogni anno, ordinariamente nel mese di maggio, come si apprende dalle norme consuetudinarie sul governo della Valsassina raccolte dal sindaco provinciale Michel’Angelo Manzone nel XVIII secolo e dalle risposte fornite ai 45 quesiti della real giunta del censimento nel 1751, si riuniva ad Introbio, nella sala maggiore del palazzo pretorio, il consiglio generale della Valsassina, al quale assistevano il podestà, sedente a mano destra, e il sindaco provinciale, sedente a mano sinistra. Partecipavano al consiglio generale i sindaci generali e i consiglieri, deputati dalle terre componenti le squadre della valle. Le disposizioni e determinazioni date nel consiglio avevano valore universale per tutta la Valsassina, non avendo il consiglio limitazioni d’autorità nelle proprie decisioni.
In sede di consiglio si davano in primo luogo i conti degli esattori generali, esaminati dal ragionatto generale, che era salariato dalla comunità della Valsassina; si passava poi all’elezione dei nuovi sindaci generali, che, una volta eletti, nello stesso consiglio prestavano giuramento; infine, erano citati a comparire e a fare le loro difese tutti i rei di pene statutarie (a chi compariva era solito condonarsi la metà della pena), facendone poi le condanne.
Oltre ai sindaci generali, ogni anno il consiglio generale eleggeva dodici consiglieri tra “i principali e più assennati deputati”, che, con i sindaci generali e il ragionatto (e insieme al podestà) formavano la congregazione.
Incombenze del consiglio e dei sindaci generali erano, tra l’altro, stabilire il calmiere del pane, provvedere alla riparazione, manutenzione e pulizia delle strade, controllare i pesi e le misure (la bollatura, a norma degli statuti, era compito di un bollatore pubblico eletto dalla comunità), disporre i pagamenti a favore del podestà e fanti, pagare le taglie per le fiere uccise.

ultima modifica: 12/06/2006

[ Saverio Almini ]