comune di Castel Goffredo sec. XIV - 1784

La prima testimonianza dell’organizzazione della comunità di Castel Goffredo, con un “consilio comunis”, un “ministerialis”, un “masario” e un “notario”, è una procura notarile del 1337, data a tre rappresentanti del comune per l’accettazione della giurisdizione del comune di Mantova sul territorio castellano (Berselli 1978). In questa occasione Castel Goffredo usciva dal distretto bresciano e veniva unito per la prima volta a quello mantovano. Questa situazione permaneva per poco più di un decennio, dopo di che Castel Goffredo veniva ricongiunto al territorio bresciano, come testimonia l’estimo visconteo del 1385, che lo poneva nella “quadra de Monteclaro et de Castro Zuffredo” (Valentini 1898). Dal 1404 Castel Goffredo, riunito momentaneamente allo stato gonzaghesco, ne veniva in seguito disaggregato, subendo le alterne fortune dei Visconti, dei Malatesta, dei Gonzaga e della Repubblica di Venezia, la cui dominazione si protrasse tra il 1439 e il 1441 e durante la quale vennero concessi alla comunità diversi privilegi. Nel 1441 (pace di Cremona del 20 novembre 1441, detta anche pace di Cavriana), Castel Goffredo veniva definitivamente riunito allo stato gonzaghesco. Come territorio di nuova acquisizione e rientrando fra quei possedimenti che costituivano il cosiddetto “mantovano nuovo”, Castel Goffredo, dotato di autonomia statutaria, venne assegnato alternativamente al ramo principale e alle linee cadette dei Gonzaga, divenendo sede di marchesato nel sec. XVI, e fu reintegrato nel ducato mantovano agli inizi del seicento. Circa la giurisdizione amministrativa a cui era soggetto, nel 1750 per il piano de’ tribunali ed uffici della città e ducato di Mantova (piano 15 marzo 1750), Castel Goffredo era sede di pretura, come nel 1772, in seguito al piano delle preture mantovane (piano 4 febbraio 1772), ovvero come nel 1782, dopo il compartimento territoriale delle preture dello stato di Mantova (nuovo piano 22 gennaio 1782), quando compariva Castel Goffredo con Bocchere.
Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, nel 1775 lo “stato totale delle anime” della comunità di Castel Goffredo era “di 3.000 circa e di queste ve ne sono 600 circa di collettabili (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).
Sempre dalle risposte ai 47 quesiti, la comunità di Castel Goffredo possedeva quattro mulini e una macina da olio, due “abitazioni ad uso di osteria”, la casa del “pubblico pistore”, la “sala … per le unioni del consiglio” della comunità, e diverse altre case e palazzi usate dai funzionari comunitativi o sedi del macello, della spezieria, del monte di pietà e delle prigioni. Aveva diverse “pezze di terra allivellate o sia date ad invesitura parte affrancabili e parte perpetue a diversi particolari”, oltre a crediti e capitali attivi. Possedeva ancora il monte di pietà, il “gius dell’acqua del vaso Gambino”, il “gius privativo” della specieria e il diritto di mercato settimanale e della fiera annuale (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).
Durante il sec. XVI l’organizzazione della comunità appariva ordinata in organi ed uffici, caratterizzati da denominazioni e competenze non sistematicamente definite. L’autogoverno comunitario si esprimeva in organi collegiali come la vicinia, il consiglio generale, detto anche consiglio grosso e composto da trenta membri, il consiglio speciale, formato da ventuno membri, e in magistrature individuali, come i ragionati, il massaro, il notaio, il ministeriale, i sindaci e i procuratori, gli estimatori dei danni, i dugalieri e gli anziani (Bonfiglio 1922; Berselli 1978). A partire dal seicento l’organizzazione della comunità, il cui territorio risultava diviso in cinque quartieri (Borgo, Picaloca, Povino, Poncarali, Selvole), si trasformava e scomparivano il consiglio generale e il consiglio speciale, sostituiti dal “consilio comunis et hominum Castrigufredi”, variavano le competenze della vicinia e si definivano meglio le funzioni delle altre magistrature. Accanto ai principali organi della comunità, vicinia, consiglio, vi erano altre magistrature di nomina consigliare, ad essi subordinati, come i ragionati o reggenti, il massaro, incaricato dell’esazione delle entrate e del pagamento delle spese comunitative “ed in genere del maneggio del danaro”, o come i dugalieri, chiamati anche consoli o anziani. Vi erano inoltre i campari, uno per quartiere, che erano preposti alla sorveglianza delle campagne, con il compito di denunciare i danni campestri agli estimatori dei danni, due per quartiere, che quantificavano in denaro la perdita. I due sindaci in veste di procuratori legali, rappresentavano gli interessi legali della comunità. Altre cariche comunitative erano quelle del cancelliere, responsabile tra l’altro della conservazione dell’archivio comunitativo e quello dei “rogiti dei defunti notari”, dei quattro ministeriali o borovari, banditori degli ordini e delle gride, con compiti anche di pubblico ufficiale di giustizia, del pesatore pubblico e dei cavalieri di piazza, detti anche deputati all’annona o alle vettovaglie. Il governo della comunità esercitava il controllo sulla gestione della spezieria comunitaiva e del monte di pietà mediante la nomina rispettivamente dei deputati alla specieria e dei deputati al sacro monte di pietà. Dal 1774 questa organizzazione della comunità veniva modificata da una serie di disposizioni che ne mutavano profondamente l’assetto istituzionale ed organizzativo, introducendo nuove norme relative alle competenze della vicinia, che viene uniformata al “mantovano vecchio”, stabilendo le modalità per distribuire ai reggenti “le incombenze comunitative”, e precisando le incombenze contabili del ragionato e del massoro (Inventario 1995).
Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, si sa che la comunità riconoseva un annuo onorario al pretore, al barigello e fanti, al tenente di campagna di Mantova, al procuratore in Mantova, al corriere, ai deputati per la nota ossia descrizione delle teste collettabili, al torregiano, al levamantici, al “tappeziere” della chiesa parrocchiale, al maestro di scuola, all’organista (Risposte ai 47 quesiti, 1772-1777).

ultima modifica: 01/12/2006

[ Giancarlo Cobelli ]