comune di Arconate sec. XIII - 1757

L’esistenza di un ordinamento comunale è testimoniata da un documento datato 20 febbraio 1264, trascritto negli “Atti del Comune di Milano”, in cui Arconate è citato come comune ed è segnalata la presenza del console (Baroni 1987).
Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” Arconate risulta incluso nella pieve di Dairago e viene elencato tra le località cui spetta la manutenzione della “strata da Sancto Petro a l’Olmo” come “el locho da Archonà” (Compartizione delle fagie 1346).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e nei successivi aggiornamenti del XVII secolo Arconate risulta ancora compreso nella medesima pieve (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cart. 14 e 15).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che la comunità di Arconate era divisa amministrativamente e fiscalmente in due “comunetti” denominati uno “Maggiore” (Arconate), l’altro “Minore” e contava complessivamente 579 anime. Entrambi privi di consiglio tali “comunetti” erano amministrati rispettivamente da due sindaci ed un console e da un sindaco ed un console, i quali, eletti ogni anno “a sorte ponendo li biglietti per estrazione solo delli massari”, senza l’assenso degli agenti dei maggiori estimati di entrambe le comunità non potevano assolvere alle funzioni esecutive di conservazione del patrimonio pubblico loro delegate.
I due comunetti erano però assistiti da un unico cancelliere, residente in Milano, addetto alla compilazione dei riparti ed alla loro custodia, presso la propria abitazione; le altre scritture pubbliche venivano invece affidate alternativamente alla cura dell’agente di uno dei due feudatari; unico era anche l’esattore eletto a pubblico incanto dai capi di casa di entrambe i “comuni” (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3072).
A metà del XVIII secolo i “due comuni”, infeudati dal 1538 “sotto il titolo del feudo di Dairago” e rinfeudati separatamente nel 1677 (Casanova 1930), erano assistiti da due podestà feudali entrambi residenti in Milano ed erano sottoposti anche alla giurisdizione del vicario del Seprio, presso la cui banca criminale di Gallarate i due consoli, in quanto tutori dell’ordine pubblico, erano tenuti ogni anno a prestare l’ordinario giuramento (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3072).

ultima modifica: 13/10/2003

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