provincia ecclesiastica di Milano sec. IV - [1989]

L’evoluzione di Milano in metropoli ecclesiastica trova fondamento in alcuni rilievi di ordine amministrativo e civile assunti dalla città nel contesto dell’impero romano del III secolo. Sei diocesi civili (Macedonia, Dacia, Pannonia, Italia annonaria, Italia suburbicaria, Africa) costituirono la prefettura illirico-italiciana-africana della quale stava a capo il prefetto d’Italia. Milano era capo della regione XI e presideva all’intera diocesi italiciana annonaria la quale raggiungeva a ponente Augusta Praetoria (Aosta) e la relativa valle, mentre a est e a nord comprendeva oltre alla Venezia-Istria la Rezia, dal V secolo divisa in Rezia Prima con capitale Coira e in Rezia Secunda. Questa preminenza di Milano contribuì a renderla fra le sedi metropolitane ecclesiastiche del nord Italia la prima in ordine di tempo, sotto la guida del vescovo Ambrogio. Esistono indizi che fanno ritenere credibile già esistente nella prima metà del IV secolo una primazia giurisdizionale del vescovo di Milano sulla regione. All’epoca di Ambrogio appartenevano alla giurisdizione metropolitica ecclesiastica milanese la regione IX Alpes Cotiae, la XI Liguria, l’VIII Flaminia-Aemilia. Ambrogio esercitò probabilmente la sua giurisdizione anche sui territori della regione X Venetia et Histriae rientravano nei confini anche la Rezia e l’Illirico occidentale. Nel corso del IV secolo la sede episcopale di Aquileia venne eretta a metropoli ecclesiastica della regione X Venetia-Histria. Le sottoscrizioni dei partecipanti al concilio provinciale milanese del 451 rivelano che si erano sciolti dai vincoli metropolitici con Milano i vescovi della Flaminia, dell’Emila sud-orientale, della Venezia e dell’Istria che ebbero come metropoli Aquileia, tra le quali Concordia, Tolmezzo, Altino, Padova, Trento, Verona. Come suffragenei di Milano figuravano allora i vescovi di Reggio Emilia, Piacenza, Brescello, Tortona, Pavia, Ivrea, Torino, Aosta, Lodi, Como, Coira, Genova, Asti, Novara, Cremona, Brescia, Vercelli, Albenga, Bergamo. Rispetto al concilio metropolitico di Aquileia del 381 si erano legate a Ravenna Voghenza, Imola, Modena, Forlì, Faenza, Bologna, Parma. Dopo l’invasione longobarda, la diocesi di Como si staccò dalla metropoli, in anni compresi tra il 599 e il 606, legandosi al metropolita tricapitolino di Aquileia; direttamente causato dallo scontro tra Longobardi e Franchi fu il distacco delle valli alpine della Tarantasia, Moriana, Susa e Lanzo appartenenti fino ad allora alla diocesi di Torino, aggregate dapprima alla diocesi di Vienne e intorno al 774 a Saint-Jean-de-Maurienne. Dalle sottoscrizioni al concilio provinciale del 679 si desume che come suffraganei di Milano figuravano Bergamo, Lodi, Pavia, Acqui, Cremona, Novara, Ivrea, Genova, Brescia, Tortona, Asti, Vado (poi Savona), Albenga, Vercelli, Torino, Ventimiglia; due vescovi assenti ma ancora dipendenti dalla metropoli: Aosta perché soggetta ai Franchi e Coira perché indipendente dai Longobardi. ReggioEmilia e Piacenza erano passate a Ravenna, come Brescello, estinta all’inizio del VII secolo quando fu assorbita da Parma. Nei quattro secoli intercorsi tra i concili provinciali del 679 e del 1098 furono relativamente poche le oscillazioni territoriali della giurisdizione metropolitica milanese, se si esclude l’emancipazione di Pavia conseguente all’affermazione del ruolo politico della città sotto il dominio longobardo, e il definitivo distacco di Coira, passata verso l’847 alla metropoli di Magonza, e di Aosta, passata alla metropoli transalpina della Tarantasia tra il 794 e l’811. Per il quarantennio 985-1028 la diocesi di Alba rimase conglobata con quella di Asti. Quasi contemporaneamente, nel 1024, nacque la diocesi di Bobbio, il cui territorio fu stralciato da quello di Tortona. Verso il 1033, infine, tornarono a Torino le valli di Susa e di Lanzo. Con bolla 11 marzo 1113 il papa concesse il pallio al vescovo di Genova cosicché la città venne elevata alla dignità arcivescovile e stralciata dalla metropoli milanese. Con decreto di Alessandro III del 1161 le due diocesi di Albenga (che oppose però forti resistenze e nel 1287 partecipò con il proprio vescovo al secondo sinodo milanese tenuto dall’arcivescovo Ottone Visconti) e Bobbio vengono sottratte alla metropoli di Milano per diventare suffraganee di Genova. Nel 1175 fu eretta la nuova diocesi di Alessandria, resa suffraganea di Milano, con territorio stralciato da Acqui. Le due diocesi, viste le resistenze dei diocesani di Acqui, furono unite tra loro. La questione fu risolta solo nel 1240 quando il papa Gregorio IX sciolse l’unione delle due diocesi, ma Alessandria rimase senza vescovo. Solo nei primi anni del XV secolo papa Innocenzo VII riorganizzò la diocesi alessandrina staccandola definitivamente da Acqui. Subordinato ai dissidi esistenti tra i rispettivi comuni è il contrasto sorto tra la metropolitica Milano e la diocesi di Cremona tra il 1211 (quando la diocesi di Cremona è dal papa sottratta a Milano) e il 1229 quando l’arcivescovo milanese riceve giuramento dal vescovo cremonese Omobono. Nel 1249 venne retta la diocesi di Noli, con territorio della diocesi di Vado Ligure: unita dapprima a Brugnato in Liguria divenne autonoma e diretta suffraganea di Genova nel 1245. La vicenda più notevole che interessò il territorio metropolitico milanese nel secolo XIV fu l’erezione di Mondovì, chiamata in antico Mons Regalis, in diocesi indipendente, con terriorio smembrato da Asti. L’iniziativa risale a pontefice Urbano VI il quale pubblicò a Perugia l’8 giugno 1388 la bolla “Salvator Noster” per elevare alla dignità di cattedrale la chiesa di San Donato che era il tempio principale di Mondovì, contemporaneamente Mondovì venne insignita del titolo di città. Nel 1474 la chiesa di Sant’Evasio di Casale fu eretta in cattedrale e la nuova diocesi divenne suffraganea di Milano, su richiesta dei marchesi di Monferrato, con località tolte a Vercelli e Asti.
Due bolle pontificie del 21 maggio 1515 decretavano l’elezione di Torino alla dignità di metropoli ecclesiastica e l’assegnazione come diocesi suffraganee di Ivrea e Mondovì. Con bolla del 16 marzo 1530 venne eretta come suffraganea di Milano la diocesi di Vigevano e nel 1579, Crema con bolla dell’11 aprile 1579 di Gregorio XIII, conglobando porzioni di Cremona, Piacenza, Lodi, o che nel 1582 passò alla recente metropoli di Bologna. Saluzzo era stata eretta in sede vescovile direttamente dipendente dalla Santa Sede nel 1511, stralciandone il territorio dalle diocesi di Torino e Alba.
L’elenco delle diocesi suffraganee fu di nuovo precisato quando l’arcivescovo Carlo Borromeo si accinse a convocare il suo primo concilio provinciale nel 1565: Acqui, Alba, Alessandria, Asti, Bergamo, Brescia, Casale, Cremona, Lodi, Novara, Savona, Tortona, Ventimiglia, Vercelli, Vigevano.
Fino alla seconda metà del XVIII non si verificarono mutamenti nella circoscrizione della provincia ecclesiastica. Nel 1772 era stata stralciata dal territorio diocesano di Vercelli la nuova diocesi di Biella, assegnata come suffraganea a Torino. Nel 1789 la diocesi di Como venne riportata nella provincia milanese, dopo che dal 1751 era stata suffraganea del nuovo arcivescovado di Gorizia.
Nel periodo napoleonico i mutamenti giurisdizionali e territoriali si succedettero in modo rilevante. Con bolla 1 giugno 1803 Pio VII prescrisse modifiche alla ripartizione territoriale ecclesiastica. Le sedi episcopali del Piemone vennero ridotte a sette: Acqui, Casale, Ivrea, Mondovì, Saluzzo, Vercelli, tutte divenute suffraganee dell’arcidiocesi di Torino; tornarono invece a Milano Crema e Pavia. Nel 1806 con la bolla del 5 aprile proseguì lo smembramento della provincia milanese con l’assegnazione della diocesi di Savona a Genova e di Ventimiglia ad Aix-en-Provence. Nel concordato tra la Santa Sede e la repubblica francese del settembre 1803 ratificato il 2 dicembre risultavano soggette alla giurisdizione metropolitica di Milano le diocesi di Brescia, Bergamo, Pavia, Como, Crema, Novara, Vigevano, Cremona, Lodi.
Dopo la Restaurazione, con bolla 26 novembre 1817 del papa Pio VII furono assoggettate alla metropoli di Vercelli (eretta a nuova sede con bolla del 17 agosto 1817) le due diocesi di Novara e Vigevano, con l’annessione di quelle parrocchie fino ad allora milanesi e pavesi il cui territorio si trovava nei confini dello stato sabaudo.
Dalla bolla “Paternae Charitatis” del 16 novembre 1819 Pio VII risultano nel regno lombardo-veneto le due sedi metropolitiche di Milano e Venezia; suffraganee della prima le diocesi di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lodi, Mantova e Pavia (per quest’ultime la dipendenza divenne effettiva nel 1821).
Con la bolla “Romani Pontificis” di papa Gregorio XVI del 5 novembre 1835 la diocesi di Crema veniva staccata dalla dipendenza metropolitica di Bologna e resa dipendenta da Milano.
Con bolla “Ad universam” del 7 settembre 1883 venne eretta la nuova diocesi di Lugano nel territorio del Canton Ticino, con territori stralciati dalle diocesi di Milano e Como; la nuova chiesa cattedrale fu nominalmente considerata amministrazione apostolica con carattere vescovile e unita a Basilea. Fu la bolla 18 marzo 1971 di Paolo VI che riconobbe piena autonomia alla diocesi ticinese.
L’attuale assetto della provincia, coincidente con la Regione ecclesiastica della Lombardia, è stato dato dal passaggio della diocesi di Vigevano alla metropoli milanese. La Sacra Congregazione per i vescovi e per il governo delle diocesi, chiesto il parere delle interessate Conferenze episcopali e in seguito all’approvazione del papa Paolo VI, ha emesso il decreto del 17 luglio 1974 in base al quale la diocesi di Vigevano è stata appunto sottomessa al diritto metropolitico dell’arcivescovo di Milano (Vigotti 1981).

ultima modifica: 04/01/2007

[ Saverio Almini ]