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1116. Francesco Sforza a Bartolomeo Ricardi 1452 novembre 10 "apud Calvisanum".

Francesco Sforza comunica a Bartolomeo Ricardi di non poter attenersi alla disposizione di godere dei frutti della possessione di Giacomino da Villanova e nipoti, perché ad un attento esame dei detti capitoli, la concessione fatta non poteva essere senza violazione della giustizia. Fidando nel senso di giustizia di Bartolomeo, il duca gli consiglia di accordarsi con zio e nipoti per i frutti dell'anno in corso, tralasciando i frutti degli anni successivi, nella fiducia che il duca in qualche modo vi supplirà.

Domino Bartholomeo de Ricardis.
A questi dì passati, a vostra rechiesta, desiderosi fare cosa vi piacesse, vi concedessemo voluntera li fructi deli beni de Iacomino da Villanova et suoy nepoti, credendo nuy de poterlo fare vigore capitulorum senza iniuria d'alcuno, maxime che siando voy stato a fare dicti capituli, credevamo che ne facissiveno la rechiesta como de cosa potessemo disponere como volesemo de ragione; nunc autem, havendo nuy più maturamente facto vedere dicti capituli, trovamo che, secondo la dispositione d'essi, non possimo, salva iusticia et honore nostro, havervi facta quella concessione.
Il perchè, havendove sempre conoscuto de bona equanimità et driteza et anche amantissimo del'honore nostro, serisemo contenti, et anchi vi confortiamo per nostro descaricho, che voliate considerare el facto nostro et quanto ce desdeceria el fare expressa iniuria ad alcuno, et deinde vedere et tentare d'essere d'acordio cum li dicti Iacomino et nepoti per li fructi de questo anno a cavarne per via d'acordio quello poteriti, et per l'anni a venire lassargeli a loro, certificandovi che per altra via provederimo al facto vostro in modo che, merito, ve contentariti. Et quando non potessimo fare quanto saria la intentione nostra integramente, ne sforzarimo fare cosa per la quale restareti contento, et circa questo intenderiti el nostro locotenente lì et gli crederiti in questa materia quanto faresti ad nuy proprii. Ex Calvisano, x novembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.