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2169. Francesco Sforza al commissario di Tortona, a Ludovico da Bologna e ad Antonio da Fabriano 1453 giugno 28 "apud Senigam".

Francesco Sforza scrive al commissario di Tortona, a Ludovico da Bologna e ad Antonio da Fabriano per il pagamento di Graziolo. A Pietro rimprovera uno scarso rispetto per le esigenze ducali. Il duca vuole che i tre vadano dal vescovo e lo ammoniscano che se le cose van bene per il duca, altrettanto positivamente andranno per il vescovo, e del pari avverrà in caso contrario. Infine impone il ricorso alla via esecutiva perché Graziolo sia soddisfatto da quelli del Vescovo, di Viguzzolo e di Pontecurone.

Comissario Terdone, Ludovicho de Bononia et Antonio de Fabriano.
Sapeti, per quante nostre ve havemo scripto et importunati circh'al facto dello spazamento de Gratiolo da Vincenza, nostro conestabile, et fin qui, per cosa che intendiamo, vuy siati deportato tanto fredamente quanto dire se potesse, in modo che del suo spazamento ha havuto molto poco, et se grava et lamenta de ti, Petro, dela poca solicitudine et cura che tu gli use, dela qual cosa se maravigliamo et dolimo grandamente, perché, havendone scrito per questo facto tante volte, como havemo scripto, ne deveresti havere pure inteso. Il perché, considerato che al spazamento d'esso Gratiolo non havemo altra via né aptitudine per lo excessivo peso che se retrovamo havere ale spalle dele gente d'arme, volemo che, havuta questa, provediati et fati con effecto, et per (a) via de executione, et per ogni altro modo che ve parerà contra caduno, et sia et habia nome como voglia, non havendo reguardo ad niuno se non ad nuy, che esso Gratiolo habia prestissimo el suo spazamento et che non sia menato più ala longa, perché non poressevo farne cosa più grave et molesta. Et ti, Petro, vogli havere altro respecto al facto nostro che ad quello (b) che se sia, facendo per modo et via che dicto Gratiolo non habia casone de remandare più da nuy per questo, né che ad nuy bisogne de scrivere. Et insuper volemo che ve retrovati con monsignore messer vescovo et dirgli como per altre gli havemo scripto ch'el voglia meglio et fare più extima et capitale del facto nostro che de quatro o cinque suoi villani, perché può et deve essere certissimo che, se nuy vincemo et el facto nostro vada bene, como speramo debia andare, luy non porrà stare se non bene et meglio; se anderà altramente, deve anchora credere ch'el non starà se non male et pegio. Siché, conclusive fareti ogni executione contra quelli del prefato vescovo, quelli da Vigizolo et Pontecorono et contra cadauno altro, perché puoi ch'el non el vogliono fare de bona voglia, volimo ch'el fazano per forza. Data apud Senigam, die xxviii iunii 1453.
Persanctes.

(a) per ripetuto.
(b) Segue cosa depennato.