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1174. Francesco Sforza a Bartolomeo Porro 1453 febbraio 13 Milano

Francesco Sforza si prova a confortare Bartolomeo Porro, podestà di Alessandria, dolente che i Maestri delle entrate abbiano imposto al locale referendario e al tesoriere di non dargli il salario per tre mesi per le cattive condizioni dei mali tempi che corrono. Il duca capisce il suo sconforto, tanto più per la contemporanea carestia di vino e di grano, ma la disposizione è generale ad ogniuno salariato. Abbia pazienza e comprenda che esonerare lui, implicherebbe pur l'esonero di altri. A lui (duca) ne seguiria [...] assay maiore damno che non serial'utile che ne seguiria a ti".

Nobili viro Bartholomeo de Porris, dilecto potestati nostro Alexandrie.
Respondendo alla toa per la quale ne scrivi che li Magistri del'intrate nostre hanno ordinato e commandato al referendario et texaurerio de quella nostra città che te retengano el salario de tri mesi, del che te ne doli per respecto delle male conditione che occorreno de presenti, ti dicimo che nuy siamo certi ti ne debbi agravare assay et tanto più quanto credemo certamente che gli sia carestia de vino e grano per li mali temporali occorsi. Ma te avisamo che questo è generale ad ogniuno salariato, et sia che si voglia, et niuno fi preservato exempto de questo per respecto che in questi principii se possiamo adiutare ad mettere in puncto (a) le nostre gente, et ti facimo certo che volentera te compiaceressemo. Ma compiacendo a ti, poy similmente essere certo ne bisognerà compiacere a molti altri, che da poy ne seguiria a nuy assay maiore damno che non serial'utile che ne seguiria a ti. Siché te confortiamo ad havere patientia questa volta per non fare a nuy grande damno, dove tu receveresti pocha utilità, certificandote che un'altra volta nuy se sforzarimo fare delle cose che te saranno utile et apiacere. Data Mediolani, xiii februarii 1453.
Bonifacius.
Iohannes.


(a) Segue queste depennato.