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897. Francesco Sforza a Spinetta Campofregoso 1452 novembre 7 apud Calvisanum

Francesco Sforza scrive al milite Spinetta Campofregoso, capitano e luogotenente genovese, che sentitamente ringrazia per i suoi comportamenti su quel fronte, quantunque egli neghi la necessità di tali ringraziamenti. Il duca gli ribadisce di avere quotidianamente presente tali suoi comportamenti per rendergli condecente guiderdone. Gli testimonia, inoltre, di aver fiducia in lui e nella sua casa e intende di questa fiducia anche in futuro farne bono capitale. Lo Sforza aggiunge che dal marchese ha saputo anche del modo se è dato al facto (suo) del denaro per cui la raccomandazione dalui fattagli di averlo in loco de caro e bono fratello non è stata necessaria.

[ 330r] Magnifico militi tanquam fratri nostro carissimo domino Spinete de Campofregosio, generali Ianuensi, capitaneo et locontenenti, et cetera.
Se ve habiamo rengratiato per nostralittera delli vostri boni deportamenti alle facende vostre dellà, perbene vuy dicate non sia stato necessario et non meritiati tali rengratiamenti, dicemo che, cognoscendo et havendo tochato cum mane quale siano state l'opere vostre verso de nuy, c'è parso per rengratiarvi, non havere facto il debito nostro. Ma sapiati che haverimo continuo alla mente quelle in rendervene alla zornata condecente guidardone, in quanto ne poterimo extendere in cosa ve sia grata et cossì ce offerimo per vuy et per la casa vostra presti et apparechiati. De vuy et della casa vostra habiamo fin qui presa fidutia et securtà, et habiamo similiter continuo facto bono capitale d'essa, in modo che ce è parso et è stata nostra opinione de essere de quella oriondo multo magis per lo scrivere et offerte vostre. Ne vogliamo per l'avenire prenderne fidutia et farne bono capitale, reconfidandoce ce la trovarimo sempre (a) propitia et favorevele in caduna nostra facenda dal canto delà, como ce trovarimo nuy continuo verso quella et ciaschuno d'essa. Lo illustre signore marchexe ce ha caldamente parlato del facto vostro et similiter ditoce l'opera et lo modo se è dato al facto nostro del denaro, et recommandatoce la casa vostra. Il dire della soa signoria habiamo gratamente inteso, et quantunque elIo sia tucto vostro et de quella vostra casa, como che al parlare suo habiamo prima che mò apertamente compreso, nientedemeno vogliamo sapiate che non poteresti essere amico della soa signoria, la quale ve reputa per bono fratello, che non siate nostro, et cossì e converso. Il recommendare ce ha facto de vuy non è stato necessario, perché ve habiamo in loco de caro e bon fratello, et cossì ne faressimo evidente demonstratione, requedendoce in ogni cosa ve fosse grata. Data Calvisani, vii novembris 1452.
Ser Andreas.
Andrea Fulgineus.


(a) Segue apparichata depennato.