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391. Francesco Sforza a Melchione da Rimini. 1452 marzo 21 Milano

Francesco Sforza scrive a Melchione da Rimini di sollecitare gli uomini di Alessandro, alloggiati a Casalpo, di non temere gli uomini di Brescello che pur hanno tolto loro robe. Gli spiace che Gaspare da Rampino, uomo d'arme di Alessandro, sia partito perché gli hanno tolto l'alloggiamento. Agli ambasciatori parmensi andati da lui, ha segnalato l'opportunità che si trovino con gli Anziani per provvedere che siano liberati tali alloggiamenti e che il luogotenente sia sistemato in modo che gli uomini d'arme non se ne debbano andare. Gli disdice l'ordine di portarsi da lui per il caso di Gerolamo da Verona e, per evitare una sua possibile fuga, gli metta una guardia.

[ 98v] Nobili viro Melchioni de Arimino, dilecto nostro.
Havimo recevuto la tua lettera et inteso quello ne scrivi della suspitione havuta per quelli homini d'arme de Alexandro, nostro fratello, alogiati in Casalpo, per la reductione che fanno delle robbe loro li homini de Bresello, et cetera; ala quale respondendo, te dicimo che hay facto bene ad confortarli nel modo che hay facto, et ne piace; et cussì volimo gli dichi per parte nostra che non debiano havere suspitione alchuna perché quilli da Correzo hanno pace cum nuy, dove non hanno poncto ad dubitarse; pur non dimancho comfortali ad vivere, perhò cum advertentia, perché se pur cosa alcuna se innovasse, non se habiano a trovare sproveduti. Alla parte che Gasparro da Rampino, homo d'arme d'esso Alexandro, sia partito perché gli è stato levato allogiamento, te dicimo che ne despiace et ne rencresce, ma te advisamo che havimo monito et dicto opportune a bocha alli ambassadori Parmesani, quali sonno stati qua da nuy, che siano insieme cum li Antiani d'essa nostra cità per provedere che siano restituiti et relaxati dicti logiamenti et che sia provisto al nostro locotenente per altra forma, acioché essi homini d'arme non habiano ad lamentarse, né a partirse. Ceterum, benché per un'altra te habiamo scripto che dovesti vinire qua da nuy per la casone de domino Ieronimo da Verona et cetera, non dimancho mò, per questa te scrivimo che, se alla receputa de questa non seray partito de là, non debbi partirti per niente; et essendo già posto in camino, vogliamo che retorni indreto. Ben vogliamo che habbi tal cura et advertentia che esso misser Ieronimo, né altri non se possano partire fino alla vinuta d'esso Alexandro, quale poy li provederà come meglio parerà ad luy. Data Mediolani, die xxi martii 1452.
Ceterum perché novamente siamo certificati che dicto domino Ieronimo se vole fuzire, ti dicimo che habbi tal cura et advertentia cum mettergli qualche guardia, per modo che non se ne possa fuzire. Data ut supra.
Bonifatius. Iohannes.