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1353. Francesco Sforza ad Antonio Secco, commissario di Geradadda 1454 maggio 7 Milano.

Francesco Sforza vuole che Antonio Sico, commissario di Geradadda, tratti bene Ognibene Iacopo e i suoi in modo che avendo a fare alcunché ci si attenga a norme di diritto e non, come lui dice, ad atti di fatto.

[ 363v] Antonio Sicho, commissario nostro Glareabdue.
Se grava assay il nobile Ognibene Iacopo ch'el fi tractato in la terra non como l'altri ma molto sinistramente, et ch'el gli fi tolta ogne dela robba sua, nulla precedente legitima causa che non seria bene e non ne piacerla se cosi fusse. Per la qual cosa volemo che, havendo luy a fare cosa alcuna, se gli domandi mediante la raxone e con iustificatione, et non de facto como luy dice; siché ordinati et fati ch'el non sia tractato male né luy né li suoy nela roba sua, acioché da mò innante più non habia cagione de recorrere a nuy per questa cagione. Data Mediolani, vii maii 1454.
Ser Iacobus.
Cichus.