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1488. Francesco Sforza al Consiglio segreto 1451 dicembre 14 Lodi

Francesco Sforza informa i membri del Consiglio segreto di avere deputato quali segretari del Consiglio Antonio Guidobono e Vincenzo Amidani, che segneranno alternativamente una settimana uno e una settiamana l'altro le lettere con un sigillo unico in comune, escludendo le lettere che devono essere segnate con un sigillo grande che tiene un consigliere nel pieno rispetto di quanto accadeva anche sotto Filippo Maria Visconti.

Dominis de Consilio secreto.
Nuy già più dì passati deputassimo per secritarii nostri ad quello vestro loco Antonnio Guidobono et Vicentio Amidano; Antonio fino mò non è venuto ad lo ofiicio, perché t'havemo ado perato ad altre nostre facende, mò lo mandiamo, perché attende ad l'officio una con dicto Vecentio et cossi volimo lo admettati, como convene alIa natura del secretariato. Et perché caduno sapia quanto habia ad fare, havemo ordenato che le littere, qualle accadrano ad quello vestro loco, sianno signate una septimana per l'uno et una septimana per l'altro, in modo che el signare ad essi sia comune, del che se rendimo certi fra loro serano molto ben de accordio. Similiter volimo che fra loro habiano uno sigillo, con lo qualle se spazano et sigillano tucte le littere cottidiane accaderano fi ordenate per quello vestri loci. lntendimo sempre de quelle che non solevano andare al sigillo grande, solito tenersi per uno di consiglieri, maxime al tempo della felice memoria del illustrissimo signor duca proxime defuncto, li stilli del qualle maxime della cancellaria, perché forano probatissimi, vogliamo imittare. Et cossì expressamente havemo commisso ad lo prefato Antonio, della mente nostra plenamente informato, che per quanto hanno cara la gratia nostra, non sigillano littera alcuna de quelle solevano essere sigillate al tempo del prefato duca con lo sigillo grande del consigliero, anci quelle talle littere, che accaderanno essere facte per lo dicto vestro loco, volimo siano spazate et sigillate per lo Consiglio, qual tenera uno del dicto vestro loco et non altramente et cossì volimo faciati observare per l'avenire in quella nostra canzellaria, perché cossì è la mente et disposicione nostra. Laude, xiiii decembris 1451.
Cichus.