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496. Francesco Sforza al podestà di Novara [Giacomo Scrovegni da Padova] 1451 marzo 25 Milano

Francesco Sforza scrive al podestà di Novara che desidera siano presi quei delinquenti che molestano la gente.

Potestati Novarie (1).
Inteso quanto per tue littere ne scrivi de quelli tri pifari sono stati robbati, ferriti et spoliati, te respondemo non havimo sentito più presto né questi né gli altri modi boni ne advisi tengono quelli da Tricha' et i portamenti et remedii de quello potestà (2), quali ne dispiace et recresse grandemente, et più presto ne havissimo sentito più presto gli haveriamo proveduto. Et de quanto hay facto in ci te laudamo et commendamo et piacene grandemente: et molto più ne piaceria ne havisse gionto qualcuno de quelli malfactori et havissili facto portare novella como ne scrivi. Et, si non havissi voluntà da ti farlo, ti confortiamo, se hay caro fare cosa ne piace, te voglie sforzare giongerne qualcuno et farli il giocho: et poy ne advisaray, che te certificamo non poteri fare cosa più grata ne fosse né poteriamo intendere cosa più ne dispiacesse che i modi ne advise tengono quelli da Tricha'. Ad quello potestà scrivimo le alligate che vegnia da noy. Et, parendote mandare qualcuno dei toy, quando luy verrà, mandarlo. Ma sopra ogni cose fa sì ne sentiamo qualche novella. Mediolani, xxv martii 1451.
Cichus.


(1) Identificato come Giacomo Scrovegni da Padova (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 292).
(2) Non identificato (la carica di podestà di Trecate è menzionata da SANTORO, Gli uffici, p. 311, con inizio 1462 gennaio).