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859. Francesco Sforza a Stefano Zaccaria, al podestà, al comune e agli uomini di Casalmaggiore 1451 maggio 31 Milano

Francesco Sforza scrive a Stefano Zaccaria, podestà e comune e uomini di Casalmaggiore di sperare che Rabotto se ne sia andato, altrimenti manderà lì Lancillotto, che ne affretterà la partenza. Si dice dispiaciuto che quelli di Giacomino siano essi pure ancora lì: li esorta ad avere un pocho de patientia.

[ 192r] Stefano de Zachariis, potestati ac comuni et hominibus Casalis Maioris.
Havimo recevuto la vostra et inteso quello ne scriviti che quelle gente havimo ordinato se levino de quella terra et vadano im Parmesana, quale non sonno anchora levate. Cossì anchora havimo (a) veduto quello ve ha scripto Lancilotto, nostro cancelero, della casone perché non le ha levate, ad le quale non facemo altra risposta perché ne rendemo certi alla recevuta de questa sarranno partite et se non in tutto almancho sarrà partito Rabotto cum ly suy. Et non essendo partito, scrivimo opportune per la aligata ad Lancilotto quale gli mandati, che vinirà subito ad levare Rabotto cum li suy. Quelli di Iacomino ne credevamo levar de presente, ma trovamo non gli restano tanti alloggiamenti, il che ne è stato molto molesto. Siché ve confortamo ad havere un pocho de patientia, como haviti fino al presente, et provedergli al vivere loro per quello pocho haveranno ad star lì, perché ve certificamo li levarimo per ogni modo. Data Mediolani, xxxi maii 1451.
Iohannes.


(a) Segue ordinato depennato.