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256. Francesco Sforza a Nicolò da Verona 1451 luglio 21 Cremona

Francesco Sforza scrive a Nicolò da Verona, armigero ducale, rimproverandolo perché quattro dei suoi famigli hanno derubato il fratello e il famiglio di Giacomo da Trevi. Vuole che venga restituito ogni bene e soprattutto le lettere che portavano.

Niccolao de Verona, armigero nostro.
Quando tu veni da nuy, tu te demonstri essere una avemaria infilzata et dal'altro canto tu fay il pegio che poy. Questo dicemo per la desonestate tu fay contra el fratello et famiglio de Iacomo da Trevi, quali, mandandoli luy per certa nostra facenda, pare che quattro deli toy famigli l'habiano robbati fine in su la camisa, che quanto sia stato ben facto remettemo il iudicio ad ti. Volemo adunche et te comettemo che, subito recevuta questa, li debbi restituire ogni cosa, fine ad uno pontale de stringha, et maxime certe lettere portavano. Et non manchi per niente, se hay cara la gratia nostra, maravigliandone etiam molto forte del'acto hay usato contra il venetiano. Siché vede de essere savio. Cremone, ut supra.
Andreas Fulgineus.