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336. Francesco Sforza al generale dei Serviti in Ferrara 1452 marzo 27 Milano.

Francesco Sforza scrive al generale dei Serviti in Ferrara, fra' N. Perusino, che gli perora misericordia per quel suo frate che, secondo gli statuti dell'ordine meriterebbe l'ergastolo, di contattare fra Marco (grazie al quale s'è fatta la pace tra il padre, parenti amici del defunto e i confratelli) per il rilascio del religioso delinquente, premessa la condizione che egli non metta più piede nell'attuale distretto.

Venerabili in Christo patri, amico nostro carissimo, fratri N. Perusino, ordinis Servorum generali Ferrarie.
Poyché recevessimo le lettere della vostra paternità responsive alle nostre sopra el facto del delicto commisso per questo vostro frate, el quale scriviti che, secondo li vostri statuti, merita la pena dele perpetue carcere, ma che niente de meno se gli facia quella iustitia, overo misericordia et clementia che parà ad nuy, et cetera, siamo informati che, per opera del venerabile in Christo padre maystro Marcho, è facta la pace prima intra li frati tucti della casa et etiam cum lo padre et parenti et amici del defuncto et quello che ha perpetrato el delicto. Siché actenduta questa pace, poy [ 86r] che haveti remettuto la cosa ad nuy, ce pareria, seguendo la via della clementia, che al dicto frate se remettesse la pena et se gli scampasse la vita, cum questo, per evitare li scandoli, non debia esso frate da hora inanzi habitare in lo nostro destrecto et cussì confortiamo et pregamo la prefata (a) paternità vostra che voglia scrivere al predicto maystro Marcho per la relaxatione et liberatione del dicto frate, offerendone parechiati a tucte quelle cose ve siano grate. Data Mediolani, die xxvii martii 1452.
Iosep domini Angeli.
Cichus.

(a) prefata in interlinea.