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188. Francesco Sforza al commissario di Parma 1451 dicembre 15 Lodi

Francesco Sforza vuole che il commissario di Parma chiami presso di sè i monaci della locale Certosa renitenti a osservare gli obblighi di locazioni fatti con pubblico strumento con Andrea Ricio.

[ 35v] Comissario nostro Parme (a).
Tu vedaray per lo tenore dela inclusa supplicatione la querella ne fa Andrea di Ricii, nostro citadino di Parma, deli fratri dela Certosia de quella nostra cità de Parma perché essi fratri non li observano quelo gli àno promesso per instrumento de locatione, et prout in la dicta supplicatione se fa mentione. Pertanto, parendone a nuy ex parte honesto che quello è promeso verso lo dicto supplicante, maxime per instrumento, gli sia debitamente observato, te comettemo et volemo che domandati nanti a ti essi fratri, cum tuti quelli boni modi sono in talibus necessarii, de indurli ad observarli al dicto supplicante quelo gli ànno promeso como è iusto et rasonevele, et denique fa per modo che esso exponente non habia più a farne lamenta per tal materia. Laude, xv decembris 1451.


(a) La missiva riprende e conclude quella riportata in folio 34r.