Guarigione del cieco nato

Neri, Pietro Martire

Guarigione del cieco nato

Descrizione

Identificazione: Cristo guarisce il cieco

Autore: Neri, Pietro Martire (1601-1666), esecutore

Cronologia: post 1629 - ante 1633

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 194 cm x 266,5 cm (intero)

Descrizione: Al centro c'è la figura di Gesù, vestito di porpora con la mano sinistra appoggiata al petto e la destra alzata ad indicare gli occhi di un uomo inginocchiato davanti a lui. Il cieco è vestito di scuro, ha le braccia incrociate sul petto, trattiene un bastone e ha il volto rivolto verso Cristo. Attorno alle due figure si collocano otto uomini, procedendo da destra: il primo guarda il cieco con occhi e bocca spalancati per lo stupore,ha la mano sinistra alzata. Il secondo è un uomo anziano, stempiato che appoggia le mani sulla spalla del terzo uomo per vedere meglio, ha lo sguardo rivolto verso il basso. Il terzo ha barba e capelli scuri e alza lo sguardo verso il cielo. Il quarto è un giovane di profilo,ha capelli lunghi chiari e guarda Cristo . La quinta figura, subito alle spalle di Gesù e solo accennata e si perde nel chiaroscuro, meglio delineato è il volto anziano del sesto uomo che afferra con la mano destra la tunica di Cristo, e da sopra le sue spalle cerca di vedere il miracolo. Del penultimo uomo si vede solo il volto con baffi chiari,che spunta tra le spalle del sesto e dell'ottava figura. In ultimo un uomo anziano con barba, guarda la scena sorpreso, ha la mano sinistra alzata. Sullo sfondo a sinistra si apre lo scorcio di una città, e a destra un muro con edera.

Notizie storico-critiche: Neri trascorse un primo periodo di alunnato presso il Trotti, passò poi alla scuola di Domenico Fetti, aMantova da cui derivò la preferenza per una materia cromatica ricca e chiaroscurata e per le spinte naturalistiche espresse, come in questo caso, da inserti populistici che affollano la scena. Agli insegnamenti del pittore romano si aggiungono le suggestioni rubensiane, ancora forti nel 1613 alla corte di Federico Gonzaga, che consentirono al Neri di adottare una fattura densa, fortemente chiaroscurata e istintiva, e di ideare composizioni libere dagli schemi del tardo manierismo cremonese. (GREGORI 1990).Fonti documentarie e critici sono concordi nel far risalire il periodo di realizzazione dell'opera, probabilmente all'inizio degli anni Trenta, al massimo il 1633, prima dell'arrivo a Cremona del Genovesino (TANZI 1996, GUZZONI 1997) e immediatamente successivo al ritorno dal suo primo viaggio romano. Nel dipinto si coglie ancora l'influenza del Fetti e il peso della formazione mantovana, ma anche profonde suggestioni che Neri può aver colto solo a Roma osservando le opere di Caravaggio, di Serodine e Ribera. (MARUBBI 2007). Echi di cultura caravaggesca si colgono, per esempio nel ricorso a tratti di aspro realismo e nella disadorna gravità con cui è interpretato l'evento sacro, unito al pittoricismo intensamente macchiato e il chiaroscuro che immerge le figure in un'atmosfra indistinta e crepuscolare, densa di ombre fosche. (GUAZZONI 1997). L'evidente tenebrismo è probabilmente enfatizzato da un diffuso scurimento delle vernici applicate durante il restauro del Piroli, ma il forte contrasto luministico e l'atmosfera fosca,restano il dato stilistico principale della tela, tanto più singolare in quanto non ritornano, con altrettanza evidenza, in nessun'altra opera dell'autore. E' un'opera che segna il vertice nella carriera di Neri, qui riesce a cognugare il cromatismo veneto-feddiano con il più fosco tenebrismo postcaravaggesco romano. (MARUBBI 2007).

Collocazione

Provincia di Cremona

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Cremona

Credits

Compilazione: Ronchi, Valeria (2009)

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).