Sant'Anna docente, la Madonna, san Gioacchino

Ribera, Josep de detto lo Spagnoletto

Sant'Anna docente, la Madonna, san Gioacchino

Descrizione

Autore: Ribera, Josep de detto lo Spagnoletto (1591-1652)

Ambito culturale: ambito napoletano

Cronologia: post 1611 - ante 1652

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 157 cm x 210 cm (tela); 13 cm (cornice)

Descrizione: quadro di forma rettangolare costituito da tela e cornice lignea intagliata e dipinta a foglia d'oro

Notizie storico-critiche: l'opera rappresenta un momento della vita della bambina Maria nell'ambito familiare, al cospetto dei genitori Anna e Gioacchino; non firmata, è attribuita a Ribera, come testimonia un cartiglio ritrovato sul retro del dipinto, applicato alla barra centrale del telaio.
Jusepe de Ribera (Játiva, Valencia, 1591 - Napoli 1652) è una delle figure di maggior rilievo artistico del Seicento. Lo Spagnoletto, come chiamato riferendosi alla sua bassa statura, è influenzato nelle sue opere giovanili da Caravaggio, dal quale attinge le contrastate luci ed ombre, l'intensa espressività dei volti, la drammaticità degli eventi. Con lui prende forma la tradizione realistica nell'arte spagnola, segnando un punto di rottura con le idealizzazioni del manierismo grazie ad una intensa attività artistica, svolta interamente in Italia dove giunge - lasciando per sempre la Spagna - nel 1611, a Parma, per poi passare a Roma, due anni dopo, e a Napoli, dove si stabilisce a partire dal 1616. E' nell'ambiente culturale e artistico della città partenopea che prendono forma i suoi maggiori dipinti e si afferma la sua fortuna artistica ed economica, favorita dalle protezioni e dalle commesse dei viceré spagnoli, in particolare del Duca di Osuna e del Conte di Monterrey. Qui i riferimenti non solo artistici a Caravaggio sono testimoniati dalle ambientazioni cupe e severe con cui rappresenta i soggetti sacri ed episodi religiosi, martirii e torture, vicende di sangue.
Saranno le sue opere più tarde a mostrare composizioni meno vincolate e maggiore chiarezza di luce e colore. È il momento in cui si fa evidente il passaggio dai modi drammatici di Caravaggio alla maniera barocca, dove prevalgono atmosfere più delicate e meno contrastate. La "Pietà" e l'"Apollo e Marsia", opere del 1637, entrambe conservate al Museo nazionale di San Martino di Napoli ben rappresentano l'evoluzione.
L'attribuzione, ancorché testimoniata dal cartiglio sul retro dell'opera, è avvalorata dal confronto con il dipinto "Matrimonio mistico di Santa Caterina" (1648, Metropolitan Museum, New York), firmato e datato da Ribera. Le analogie e i riferimenti non sono pochi: nella composizione della scena, nella rappresentazione dei personaggi, dalla postura alle vesti, nel ruolo della luce che investe la stanza e nelle zone d'ombra che ne derivano. Per entrambi i dipinti è marcata la grande comunicatività delle figure che, non solo dal primo piano, rivolgono lo sguardo all'osservatore ad evidenziare il proposito dell'artista di coinvolgere nella scena chi osserva, sicché divenga partecipe della scena rappresentata. Tutto ciò appare perfettamente in sintonia con il clima culturale seguito alla contro riforma.
Anna e Gioacchino sono santi venerati come genitori di Maria, madre di Gesù. Mai nominati nelle Sacre Scritture, di loro si narra nei vangeli Apocrifi, mentre nel corso dei secoli la vicenda dei due sposi si arricchisce di elementi agiografici.
La tradizione vede Anna e Gioacchino senza prole per la sterilità dell'uomo sino a quando sarà un angelo ad annunciare ad Anna la maternità dalla quale giungerà Maria. La loro casa è a Gerusalemme, nei pressi dell'attuale Porta dei Leoni, nella città vecchia. La scena rappresenta la sacra famiglia che appare all'interno di una stanza buia nella quale entra a malapena una fioca luce marcata dallo sguincio di una finestra, appena sufficiente ad illuminare la possente figura di Gioacchino, assiso in secondo piano, il volto dalla folta barba, lo sguardo rivolto alle figure della moglie e della figlia in basso, al centro del dipinto.
Non c'è l'accentuazione del carattere sacro della famiglia, piuttosto la scena appare come tratta da una vicenda familiare, domestica, di una semplice e dignitosa famiglia. L'ambiente della stanza è spoglio, s'intravvede solo lo schienale della sedia su cui siede Sant'Anna, figura di donna già anziana, il volto segnato dal tempo e lo sguardo perso a fissare un momento, forse una riflessione, forse un pensiero al tempo andato. Il libro che tiene sulle gambe avvolte da una lunga tunica è come mostrato alla bambina Maria, quasi un esempio. La piccola è incuriosita, sembra comprenderne il valore, intrinseco, di insegnamento. Su entrambe sembra vigilare Gioacchino, avvolto in una scura tunica e stemperato nell'ombra della stanza che ne fa emergere solo il profilo del volto e una mano con cui trattiene un libro

Collocazione

Provincia di Como

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Lariana

Credits

Compilazione: Garnerone, Daniele (2009); Simioli, Adele (2009)

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