San Carlo Borromeo

Crespi, Giovanni Battista (maniera)

San Carlo Borromeo

Descrizione

Autore: Crespi, Giovanni Battista (maniera) (1573-1632), esecutore

Cronologia: prima metà sec. XVII

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 90 cm x 250 cm (intero)

Descrizione: Sul dipinto, di forma verticale, è rappresentato a figura intera San Carlo Borromeo, lo sguardo volto verso l'alto in direzione di una zona luminosa nel cielo e vestito con i paramenti vescovili: una dalmatica bianca bordata d'oro, una stola dorata e tra le mani il pastorale. La figura del santo, il cui capo è circondato dall'aureola, poggia su un basamento in pietra.

Notizie storico-critiche: Il dipinto riprende l'immagine di "San Carlo" ricamata nello scudo centrale del paliotto d'altare in seta policroma e ricami in oro e argento, cucito da Pompeo Berluscone e Antonia Pellegrini su disegno di Giovan Battista Crespi detto il Cerano per il Duomo di Milano, in occasione della canonizzazione del Santo del 1° novembre 1610 e oggi conservato presso il Museo dell'Opera del Duomo (n. inv. 189). (Bossaglia/Cinotti, 1978)
La stessa figurazione, senza gli attributi cardinalizi (pastorale e mitria) e l'aureola, è stata poi ripresa dal Cerano stesso nel "San Carlo" ad olio su tavola conservato al Musée d'Art e d'Histoire di Ginevra (n. inv. CR361), in una tavoletta raffigurante solo il volto del santo conservata presso il Collegio Olbati Missionari di Rho (Spiriti, 19995) e in almeno tre copie documentate a figura intera (collezione privata di Milano, Parrocchiale di Carimate e Santa Maria di Canepanova a Pavia), nelle quali ricompaiono con piccole varianti il pastorale e la mitria. (Rosci, 2000) Probabilmente tali immagini si rifanno a quelle destinate alle chiese romane che, al contrario del modello pensato per il Duomo e ripreso nella copia qui schedata, lo vollero vestito da cardinale e non da vescovo, ma pur sempre con la medesima impostazione del viso sollevato ad osservare un raggio luminoso proveniente dall'alto. La duplice iconografia milanese e romana e il moltiplicarsi delle raffigurazioni del Santo nell'arte della primo '600 rispondevano di fatto all'esigenza del clero e della nobiltà cittadina di possedere un ritratto dell'amato vescovo-pastore e vennero abbondantemente elaborate all'interno della produzione, sia autografa che d'imitazione, del Cerano. (Terzaghi, 2005)
Della tela qui schedata non esiste alcun tipo di documentazione: conservata presso la cappella ospedaliera insieme al suo pendant con l'immagine di "Sant'Ambrogio", è probabilmente parte dei beni ereditati dalla famiglia Casati, antica proprietaria dello spazio ora occupato dall'ospedale e della relativa chiesa, destinate al ricovero e alla cura degli infermi per volontà testamentarie dell'Abate Giuseppe Casati (1813). L'associazione con il vescovo milanese non è tuttavia insolita: il primo caso documentato si deve con molta probabilità a Federico Borromeo, che decise di accostare le immagini dei due santi commissionando una copia attribuita ad Antonio Maria Crespi Castoldi detto il Bustino (Galleria dell'Arcivescovado, n. inv. 188) del "Sant'Ambrogio" del Cerano (Pinacoteca Ambrosiana, n. inv. 122), in pendant con un "San Carlo" scomparso tra il 1802 e il 1818. Del resto era stato proprio Ambrogio, patrono della diocesi milanese, a godere di particolare considerazione agli occhi di Carlo Borromeo, che ne aveva attuato una vera e propria ripresa sia a livello personale nella propria particolare spiritualità, sia all'interno della sua riforma sociale e politica (es. lotta per la difesa dell'ortodossia, sacralizzazione del territorio urbanistico, ripristino del valore delle celebrazioni e della preghiera). (Geddo/Paoli, 1997)
Interessante notare un particolare che attraversa tutte le raffigurazioni fino ad ora descritte, ovvero la posizione delle mani del Santo: la copia di Federico Borromeo viene descritta nell'"Instrumentum donationis" del 1650 come un San Carlo in atto di benedire, quindi differente dall'originale immagine che doveva accompagnare il "Sant'Ambrogio" del Cerano sulla facciata posticcia della basilica di S.Pietro (vedi scheda OA-3o210-00669), della quale si sono perse le tracce ma che risultava rappresentare il santo con l'abito ordinario da cardinale in atto di preghiera. Le successive raffigurazioni del Cerano nel paliotto e a Ginevra, più relative copie, si ispirano dunque a questa versione romana, presentando un San Carlo orante con le mani giunte, mentre una ulteriore variante è costituita dall'opera qui schedata, nella quale le mani sono accostate una sull'altra. A questo proposito si segnala l'esistenza negli archivi delle proprietà dei Conti Borromeo, in particolare della Duchessa Elena Visconti Borromeo, di una "Nota de' Pittori, e descrizione de' Quadri" databile tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo, che riporta al suo interno la presenza di un altra raffigurazione di "San Carlo" dipinto dal Cerano a figura intera, in vesti episcopali, con "le mani giunte in atto di orare, ma distese con le dita al longo" (Geddo, 2005, p. 289), di fatto mai rintracciato nell'attuale collezione Borromeo ma il cui modello potrebbe aver fornito d'ispirazione per il dipinto qui schedato.

Collocazione

Provincia di Milano

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Rhodense

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2009)

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