Veduta di Veszprèm

Masolino da Panicale; Lorenzo di Pietro

Veduta di Veszprèm

Descrizione

Autore: Masolino da Panicale (1383-1440), esecutore; Lorenzo di Pietro (1412-1480), esecutore

Cronologia: post 1435

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco

Misure: 800 cm (intero)

Descrizione: Posto ad un'altezza di 2,60 mn da terra, l'affresco si estende su una delle due pareti maggiori della stanza di Palazzo Branda denominata "Studiolo del cardinale", ed è sormontato da un fregio decorativo orizzontale che alterna a stemmi nobiliari dei riquadri contenenti racemi floreali con al centro un piccolo putto. Il paesaggio ritratto, visto da una prospettiva "a volo d'uccello", mostra un ambiente montano coronate da città fortificate e rocche che si ergono sulle due vette in primo piano sulla sinistra e su altre due cime collegate l'una all'altra sul lato destro della composizione. Anche ai piedi delle montagne sorgono città circondate da ampie mura, ancora una volta speculari sia sul lato destro che su quello sinistro del paesaggio: solo ad una di esse, quella sinistra, è possibile accedere attraverso una strada visibile in primo piano. Sullo sfondo di un cielo privo di nuvole, altre montagne prive qualsiasi segno di vita, si stagliano completando l'immagine.

Notizie storico-critiche: In un articolo del 1926 il paesaggio fu identificato da uno studioso ungherese come una raffigurazione dei dintorni di Veszprèm, la città magiara di cui il cardinale Branda Castiglioni fu conte e vescovo per dodici anni, dal 1412 al 1424. Tale interpretazione è stata poi accantonata, sia per la somiglianza troppo generica tra i due luoghi, studiati attraverso riproduzioni a stampa, sia per il fatto che quando il dipinto murale venne realizzato, intorno agli anni Trenta del Quattrocento, i rapporti del cardinale con la città di Veszprèm, si erano già conclusi da un decennio. Ad oggi viene ritenuto dalla critica un paesaggio ideale, modellato nel solco di una tradizione secolare che affonda le proprie radici nel Trecento toscano e senese in particolare, di cui si cita, sopra tutte, l'opera di Simone Martini "Guidoriccio da Fogliano" (1330), in cui il condottiero in armatura sfila in un paesaggio lunare di fronte alle due rocche fortificate di Montemassi e Sassoforte.
Mentre però i paesaggi toscani erano spesso utilizzati quali fondali per scene animate, in questo caso l'immagine è totalmente priva di qualsiasi elemento umano, ed è stata avvicinata all'abitudine risalente all'antichità classica di raffigurare paesaggi sulle pareti delle stanze per dilatarne artificiosamente lo spazio, il che si adatterebbe bene alla passione per le antichità del cardinale. Nello stesso tempo il paesaggio mantiene una carattere indefinito e quasi astratto, che può ricordare tanto le terre d'oltralpe quanto le Prealpi lombarde, con una precisa allusione alla vasta dimensione dei domini temporali e spirituali del Branda.
L'opera è stata eseguita in due giornate, la cui giunzione appare al centro della scena e risulta ancora oggi perfettamente visibile per via del cambio di tonalità cromatica dell'intero dipinto da un lato all'altro. La critica non ha ancora raggiunto una unanime opinione in merito all'autore: alcuni studiosi sostengono che le due giornate siano state realizzate da mani diverse, ovvero da Masolino da Panicale la parte destra e dal Vecchietta la parte sinistra; altri autori ritengono invece che l'intera paternità dell'opera sia da assegnare al Vecchietta, per via del confronto con gli affreschi collocati nella sottostante cappella cardinalizia di S. Martino; altri studiosi ancora, invece, mantengono l'attribuzione originale a Masolino, senza alcun tipo di assistenza. Lo stesso problema di identificazione di un esecutore si allarga anche alla fascia decorativa che corre sotto il soffitto, in cui personaggi vengono attribuiti alternativamente alla mano del Vecchietta e a quella di Masolino, cui vengono attribuiti il primo e il terzo putto da sinistra e il volto femminile posto nell'angolo destro della parete, ripreso da quelli da lui dipinti nella Cappella Brancacci di Firenze.
Certo è invece il fatto che il ciclo decorativo destinato ad ornare la stanza è rimasto incompiuto, come testimoniato sia dalla brusca interruzione del fregio sottosoffitto, sia la mancata rifinitura del margine inferiore del paesaggio, terminante in basso con una serie di pennellate libere.

Collezione: Collezione del Museo Civico Palazzo Branda Castiglioni

Collocazione

Castiglione Olona (VA), Museo Civico Palazzo Branda Castiglioni

Credits

Compilazione: Uva, Cristina (2015)

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