Madre di Dio di Kazan

Nikolajevitsch Mitin, Alexander; HE

Madre di Dio di Kazan

Descrizione

Autore: Nikolajevitsch Mitin, Alexander (1842/1877), saggiatore; HE, argentiere

Ambito culturale: scuola russa moscovita

Cronologia: fine sec. XVIIinizio sec. XVIII

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tempera all'uovo su tavola; argento sbalzato e cesellato

Misure: 73 cm x 3,8 cm x 91 cm

Descrizione: Sotto l'aspetto iconografico, la Vergine di Kazan si riallaccia a una immagine mariana denominata Madre di Dio di Petr (Petrovskaja): Maria vi è ritratta a mezzo busto con il volto reclinato verso il Bambino, che si regge in piedi sulle ginocchia della Madre. Il Bambino, eretto, in posizione frontale, non si volge verso la Madre, ma è già proiettato verso la sua futura missione. Il fondo non è visibile perché, per non compromettere la pittura pericolante, non è stata rimosso l'oklad inchiodato anche sul fronte. L'Oklad, di San Pietroburgo, è in argento sbalzato e cesellato, che si alza in lunghi raggi luminosi intorno al capo di Maria e di Gesù; al centro della raggiera della Madre di Dio l'argentiere H·E (N·E) ha reso a sbalzo una ricca corona, mentre sui bordi dell'icona l'oklad forma una cornice a ramages. Cesellati anche i digrammi, adx e x della raggiera, che indicano "Madre di Dio".

Notizie storico-critiche: Sulle reali origini dell'icona della Madre di Dio di Kazan si sa pochissimo, si può solo supporre che sia stata scritta a Costantinopoli. La prima icona di questa tipologia fu rinvenuta nel XVI secolo, sepolta sotto terra, da una fanciulla di Kazan: da qui il nome con cui viene venerata. Trasportata con grande solennità nella capitale, fu collocata nella Cattedrale e fu subito oggetto di grande venerazione pe molti miracoli attribuiti alla sua intercessione. Fu lo Zar Aleksej Michajlovic, nel 1694, ad istituirne la festa il 22 ottobre, a ricordo del giorno in cui i russi, per intercessione della Kazanskaja, costrinsero i polacchi ad abbandonare la città di Mosca da loro occupata. L'icona sparì di nuovo durante la Rivoluzione russa. Nel 1950 l'Icona, ritenuta l'originale, riapparve in Occidente e passò attraverso acquirenti diversi fino a giungere in possesso (1970) della Ass. Blue Army che sarebbe dovuta essere la custode della sacra Icona fin tanto che la Russia si fosse convertita. Dal 1987 la Commissione cattolica per l'ecumenismo dell'archidiocesi di Seattle si impegnò per far avere l'icona al Santo Padre, all'epoca Giovanni Paolo II, in modo che fosse lui stesso a restituirla; questo avrebbe spinto il governo sovietico a ripristinare l'antico uso della cattedrale. Iniziò allora e durò per tutto il 1990 una fitta serie di comunicazioni fra la Blue Army, il Consiglio Ecumenico di Seattle ed il Vaticano, tutte rigorosamente "Top Secret", che portarono al trasferimento dell'icona in Vaticano. Il Papa divenne il garante dell'Icona, al punto da custodirla personalmente nel suo appartamento privato. Nel 2000 Giovanni Paolo II incontrò il sindaco di Kazan, Kamil Ishkakov e nel 2003 Vladimir Putin con cui pregò davanti alla santa immagine. Il 28 agosto 2004, il papa restituisce l'icona, per mano del cardinale Walter Kasper, al patriarca di Mosca Alessio II.
Sotto l'aspetto iconografico, la Vergine di Kazan si riallaccia a una immagine mariana denominata Madre di Dio di Petr (Petrovskaja), perchè attribuita a Petr, metropolita di Russia nel 1308, noto come meraviglioso pittore di icone. Della Petrovskaja riprende le linee caratteristiche, come la figura tagliata sotto le spalle, ma nella Kazanskaja non sono visibili le mani della Vergine ed il Bambino ha la mano destra benedicente, mentre la sinistra è nascosta tra le pieghe della veste. Maria vi è ritratta a mezzo busto con il volto reclinato verso il Bambino, che si regge in piedi sulle ginocchia della Madre. La nostra icona, di Scuola moscovita del Palazzo delle Armi, risale a fine XVII secolo- inizi XVIII sec.; riprende la tipologia tradizionale della Kazanskaja, "scritta" su supporto ligneo a tempera all'uovo e crisografia, che lumeggia ed evidenzia veste di Maria, orlo a greca e pieghe del maphorion e del chitone del Bambino. Occhi castani quasi trasparenti, bocca chiusa, naso con la radice fino alle sopracciglia, lumeggiature chiare sulla carnagione scura creano un ritratto misterioso, ma anche di indicibile tristezza e dolcezza. Il Bambino, eretto, in posizione frontale, non si volge verso la Madre, ma è già proiettato verso la sua futura missione.
Il fondo non è visibile perché, per non compromettere la pittura pericolante, non è stata rimosso l'oklad inchiodato anche sul fronte
L'Oklad, di San Pietroburgo, è in argento sbalzato e cesellato, che si alza in lunghi raggi luminosi intorno al capo di Maria e di Gesù; al centro della raggiera della Madre di Dio l'argentiere H·E (N·E) ha reso a sbalzo una ricca corona, mentre sui bordi dell'icona l'oklad forma una cornice a ramages. Cesellati anche i digrammi, adx e x della raggiera, che indicano "Madre di Dio".

Collezione: Raccolte d'arte della Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi

Collocazione

Chiari (BS), Pinacoteca Repossi

Credits

Compilazione: Gualina, Camilla (2016); Lobefaro, Mariella (2016)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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