Madre di Dio di san Teodoro

Lebedkin, Ivan; Khlebnikov, Ivan

Madre di Dio di san Teodoro

Descrizione

Autore: Lebedkin, Ivan (1899/1908), saggiatore; Khlebnikov, Ivan (1867/1917), saggiatore

Ambito culturale: scuola russa

Cronologia: fine sec. XVII

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tempera all'uovo su tavola; argento cloisonnè

Misure: 27,6 cm x 3,2 cm x 30,8 cm

Descrizione: L'icona presenta centrale la Vergine, a mezzo busto, ricoperta dal maphorion, a grandi panneggi. Maria sorregge il Bimbo con il suo braccio destro mentre la sua mano destra lo indica. Il Cristo fanciullo cinge invece con il suo braccio sinistro il collo della Vergine e avvicina la sua guancia a quella della Madre nell'atto di rivelarle la sua passione e morte. Nel nimbo d'oro del fanciullo sono inscritti il profilo della croce e le iniziali greche della definizione di Dio "Colui che è". I digrammi, in greco, "Madre di Dio", rimandano al titolo attribuito alla Madonna dal concilio di Efeso del 431 e che la tradizione orientale ha conservato e prediletto nei secoli fino ad oggi.

Notizie storico-critiche: Madre di Dio di Teodoro" - detta anche "Feodorovskaia-Kostromskaia" - Patrona della dinastia russa dei Romanov. L'icona mariana russa Madre di Dio di Teodoro è apparsa il 16 Agosto 1239 in un bosco di Kostroma; in seguito si fece conoscere con svariati miracoli che hanno lasciato non poche tracce nella vita della Chiesa russa. Numerosi i testi liturgici composti per celebrarla, che passano in rassegna alcuni tratti importanti della storia e dei prodigi operati dalla Madonna attraverso questa sua icona. L'icona appartiene al tipo iconografico dell'Eléousa, (che la tradizione ortodossa fa risalire al prototipo di San Luca Evangelista). In russo viene definita "Umiliene", in italiano" della tenerezza". per i gesti di affetto che intercorrono fra Madre e Figlio, con grandi somiglianze con la famosa 'Madonna di Vladimir'. Il Bambino si appoggia sul braccio destro della Madre di cui stringe il collo con la manina sinistra, chiaramente visibile sotto il velo; Maria con il braccio sinistro indica il Figlio nel gesto della Odigítria, con l'intenzione di indicare nel divin Figlio il destinatario della preghiera a lei rivolta. L'icona della 'Madonna di Teodoro' si differenzia però da quella di Vladimir per la posizione quasi eretta del Bambino e la posizione delle sue piccole gambe, con la sinistra scoperta fino al ginocchio. La "Madre di Dio di Teodoro" sembra colta mentre il Figlio le rivela la sua Passione e Morte, attraverso lo sguardo dolce, tenero, triste e gioioso insieme; la Vergine appare come la Madre che accoglie in sé ogni sentimento umano e lo trasfigura in preghiera. San Sergio di Radonez la commenta stupendamente con queste parole: "Quando sono triste, la Madre di Dio piange con me; quando il mio animo è lieto, la Madre di Dio sorride con me; quando mi sento peccatore, la Madre di Dio intercede per me". L'immagine della Madre di Dio di Feodorov fu miracolosamente ritrovata dal fratello del Santo Alessandro Nevsky, considerato un grande eroe della Russia.Essa fu portata a Kastroma nella cattedrale di San Teodoro, da cui il nome e adottata come Patrona della dinastia dei Romanov. L'ultimo Zar Nicola II fece costruire una cappella dedicata alla Feodorovskaja nel palazzo di Zarskoje Selo, vicino a San Pietroburgo.
La nostra icona (Mosca . Fine del XVII sec.), "scritta" su una tavola di tiglio intera, ammanita con tela a filato grosso e trama rada, presenta, centrale la Vergine, a mezzo busto, ricoperta dal maphorion, a grandi panneggi, rosso cupo orlato da greca rosso-vivo su abito blu con scollatura quadrata, anch'essa adorna di un profilo rosso (blu e rosso: umanità e divinità di Maria). Il volto, dal tradizionale colore scuro, lumeggiato da tocchi più chiari, come quello del Bambino, è nobile e pensoso: occhi grandi aperti sull'Infinito; bocca chiusa a meditare il Mistero. Maria sorregge il Bimbo con il suo braccio destro mentre la sua mano destra lo indica. Il Cristo fanciullo, la cui espressione, matura, è quella del Consolatore, cinge invece con il suo braccio sinistro il collo della Vergine e avvicina la sua guancia a quella della Madre nell'atto di rivelarle la sua passione e morte. Benché bambino, si mostra già nella pienezza della sua divinità, evidenziata dal rosso regale della veste e dal nimbo d'oro, in cui sono inscritti il profilo della croce e le iniziali greche della definizione di Dio "Colui che è". Sebbene la gestualità evidenzi una relazione molto stretta, l'espressione della Vergine non rivela molto del tipico affetto materno, ma manifesta profonda malinconia. Tuttavia, lo sguardo, penetrante e comprensivo, fa della Vergine la Madre per eccellenza, che accoglie in sé ogni sentimento umano e lo trasfigura in preghiera. Anche i digrammi, in greco, "Madre di Dio", rimandano al titolo attribuito alla Madonna dal concilio di Efeso del 431 e che la tradizione orientale ha conservato e prediletto nei secoli fino ad oggi.
Nonostante la totale perdita dell'assist e la totale abrasione del fondo ocra e del colore di cornice l'icona La tavola presenta nella parte centrale un incavo, denominato 'culla', diviene una cornice naturale che contribuisce a dare profondità all'immagine Ricchissima e di grande effetto la Riza che ricopre l'icona: è in argento con applicazioni in smalto cloisonné, che "ricama" una cornice e i nimbi con arabeschi e fiori rossi, rosa, azzurri, verdi e blu. Il vestito di Maria è finemente ricamato con perline di fiume, il cui bianco viene esaltato dalla policromia degli smalti. Anche i monogrammi e le iscrizioni sono incisi su smalto bianco. I punzoni: Kokoshnik (saggiatore Ivan Lebedkin attivo a Mosca dal 1899 al 1908); punzone della manifattura imperiale con l'aquila bicipite, con Ivan Khlebnikov, attivo a San Pietroburgo dal 1867 al 1871 e a Mosca dal 1871 sino al periodo della rivoluzione.

Collezione: Raccolte d'arte della Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi

Collocazione

Chiari (BS), Pinacoteca Repossi

Credits

Compilazione: Gualina, Camilla (2016); Lobefaro, Mariella (2016)

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