Icona tripartita con la Madre di Dio di Korsun, san Nicola taumaturgo, san Giorgio, san Ticone, santa Mina , santo Stefano e san Dimitrij

Adeev, I.

Icona tripartita con la Madre di Dio di Korsun, san Nicola taumaturgo, san Giorgio, san Ticone, santa Mina , santo Stefano e san Dimitrij

Descrizione

Autore: Adeev, I. (1852/1862), saggiatore

Ambito culturale: scuola russa di Mosca

Cronologia: metà sec. XVII

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tempera all'uovo su tavola; argento sbalzato e cesellato

Misure: 25,8 cm x 2,3 cm x 31,3 cm

Descrizione: L'icona rappresenta, nella parte alta, affiancati, la Madre di Dio di Korsun, e san Nicola taumaturgo; nella fascia inferiore san Giorgio, san Ticone, santa Mina, santo Stefano e san Dimitrij. Nella fascia superiore a sinistra per chi ossercva è rappresentata la Madre di Dio di Korsun.
Nella fascia inferiore, suddivisa in due riquadri sono raffigurati: a dx (per chi guarda) san Giorgio e il drago, a sx, san Ticone, san Mina , santo Stefano e san Dimitrij, raffigurati secondo tradizione, tutti con il Vangelo in mano,

Notizie storico-critiche: La nostra icona di Scuola moscovita risale alla metà del XVII secolo. A tempera all'uovo, con nimbi dei santi in foglia d'oro, e crisografia che lumeggia la scena, su tavola di tiglio incavata, l'icona rappresenta, nella parte alta, affiancati, la Madre di Dio di Korsun, e san Nicola taumaturgo; nella fascia inferiore san Giorgio, san Ticone, santa Mina , santo Stefano e san Dimitrij. Nella fascia superiore a sinistra per chi ossercva è rappresentata la Madre di Dio di Korsun, così denominata dalla città di Korsun (l'antica Chersonneso) situata in Crimea. In questa città, antico emporio bizantino, fu battezzato il principe di Kiev Vladimir che cristianizzò la Russia nel 988.
Secondo la tradizione, l'icona della "Madre di Dio di Korsun'", dipinta dal santo evangelista Luca, sarebbe stata traslata dallo stesso principe da Korsun a Kiev e poi a Novgorod. Probabilmente all'epoca di Ivan il Terribile, che conquistò la città nel XVI secolo, l'icona, che aveva già la fama di operare miracoli, fu trasportata, insieme ad altre sacre reliquie della città, a Mosca e fu collocata definitivamente nella cattedrale della Dormizione del Cremlino. La Madre di Dio di Korsun', detta anche Madonna delle Carezze, si riallaccia al tipo greco della Glikofilousa, dove i volti del Bambino e di Maria sono legati da un totale coinvolgimento, cui partecipa anche chi guarda.
Se richiama il tipo della Tenerezza, per il tenero abbraccio della Madre e del Figlio, si distingue tuttavia per alcuni particolari iconografici: la Vergine e il Figlio sono raffigurati fino alle spalle; la Madre ha il capo reclinato verso il Bimbo, che è stretto a lei, guancia contro guancia. La Madre di Dio è vestita come una basilissa, un'imperatrice. Il blu-verde della tunica simboleggia la terra e quindi la sua appartenenza all'umanità, ammantata di divinità (il maphorion). La porpora scura (indossata dalle imperatrici vedove quando erano chiamate a reggere il regno in vece del figlio ancora minorenne) indica la regalità. Le tre stelle (una è nascosta dal Bambino), dicono la verginità di Maria prima, durante e dopo il parto. I volti, capelli e barba corti e incanutiti, carnagione scura, naso greco, occhi profondi, spalancati sull'eternità e bocca chiusa trasmettono un senso di mistero, e dolcezza mista a tristezza.
Accanto è raffigurato San Nicola taumaturgo, anch'egli solo fino alle spalle, con un accenno alle sue vesti liturgiche di vescovo, ma l'osservatore è "colpito" dal suo volto, dallo sguardo profondo e severo, dalle rughe che solcano la sua alta fronte stempiata e le sue guance a definirne la vita ascetica e di privazioni è già il santo trasfigurato, la cui appartenenza al mondo della spiritualità è sottolineato dal nimbo in foglia d'oro che circonda il suo capo come quello di Maria, del Bambino e dei santi raffigurati nella fascia inferiore. Il taglio dell'immagine sacra appena al di sotto delle spalle esalta i volti, in cui traspare il legame d'amore eterno tra la Madre e il Figlio.
Nella fascia inferiore, suddivisa in due riquadri sono raffigurati: a dx (per chi guarda) san Giorgio e il drago, a sx, san Ticone, san Mina , santo Stefano e san Dimitrij, raffigurati secondo tradizione, tutti con il Vangelo in mano, a dimostrare il loro essere cristiani; il Sacro libro però non viene, in segno di rispetto, toccato dalle dita, ma viene trattenuto con una parte del manto; ecco il giovane cavaliere che trafigge l'orrendo drago nello scuro pantano in cui vive; nel riquadro accanto, raffigurati in piedi e frontalmente, San Ticone vescovo di Amato, molto venerato in Russia; egli tiene fra le mani, il Vangelo chiuso; San Mina, il santo più popolare in Egitto, ma venerato anche in Oriente e Occidente, con il volto affilato e rugoso e occhi scuri e incavati da asceta; benedice con la destra e tiene il vangelo chiuso con la sinistra; Santo Stefano il protomartire giovinetto che tiene con la destra una piccola croce rossa ortodossa e, infine, San Demetrio, anch'egli con piccola croce (crisografata) e Vangelo; anch'egli giovane martire.
Lacche e finissima crisografia esaltano i colori dei capelli, delle vesti, delle architetture. Le iscrizioni in slavo denominano i personaggi raffigurati; intorno al nimbo di Maria i sacri digrammi: Madre di Dio. La Riza è in argento sbalzato e cesellato. Punzoni di Mosca 1861 I·A corrispondente a I. Adeev ufficiale di saggio attivo a Mosca dal 1852 al 1862. Punzone dell'argentiere illeggibile sia nel ripiego del bordo che nell'aureola.

Collezione: Raccolte d'arte della Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi

Collocazione

Chiari (BS), Pinacoteca Repossi

Credits

Compilazione: Gualina, Camilla (2016); Lobefaro, Mariella (2016)

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