Busto di donna

Gorni, Giuseppe

Busto di donna

Descrizione

Autore: Gorni, Giuseppe (1894-1975)

Cronologia: 1948 - 1949

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: terra cotta patinata; pigmento

Misure: 39 cm. x 21 cm. x 23 cm.

Descrizione: busto di donna con seni in evidenza. volto scavato e naso pronunciato

Notizie storico-critiche: Il nucleo dei ritratti rappresenta una cospicua parte della realtà poetica di Giuseppe Gorni. L'interesse nei riguardi di questa tipologia di arte nasce dalla continua esigenza dell'artista di raccontare di sé e di ciò che gli sta intorno, mostrando l'intensità di un volto che caratterizzi l'animo di chi lo indossa. Ancora più interessante, perciò, è capire il modo e il mezzo coi quali Gorni si avvicina alla ritrattistica nel corso della sua lunga vita d'artista: seguendo la cronologia delle teste, la maggior parte prodotte originariamente soltanto in terra secca o in terra cotta, si nota come il linguaggio gorniano sia potentemente plastico.
La caratteristica lavorazione dell'argilla locale permette nel Ritratto della madre di evidenziare i toni melanconici ma austeri dello sguardo, gli angoli della bocca piegano verso il basso e il volto è segnato dai duri anni di lavoro nei campi. L'esito naturalistico della figura è espresso attraverso la trascrizione di una condizione morale e affettiva in funzione del racconto di una storia antieroica, in grado di restituire 'visibilità ad una condizione esistenziale sostenuta dall'autosufficienza morale' (Z. Birolli, Arte a Mantova 1900-1950, 1999).
Negli anni quaranta, al ritorno del nostro dalla seconda guerra mondiale, lo schema delle sculture diviene compositivo, la struttura del Ritratto di fanciulla è molto diversa dalla fase precedente: gli elementi sono stati sintetizzati in una sorta di narrazione metafisica dove il racconto è bloccato in una figura solitaria e chiusa in sé stessa. Questa fase è segnata dal completo abbandono del naturalismo da parte di Gorni per tornare all'origine del proprio segno, quando nel campo di prigionia svizzero a Hajmasker dava vita a drappelli di persone o a solitari personaggi attraverso disegni fortemente schematici caratterizzati dalla fissità della struttura compositiva. L'intenzione di riprendere tale scelta stilistica è dettata dalla volontà di esprimere, mediante la sua arte, il concetto di alienazione causato dalle asprezze vissute in entrambe le guerre mondiali, concetto aderente alla costruzione metafisica già esperita negli anni giovanili. Ora però la soluzione finale è diversa, traducendo l'animo della fanciulla in una nuova forza rappresentativa, che è quella di un volto privo di labbra e di occhi dove lo sguardo è sbarrato alla vita e all'esperienza umana, racchiuso tra gli incavi delle sopracciglia e la sporgenza del naso.
Il recupero neo-naturalistico, evidente nelle sculture risalenti agli anni Sessanta e Settanta (Ritratto d'uomo, Ritratto di fanciulla, Ritratto di bambino), testimonia ancora una volta la forte sensibilità dell'artista verso la matericità della modellazione; proprio nel momento in cui Francesco Arcangeli e Giovanni Testori 'si incrociano tra richiami e motivi diversi' in terra mantovana, in questo 'pelago' di cose lombarde in cui si afferma il Naturalismo. Entrambi prosecutori degli interessi longhiani per l'arte lombarda, Arcangeli viene sedotto dalla contemporaneità, inteso a risalire le radici del naturalismo mentre Testori è maggiormente intrigato dal tempo dei pittori della realtà in Lombardia (Z. Birolli, Arte a Mantova 1900-1950, 1999). L'arte di Gorni non aderisce certo al Naturalismo ma risente del medesimo intimismo, tanto da poter notare che l'elaborazione del ritratto di questo periodo è molto lontana dal concetto di naturalismo legato agli anni Trenta: la figura è pesante, totale e volumetrica, intrisa di una spiritualità che non poteva essere ancora presente in un ritratto come quello della madre.
L'alterazione dello strato superficiale non è più provocato dalla patinatura della terra ma dalla pressione delle dita delle mani che plasmano visi lunghi e scavati, volti che perdono la propria identità per divenire personaggi bloccati nell'aura fissità del tempo. La scultura si evolve verso uno schematismo sempre più estremo fino a sfiorare un'impossibile e irraggiungibile astrazione che conduce Gorni ad esiti stilistici molto simili all'ultimo Martini. La forte stilizzazione del Ritratto di ragazza mostra l'avvenuto passaggio dalla pienezza dei volumi, ancora presente nel Ritratto di ragazzo, al gioco dei pieni e vuoti, risultato di una plasticità che si viene a creare per svuotamento.
Tratto dagli apparati a cura di Paola Boccaletti nel catalgo del Museo diffuso G. Gorni, 2006.

Collocazione

Provincia di Mantova

Credits

Compilazione: Boccaletti, Paola (2011)

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