Donna che impasta il mangime

Gorni, Giuseppe

Donna che impasta il mangime

Descrizione

Autore: Gorni, Giuseppe (1894-1975)

Cronologia: post 1960 - ante 1969

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: bronzo

Misure: 40 cm. x 75 cm. x 82 cm.

Descrizione: donna china su una ciotola

Notizie storico-critiche: La donna china con le mani nella ciotola e la testa piegata tra le braccia è intenta a mescolare il mangime per le galline del suo pollaio. La struttura quasi informe della figura esprime la durezza e la fatica del lavoro, nonostante l'atto in sé non sia oneroso. Ma questa è soltanto una delle tante mansioni della contadina che Gorni decide di immortalare in quegli anni.
La figura della contadina chinata sulla gerla del mangime ha carattere fortemente realista, sia nella scelta del soggetto che nella sua rappresentazione, la sagoma informe data dalla posizione piegata della donna, tanto da formare un angolo acuto, esaspera l'asprezza del lavoro nei campi, il gesto di impastare dunque non è riferibile unicamente all'atto di mescolare il mangime ma a quello più primordiale del rapporto dell'uomo con la terra. Infatti l'opera tutta di Giuseppe Gorni tradisce le vere intenzioni del movimento legato a Realismo formatosi negli anni '50 in quanto essa non intende aderire al movimento, poiché l'idea di scultura non vuole essere politica tanto meno sociale, soltanto descrittiva di una realtà cara all'artista in quanto da lui vissuta in prima persona.
In questi anni Gorni partecipa al Premio Suzzara collaborando anche per la creazione di alcuni manifesti e copertine dei cataloghi nei quali viene raffigurata a matita la stessa donna china sulla terra. Il quistellese in questa stagione esegue sculture che acquistano sempre più la forza di una denuncia dai caratteri politicizzanti come lo è la scultura Le mondine di Aldo Bergonzoni (vincitrice nel III Premio Suzzara, 1950) o l'omonimo dipinto di Ampelio Tettamanti (vincitore nella IV edizione, 1951), tanto da influenzare l'artista non nella scelta del soggetto, quanto in quella della resa stilistica; si veda la scultura Sarchiatrice, terracotta smaltata esposta e premiata nel '52, in occasione del V Premio Suzzara ma datata 1950.
La Raccolta della bietola dunque riprende tali suggestioni: tre donne in terracotta patinata chinate con la schiena piegata dallo sforzo, le braccia immerse nella bassa vegetazione, indossano ampi abiti stretti in cinta e cappelli a tesa larga che coprono loro il volto, dando vita ad una sorta di astrazione dei corpi che divengono moduli compositivi autonomi. La medesima rugosità appartiene alla superficie nodosa dei Due gelsi che si ergono massicci come figure in conversazione; in entrambe le sculture è la volumetria a giocare sull'impatto imponente e grave delle sagome conferendo loro monumentalità.
Tratto dagli apparati a cura di Paola Boccaletti nel catalgo del Museo diffuso G. Gorni, 2006.

Collocazione

Provincia di Mantova

Credits

Compilazione: Boccaletti, Paola (2011)

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