Capolega

Gorni, Giuseppe

Capolega

Descrizione

Identificazione: Figura maschile

Autore: Gorni, Giuseppe (1894-1975)

Cronologia: 1973

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: bronzo

Misure: 49,5 cm. x 49,5 cm. x 129 cm.

Descrizione: La stilizzazione del personaggio è portata all'estremo; il busto è una fascia piatta segnata da poche linee incise sul petto a raffigurare la camicia, le braccia e le gambe sono lunghi cilindri informi con mani e piedi spropositatamente grandi, così come la testa e il cappello risultano troppo piccoli rispetto al corpo.

Notizie storico-critiche: La figura del contadino è tra i soggetti più ricorrenti di tutto l'opus gorniano in quanto emblema della vita agricola e portatore dei sani e robusti valori della campagna; Gorni è solito rappresentare questo personaggio tipico della Pianura Padana durante il lavoro o nei momenti di riposo, avvolto nel suo tabarro lungo una via o seduto nella locanda, solo o in compagnia. In questo caso è proprio il contadino, un vecchio bracciante dai piedi e mani smodatamente grandi su un corpo magro ma nerboruto, ritto e dignitoso nonostante il peso della fatica, a farsi carico di un impegno sociale e politico quale quello di testimoniare un accaduto divenendo monumento.
La serie di studi del Capolega vanta infatti di un cospicuo numero di lavori risalenti tutti alla prima metà degli anni Settanta nel tempo in cui viene commissionato a Gorni il compito di erigere un scultura commemorativa della Lega contadina, nata a S. Rocco nel penultimo decennio dell'Ottocento. Le diverse sculture in terracotta, in terra cruda e in bronzo, i disegni e i cartoni vanno considerati tutti come prove valide al raggiungimento della migliore formula espressiva in grado di mostrarsi incisiva e di chiara accessibilità. Gorni torna così all'efficacia narrativa del naturalismo e del figurativismo decisamente distanti dagli esiti stilistici coevi. Il Capolega dunque risulta essere una parentesi particolare, una fase isolata all'interno del percorso gorniano; prima di tutto per l'esistenza di una committenza, da considerarsi episodio singolo e unico nell'esperienza artistica dell'autore, in secondo luogo per il concetto stesso di monumentalismo, principio assente nell'intera poetica del nostro. Le ragioni di una tale scelta, allora, si può ben supporre che siano strettamente congiunte all'amore di quest'uomo per la sua terra e all'orgoglio, in quanto figlio di contadini, nel poter raccontare di un frammento di storia appartenente a tutta la vicenda italiana.
La Lega contadina di S.Rocco viene definita come la prima lega formatasi in Italia, quando, alla chiusura del XIX secolo, fu data vita a questa primitiva forma di associazionismo reclamata da un gruppo di lavoratori riuniti nella comune e maturata ideologia e necessità di ogni giorno; questa lega va concepita come originaria nel suo primato organizzativo, una sorta di anticipazione del movimento dei lavoratori contadini che sfociò nel 1901 nella costituzione della federazione nazionale dei lavoratori della terra. Improntata sull'esperienza organizzativa del movimento mantovano de la boje, la lega dei contadini di S.Rocco costituì un sistema di vita associata solidale e generoso basato sulle esigenze della piccola località formata da un raggruppamento di alcune grosse corti coloniche e presentata, al tempo dell'inchiesta Jacini, come una delle più evolute e prospere zone della provincia. Nell'Italia giolittiana le varie leghe contadine vennero riconosciute nella loro utilità e legittimità ma questi movimenti continuarono a svilupparsi per lo più al di fuori di schematizzazioni politiche arbitrarie e soprattutto sempre e soltanto vicino all'esigenza popolare: il loro socialismo partecipava della comune illusione di costruire una nuova società, come se fosse un nuovo e grandioso edificio, non attraverso l'abbattimento del vecchio edificio capitalistico ma sostituendo giorno dopo giorno, anno per anno, lentamente ma senza soste, un mattone nuovo a quello vecchio; alla fine l'edificio sarebbe stato tutto nuovo.La fragilità di queste costruzioni si rivelò in modo drammatico, in un primo tempo, a causa della prima guerra mondiale e, successivamente, quando furono sottoposti all'urto della reazione fascista; solo allora i lavoratori cominciarono a prendere coscienza della propria utopia riformista e sentirono la mancanza di partiti o organismi, fortemente organizzati, legati alle lotte nazionali e internazionali, capaci di difendere i lavoratori e le loro conquiste civili ed economiche' (R. Salvadori, 'L'evoluzione della Lega di S.Rocco', in La Lega di S. Rocco e il movimento contadino, 1974). Nel caso di Mantova, fu nel 1921 che gli agrari mantovani, sorretti dallo squadrismo fascista, puntarono a distruggere le leghe nell'intenzione di dettare le loro condizioni ai lavoratori agricoli, fu così anche la fine della Lega di S. Rocco e occorsero, in seguito, oltre due decenni prima che potesse risorgere un nuovo sindacalismo, ora, a livello nazionale patrocinatore di una legislazione protettiva del contadino.
Tratto dagli apparati a cura di Paola Boccaletti nel catalgo del Museo diffuso G. Gorni, 2006.

Collocazione

Provincia di Mantova

Credits

Compilazione: Boccaletti, Paola (2011)

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