Dott. fisico Giulio Cesare Pessina

ambito lombardo

Dott. fisico Giulio Cesare Pessina

Descrizione

Identificazione: Ritratto del Dott. fisico Giulio Cesare Pessina

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1699 - ca. 1710

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 75 cm x 100 cm

Descrizione: ritratto a mezza figura su fondo unito

Notizie storico-critiche: Ritratto a mezza figura su fondo unito.
Il Dott. fisico Giulio Cesare Pessina morì nel 1699; con testamento rogato il 16 gennaio dello stesso anno lasciava erede universale delle sue notevoli proprietà il Luogo Pio del Convenio o Ospedale di San Bernardo (Crespi / Merati 1983, p. 78). L'unificazione delle istituzioni ospedaliere monzesi operata nel 1770 sotto il governo di Maria Teresa, giustifica la presenza del ritratto gratulatorio nella Quadreria odierna del San Gerardo(Colombo 2002, pp. 23-24).
Il nome del benefattore è inciso a caratteri dorati su una delle lapidi commemorative poste nell'atrio dell'edificio di Via Solferino. In assenza di una regolamentazione precedente, fu il Regolamento per le onoranze ai Benefattori del 1943/1945, a stabilire di "perpetuare la memoria dei benefattori dell'Ospedale" con l'incisione del nominativo, in nero o in oro, a seconda dell'entità della donazione, sottointeso che l'incisione in oro attesta una donazione più consistente (ADHSG 24/5).
Il benefattore è ripreso a mezza figura in posizione frontale su fondo unito. La sua fisionomia è caratterizzata da una chioma canuta e crespa, lunga fino alle spalle, e da corti baffi portati vezzosamente all'insù. Sotto un mantello nero, il ritrattato indossa una giubba grigia chiusa sul davanti con una lunga fila di bottoni e un importante collo a bavero; con la mano sinistra il ritrattato stringe un cappello nero a tesa larga, mentre con la destra esibisce il foglio delle sue volontà testamentarie, secondo una consuetudine comune a molti ritratti gratulatori. Il costume connota la massima estensione del bavero che scende piatto sul davanti, come si era venuto delineando dopo la metà del secolo, contestualmente all'uso di portare i capelli lunghi (Butazzi 2002, p. 184), insieme all'abbandono progressivo del nero nell'abbigliamento maschile.
L'immagine è giocata sui toni del grigio e manifesta un registro cromatico più chiaro rispetto ai ritratti precedenti, preludio alla leggerezza della pittura settecentesca. Ritagliata su un fondo piatto e uniforme, la figura si caratterizza per i timidi effetti luministici con cui sono resi l'incarnato del volto e le mani. Nonostante la dichiarata volontà di caratterizzazione del soggetto, l'opera appare priva della forza prorompente manifestata dai modelli della pittura lombarda di fine secolo e non riesce a superare i limiti della convenzionalità propria di tanti ritratti eseguiti 'post mortem'.
Secondo un documento rinvenuto nell'archivio storico dell'Ospedale il dipinto fu restaurato nel 1835 dal pittore Sebastiano Storace, per 45 lire austriache, insieme ai ritratti di Aluiggio Trezzo (INV. N. 131788), Giò Batta Bugatto (INV. N. 131982), Carlo Maria Casato (INV. N. 131988) e Giò Paolo Casati (INV. N. 131990) (ASHSG XIII, 774).

Collocazione

Provincia di Monza e Brianza

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza

Credits

Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)

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