Carlo Dossi

Bianchi Gerardo

Carlo Dossi

Descrizione

Identificazione: Ritratto di Carlo Dossi

Autore: Bianchi Gerardo (Monza, 1845-1922)

Cronologia: 1888

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 45 cm x 61 cm

Notizie storico-critiche: Sull'etichetta commemorativa posta sul rovescio del dipinto, l'effigiato è descritto come "Card. Carlo Dossi di Monza".
In realtà, dai documenti rinvenuti, non risulta che Carlo Eugenio Dossi detto "Giacomo", nato a Monza dal commerciante Paolo Dossi, fosse un alto prelato (la stessa scheda di catalogo del 1983 non riporta l'appellativo cardinalizio).
Sempre sull'etichetta posta sul telaio è registrata una data di morte - 24 marzo 1888 - che risulta incoerente con le notizie ottenute dai documenti, poiché nell'atto di pubblicazione del testamento pubblico, datato 23 marzo, il testatore è dichiarato già defunto.
Nel "Testamento pubblico del fu signor Carlo Eugenio Dossi detto anche Giacomo", rogato dal notaio Giuseppe Sirtori di Monza, il benefattore nominò suoi eredi i nipoti Fermo Natale, Francesco ed Alessandro, figli del defunto fratello Gaetano; tra i legati istituì quanto segue: "una piazza nel Luogo Pio ossia Casa di Ricovero ed Industria in questa città coll'assegno di lire 7000 ed il diritto di nomina spetterà agli eredi e loro discendenti ed a preferenza verrà sempre nominato uno della discendenza da Paolo Dossi fu Fermo ossia dei detti Barbassina."( ASCRIMz 23/6, n. rep. 7869/ 8421).
E' noto che durante il regno sabaudo i patrimoni dei legati pii venivano concentrati nella Congregazione di Carità, l'ente che amministrava tutti gli istituti benefici della città, compresa la Pia Casa di Ricovero, sorta nel 1831 con lo scopo di ricoverare e mantenere poveri vecchi monzesi, di ambo i sessi, inabili al lavoro.
Il ritratto fu inserito nell'inventario del 1938, stilato dopo la soppressione della Congregazione di Carità dall'Ospedale Umberto I, come fu denominato il nosocomio col trasferimento dalla vecchia sede di Piazza Isola all'edificio di Via Solferino (Colombo 2002, pp. 39, 60, 76, 186 e ss.).
L'attribuzione del titolo di "cardinale" può essere giustificato da un'erronea lettura dell'abbigliamento dell'effigiato: l'uomo indossa una mantellina rossa, che potrebbe essere stata confusa con la mozzetta cardinalizia, mentre è più probabile che si tratti di una cappa, elemento caratteristico dell'abito confraternale, come i guanti bianchi e la spilla dorata, detta distintivo o "impronta", recante lo stemma del Santo o del Mistero titolare della Confraternita.
E' noto che in Monza già sul finire del Quattrocento era sorta una Confraternita dedicata al culto dell'Eucaristia presso la Basilica di San Giovanni, che dovette presso svilupparsi nelle parrocchie, irradiandosi dal centro alla periferia, nella sua duplice componente maschile e femminile (Fassina 1999). Le Confraternite monzesi, che nel Seicento si svilupparono notevolmente sotto l'impulso di Carlo Borromeo, conobbero una dura repressione durante il regime napoleonico ed asburgico. Grazie ad un decreto del 16 maggio 1807, le confraternite del Santissimo Sacramento poterono "sopravvivere presso ciascuna parrocchia sotto la responsabilità del Vescovo e alla dipendenza del parroco per l'esercizio delle sacre funzioni" (Fassina 1999). Nella parrocchia monzese di San Damiano, ad esempio, nel 1866 esisteva ancora una "Schola del Santissimo Sacramento" (Sangalli, pp. 59 - 64).
E' probabile che il ritrattato facesse parte di una di queste confraternite e che la famiglia avesse chiesto che il congiunto venisse ricordato in questa veste nel dipinto che lo rappresenta tra i benefattori dei luoghi pii cittadini.
L'effigie venne commissionata al pittore Gerardo Bianchi dalla stessa Congregazione di Carità, che nel verbale di accettazione del legato incaricò "la Presidenza per le dovute grazie agli eredi del defunto Benefattore, al quale a termini del Regolamento si disporrà per il ritratto" (ASCRIMz 23/6, 393).
Il 4 maggio 1888 l'artista consegnò il ritratto ad olio del Dossi e il giorno seguente ne ottenne il pagamento in 125 lire (ASHSG VI, 523 e ASCRIMz 23/6, 526). In questi anni Gerardo Bianchi era subentrato al padre e al fratello Mosè (trasferitosi a Milano per soddisfare commissioni di maggior prestigio), nell'offrire i propri servigi all'ente come ritrattista.
Carlo Dossi è ritratto a mezzo busto su fondo neutro, colto in un momento di preghiera privata, mentre alza lo sguardo coinvolgendo in modo diretto lo spettatore; il volto è caricato di un'intensa espressività, che riflette un sentimento di sorpresa mista a sgomento. L'assenza d'intenti idealizzanti è dichiarata in alcuni particolari, come l'apertura scomposta del colletto e il ciuffo di capelli spettinati sulla fronte, che ne fanno un ritratto non ufficiale, realizzato con una pittura libera e veloce.
Alessandro Dossi, uno dei nipoti e beneficiari di Carlo, al tempo del decesso dello zio era minorenne; anche lui sarà benefattore degli enti assistenziali monzesi: il suo ritratto si conserva infatti in Quadreria col INV. N. 131846.

Collocazione

Provincia di Monza e Brianza

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza

Credits

Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)

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