Santa Palazia

Arrighi, Giovanni Francesco

Santa Palazia

Descrizione

Autore: Arrighi, Giovanni Francesco (1646-1730)

Cronologia: ca. 1726

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: rame/ sbalzo/ doratura; argento/ sbalzo; marmo ocra; legno

Misure: 53 cm x 47 cm x 105 cm

Notizie storico-critiche: Il reliquiario si compone di un alto basamento quadrangolare su cui poggia la statua di Santa Palazia, precedentemente ritenuta Santa Irene, raffigurata in ginocchio. Il volto in estasi, realizzato a fusione, reca un diadema. Come consuetudine nell'iconografia dei santi, nelle mani doveva reggere i suoi attributi oggi andati perduti (la palma del martirio e un turibolo). Il panneggio delle vesti, trattenuto in alto da una cintura, ricade in morbide pieghe sul cuscino, mentre il mantello è fermato da una fibbia all'altezza della spalla destra. L'andamento fluente delle vesti è ottenuto mediante una lavorazione a sbalzo delle lamine in rame dorato. Il ricco basamento, sagomato e adorno di quattro cartocci angolari, reca sul fronte un ovato sormontato da una testa di cherubino, che serviva per mostrare la reliquia, sostituita in epoca moderna da una lastra di diaspro. I due riquadri laterali sono decorati rispettivamente con ghirlande e grappoli di frutta che pendono da un bulbo fogliaceo. La presenza del bollo della Corporazione degli Orafi e Argentieri di Roma (due chiavi pontificie incrociate e coperte da un ombrello), riferibile all'ultimo decennio del secolo XVII, e di un bollo appena leggibile, verosimilmente il marchio dell'autore, raffigurante una zampa di leone, aveva portato ad attribuire il manufatto ad un maestro argentiere G. F. A. il cui punzone era stato depositato il 17 luglio 1696 ("Il conoscitore d'arte...", 1989, pp. 50-51).
Il recente riconoscimento del marchio ha consentito di restituire il reliquiario a Giovan Francesco Arrighi, capostipite di una celebre bottega di orafi e argentieri romani. Capolavoro dell'oreficeria settecentesca, questo reliquiario mostra la straordinaria abilità dell'autore nel forgiare ed assemblare diversi metalli preziosi: il rame della veste, bagnata d'oro zecchino, l'argento delle mani e del volto. L'esplorazione dei libri di bottega e alcune ricevute di pagamento risalenti al 1726 (documenti nei quali la statua reliquiario era descritta nel dettaglio) hanno consentito di confermare il soggetto. Proveniente forse da una chiesa delle Marche meridionali, dove era particolarmente diffuso il culto della martire Palazia, il reliquiario doveva essere collocato in una nicchia, come fa pensare la lamina aperta sul retro che lascia intravedere il supporto ligneo.

Collocazione

Bergamo (BG), Accademia Carrara - Museo

Credits

Compilazione: Civai, Alessandra (2018); Fracassetti, Lisa (2018)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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