Teoria di putti

Amadeo, Giovanni Antonio

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Teoria di putti

Descrizione

Identificazione: motivi decorativi vegetali con putti

Autore: Amadeo, Giovanni Antonio (1447-1522), esecutore

Ambito culturale: bottega lombarda

Cronologia: post 1453 - ante 1467

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: terracotta a rilievo

Misure: 30 cm x 450 cm

Descrizione: Del raffinato chiostro quattrocentesco, ad un solo ordine, rimane solo il lato porticato, con volte a crociera, addossato al fianco sud della chiesa romanica. Scandito da cinque arcate a tutto sesto, sorrette da colonnine binate in marmo di Verona (provenienti dal chiostro medievale) è vivacizzato nelle ghiere da una esuberante decorazione plastica in terracotta a stampo. L'elegante decoro nasce dai piedritti tra gli archi (impostati su capitelli a stampella) con due vivaci putti nudi che reggono con un braccio un'anfora baccellata a due anse. Su questa siedono altri due puttini compresi tra un motivo fitomorfo che si biforca dando origine all'ornato vegetale che si svolge lungo tutta la ghiera con la caratteristica teoria di putti. I putti rampanti e danzanti, con visi paffuti, teste ricce, tunica leggera a pieghe fitte aderente al corpo, di foggia classica, leggermente incurvati a seguire l'andamento del concio.A parete semicapitelli pensili di tipologia corinzio-composita in cotto reggono la ricaduta delle volte, sono decorati da un puttino stante con tunichetta, gamba destra leggermente flessa e mani appoggiate a due foglie d'acanto simmetriche, culminanti in piccole volute a fiori. Patere in cotto, cornicione architettonico a più registri e nei sottarchi lacunari a rosette.

Notizie storico-critiche: Fuori Porta Marica, in aperta campagna, nella Val Vernasca, in prossimità di un'ansa del Ticino alcuni monaci vallombrosani venuti dalla Toscana fondano nel 1096 un monastero ed una chiesa intitolata al Santo Sepolcro, denominata in seguito come S. Lanfranco. Il complesso, oggi alterato, si compone della chiesa tardo romanica orientata con campanile innalzato nel 1237, di edifici conventuali con due chiostri quattrocenteschi, di un piccolo cimitero ed una porzione ad uso agricolo. Alla facciata a capanna, tripartita da sottili paraste, compresa tra due bassi corpi di fabbrica, corrisponde all'interno una navata unica con transetto emergente.Adiacente al fianco meridionale della chiesa romanica, viene riedificato a partire dal 1453 e concluso nel 1467 un piccolo chiostro commissionato a Giovanni Antonio Amadeo dall'abate Luca Zanachi da Parma, ultimo dei priori dell'abbazia, promotore del rinnovamento del monastero, come si evince dall'iscrizione, sull'abaco di un peduccio in terracotta a stampo che regge la caduta delle volte, raffigurante un putto a figura intera e camiciola tra foglie d'acanto, "HOC OPUS F. F. LUCAS ABBAS S.L. ANNO 1467". A documentare l'eleganza originaria del chiostrino rinascimentale, che nel raffinato impianto ricalca la volumetria di quello romanico a pianta quadrata, si conserva unicamente il lato porticato a sud della chiesa, scandito da cinque arcate con la fastosa decorazione plastica che riveste le arcate sul prospetto verso la corte, con ghiere in terracotta dagli esuberanti e vivaci motivi decorativi. Gli altri tre lati del chiostro vengono, infatti, abbattuti nel 1782, per ordine del procuratore e subeconomo Luigi Poggi, per poter ampliare la porzione destinata a cimitero parrocchiale, ma già dalla fine del XVII secolo il complesso risultava pericolante a causa delle gravi infiltrazioni delle vicine acque del Ticino.
Nelle ghiere in cotto delle arcate con la sequenza di putti rampanti e danzanti entro ornati vegetali, Amadeo sfruttando nel modo più efficacie le potenzialità della modellazione seriale a stampo, raggiunge una notevole raffinatezza esecutiva e stilistica. Nella produzione dell'Amadeo frequenti sono le citazioni dall'antico (monete, placchette, incisioni, sculture classiche), la Lodi fa derivare questi putti dagli amorini di un sarcofago romano nel Museo Archeologico di Venezia (che può aver visto da incisioni del Filarete), ma l'iconografia con teoria di putti viene recuperata anche dal tralcio abitato da puttini vendemmiatori di tradizione antica, spesso alternati ad uccelli o animali desunti dai Bestiari. La mensola con puttino in camiciola corta, la cui ideazione è tradizionalmente riferita all'Amadeo su commissione dell'abate Luca Zanchi per il chiostro piccolo di S. Lanfranco, è infatti all'origine della serie di terrecotte architettoniche che avrà grande fortuna a Pavia in epoca visconteo sforzesco. La bellezza e la perfezione formale dei cotti con puttini inventati dell'Amadeo, hanno determinato il successo e la diffusione in numerosi edifici pavesi. Studi recenti hanno appurato che il puttino con corta camiciola di ambito amadeiano, non viene realizzato esclusivamente in cotto a stampo, ma anche in stucco dipinto (refettorio di S. Felice e nel monastero di S. Maria Teodote-Pusterla) a fingere il cotto o dipinto a simulare la pietra (S. Epifanio dipinti in color arenari), ma talvolta anche per meglio rifinire manufatti non perfetti nelle forme. La morte improvvisa e misteriosa dell'abate Zanchi nel 1480 per mano dei monaci e successivamente la demolizione dei tre lati del chiostro nel 1784, possono aver determinato una dispersione di mensole e capitelli in terracotta in vari edifici pavesi coevi, in musei lombardi (musei civici di pavia, castello sforzesco di Milano), in rielaborazioni come nei portali del Carmine. Frequente è il riciclo di avanzi di produzione o il reimpiego a breve e anche a lungo termine.
Nel 1497 Pietro Pallavicini de' Scipione, protonotario apostolico e consigliere di Ludovico il Moro, che nel 1480 era subentrato a Luca Zanachi come abate commendatario, compare in una lista di debitori nei confronti del monastero pavese della Pusterla, non è escluso che per sdebitarsi abbia ceduto terrecotte, rimaste inutilizzate nel chiostrino di S. Lanfranco per l'interruzione del cantiere a causa della morte improvvisa dello Zanachi. L'esame e il raffronto delle fonti documentarie con le testimonianze materiali mette in luce un'ampia circolazione di maestranze, di modelli iconografici, di stampi e di avanzi di produzione, strettamente legati alla corte sforzesca.

Collocazione

Provincia di Pavia

Credits

Compilazione: Scalvi, Andrea Federico (2004)

Aggiornamento: Manara, Roberta (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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