Martiri di Belfiore

ambito mantovano

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Descrizione

Ambito culturale: ambito mantovano

Cronologia: ca. 1850 - ca. 1874

Tipologia: disegno

Materia e tecnica: carboncino; carta

Misure: 201,5 mm. x 267,5 mm.

Notizie storico-critiche: La serie riunisce i ritratti di undici patrioti, per lo più mantovani, giustiziati dagli austrici in seguito alla congiura mazziniata passata alla storia come "Congiura di Belfiore". Soffocati i moti e vinta la guerra del '48-'49, l'Austria cercò di scoraggiare qualsiasi tentativo d'autonomia nel Lombardo - Veneto. Il cancelliere dell'Impero, Felice di Schwartanberg succeduto al Metternich, era convinto che per tenere i territori italiani sotto controllo c'era bisogno di qualche "salutare impiccagione". In un anno vennero eseguite 961 condanne a morte e numerose pene corporali. Le autorità imponevano inoltre pesantissimi tributi per evitare le sottoscrizioni a favore di organizzazioni clandestine. Di fronte ad un regime così duro, era inevitabile che si sviluppasse un movimento di rivolta. A Mantova don Enrico Tazzoli che aveva aderito al movimento di Mazzini, organizzò una congiura, chiamata poi "di Belfiore" dal nome della località dove i patrioti furono giustiziati. Le basi dell'organizzazione vennero poste in una riunione tenutasi nel novembre del 1850, in una casa di via Chiassi. Diciotto mantovani parteciparono a questa storica seduta, tra cui Giovanni Acerbi, Carlo Poma, Achille Sacchi, lo stesso Tazzoli ed altri. Fu affidata a don Tazzoli l'emissione di un prestito per la raccolta di denaro di piccolo taglio per non dare nell'occhio. L'audacia dei mantovani era tale che le cartelle venivano offerte pubblicamente nei ritrovi pubblici. La congiura venne comunque scoperta per una circostanza fortuita. Don Tazzoli fu arrestato il 27 gennaio del 1852 e gli fu sequestrato il quaderno su cui annotava secondo un codice segreto i nomi degli affiliati e le somme raccolte per non essere accusato di disonestà nella amministrazione dei fondi segreti. Qui erano anche segnate le uscite a favore del comitato mantovano. Non fu difficile a Vienna scoprire la chiave del cifrario che era il Pater Noster. Il processo di Mantova si tenne dall'estate del 1852 fino ai primi mesi del 1853. Vennero arrestati: Carlo Poma, Tito Speri, Carlo Montanari e altri iscritti di Mantova, di Verona, di Brescia, di Venezia. I "Martiri di Belfiore" trascorsero le ultime ore prima dell' esecuzione nel Confortatorio di Santa Teresa. La regia del processo fu affidata ad un giovane ufficiale boemo, l'auditore Kraus, che usò negli interrogatori l'intimidazione, lo scherno, la fame, i ferri e il bastone. Don Tazzoli cercò di minimizzare la responsabilità degli altri e di non rivelare i nomi di quelli che si celavano sotto pseudonimi. Uno alla volta gli altri, vinti dalle torture fisiche e morali, stremati dai maltrattamenti, finirono per confessare e la confessione, per la Legge austriaca, significava morte. Dei principali imputati, solo Giuseppe Finzi e Luigi Pastro, conoscendo la legge, non confessarono, ed ebbero così salva la vita, ma furono condannati assieme ad altri 150 cospiratori a lunghe pene detentive. Don Enrico Tazzoli fu giustiziato assieme a Carlo Poma e ai tre Veneziani: Zambelli, Scarsellini, Canal, il 7 dicembre del 1852 nella valletta di Belfiore (luogo deputato alle esecuzioni) con l'imputazione d'alto tradimento. Il processo contro i rivoluzionari venne riaperto e il 3 marzo del 1853 vennero giustiziati, sempre a Belfiore, altri tre congiurati: Carlo Montanari, Tito Speri e don Bartolomeo Grazioli, arciprete di Revere, accusati di aver attentato alla vita di Filippo Rossi, Ispettore di polizia di Mantova. Il 19 marzo del 1853, compleanno dell'imperatore, Radetzky elargì l'amnistia a tutti gli inquisiti in attesa di sentenza, ma l' ordine non fu fatto pervenire in tempo utile perchè Pietro Frattini ne potesse beneficiare.

Collocazione

Mantova (MN), Museo della Città

Credits

Compilazione: Roncaia, Mariangela (1997)

Aggiornamento: Pisani, Chiara (2005)

Scheda completa SIRBeC non disponibile

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