Monte Olimpo

Pippi Giulio detto Giulio Romano; Amigoni Gaspare (attr.)

Monte Olimpo

Descrizione

Identificazione: IMPRESA GENTILIZIA

Autore: Pippi Giulio detto Giulio Romano (1499 ca./ 1546), disegnatore / pittore / intagliatore; Amigoni Gaspare (attr.) (notizie 1528-1539), intagliatore

Cronologia: ca. 1526 - ca. 1528

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: legno di pioppo; legno dorato; legno intagliato; tempera su legno

Misure: 54 cm x 57 cm x 13 cm

Notizie storico-critiche: Sette dei quindici cassettoni quadrati maggiori del soffitto sono ornati con l'impresa gentilizia federiciana dell'Olimpo: un monte caratterizzato da un sentiero che sinuosamente si inerpica fino alla sommità, dove è collocata un'ara rettangolare; sulla fronte di quest'ultima è visibile l'immagine di un tronchetto nodoso. L'impresa, assai ricorrente nella decorazione plastica e pittorica del palazzo del Te così come in tutte le altre manifestazioni artistiche legate alla committenza di Federico II Gonzaga, non è qui accompagnata da alcuni elementi solitamente inclusi nell'immagine: gli alberi (o bosco) alla base della montagna, il motto FIDES e, in esergo, la scritta in caratteri greci OLYMPOS. Compare, invece, a completamento dell'immagine, un sinuoso nastro ligneo dipinto in colore azzurro chiaro, le cui volute si dispongono attorno al monte: su di esse non sussistono, allo stato attuale, tracce di alcuna iscrizione. Il significato dell'impresa risiede nella sacralità e trascendenza legate all'immagine della montagna, cui si lega il tema della fede o fedeltà espresso dall'atto sacrificale al Divino: sul Monte Olimpo, infatti, risparmiato da ogni perturbazione atmosferica, le ceneri del sacrificio pemangono quali immutabile emblema di fede (Bazzotti 2004, p. 26). Inoltre il tema dell'ascesa, consentita al principe magnanimo e sapiente, verso un atto di sacrificio e sottomissione è consono agli ideali del marchese Federico, che in più occasioni si dimostrò fedele all'Impero asburgico. L'impresa è stata realizzata per rimesso, ossia mediante sovrapposizione di due sagome in legno di pioppo unite tra loro da perni lignei e fissate all'assito mediante chiodi metallici; la doratura, oggi piuttosto ampiamente reintegrata, è stata realizzata con sottili lamine d'oro. In occasione del restauro del soffitto del 1998 è stata rimossa la sovrammissione pittorica del fondo del lacunare, di tono verdastro e forse da addebitare a un intervento settecentesco: si è così potuta scoprire l'originale colorazione a tempera a base di azzurite dell'assito. I ritocchi pittorici effettuati sui fondi azzurri durante l'ultimo restauro risultano talora alterati.

Collocazione

Mantova (MN), Museo Civico di Palazzo Te

Credits

Compilazione: Marocchi, Giulia (2011)

Aggiornamento: Pisani, Chiara (2011)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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