Camera degli Sposi

Mantegna, Andrea

Camera degli Sposi

Descrizione

Identificazione: Scene di vita di corte

Autore: Mantegna, Andrea (1431-1506), esecutore

Cronologia: 1465 - 1474

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco; intonaco / pittura a tempera; stucco

Misure: 800 m x 300 m (pareti); 800 cm x 800 cm (soffitto)

Descrizione: La camera è collocata al piano nobile del torrione nord-orientale del Castello di S. Giorgio. La stanza pressoché cubica (8,05 m circa di lato, con due finestre, due porte e un camino) è stata decorata interamente sulle pareti e sul soffitto con tecnica mista ad affresco e a tempera. Motivo di raccordo tra le scene sulle pareti è il finto zoccolo marmoreo che gira tutt'intorno nella fascia inferiore, sul quale poggiano i pilastri che suddividono le scene in tre aperture. La volta è composta da un soffitto ribassato, che è illusionisticamente diviso in vele e pennacchi dipinti. L'articolarsi degli elementi architettonici dipinti simulano una volta profonda, quasi sferica, che in realtà è una leggera curva di tipo "unghiato". La decorazione simula una costruzione architettonica a padiglione. Un alto basamento marmoreo sostiene alcuni pilastri, che reggono la volta, dotati di veri capitelli pensili in stucco.

Notizie storico-critiche: La denominazione di Camera Picta è dovuta alla decorazione integrale di soffitto e pareti dell'ambiente, realizzata con tecnica mista ad affresco e a tempera. La presenza di una targa sulla parete ovest, dove Andrea Mantegna dedica la propria tenue opera ("opus hoc tenve") ai marchesi, nonché committenti e sposi, Ludovico II Gonzaga e Barbara di Brandeburgo, giustifica il noto appellativo di Camera degli Sposi. L'artista padovano lavorò alla realizzazione dell'apparato decorativo tra il 1465 ed il 1474. La prima data è riportata sullo sguancio sinistro della finestra nord, la seconda si legge al termine della dedica ai marchesi. Sulla parete ovest, tra i fiorami di uno dei finti pilastri, si riconosce un volto maschile che è stato identificato come l'autoritratto dello stesso Mantegna.
La stanza appare cubica in quanto il soffitto gotico ad ogiva è stato rialzato tramite lunette e trasformato in una volta a padiglione. La decorazione simula proprio una costruzione architettonica a padiglione. Un alto basamento marmoreo sostiene alcuni pilastri, che reggono la volta, dotati di veri capitelli pensili in stucco. Tendaggi dorati dipinti proteggono la struttura dall'ambiente esterno, ma su due lati sono scostati e, simulando un sipario, mostrano scene della vita di corte. La volta, con decorazioni a monocromo su fondo dorato, si apre su di un cielo nuvoloso tramite un oculo, dal quale si affacciano figure di putti, cortigiane, un uomo di colore, un pavone. Questo sfondamento prospettico aiuta l'illusoria trasformazione della stanza in un padiglione immerso nella natura. Circondano l'oculo i ritratti di otto Cesari all'interno di ghirlande sostenute da putti. Completano la decorazione del soffitto finti bassorilievi dipinti con le imprese mitiche di Ercole, Orfeo ed Arione. Nelle lunette, da dove s'intravede il cielo, sono appesi festoni di frutta e medaglioni con alcune imprese gonzaghesche: Sole, Cervetta, Torre, Scoglio, Cane rivolto, Ali, Idra.
Sulla parete del camino è rappresentata la corte mantovana al momento di ricevere un'inattesa missiva da parte di Bianca Maria Visconti Sforza. La duchessa milanese invita Ludovico II a recarsi immediatamente al capezzale del marito. Il compito del marchese, luogotenente generale di Francesco Sforza, è quello di garantire l'eventuale successione del primogenito del duca, Galeazzo Maria. Quel giorno però, 1 gennaio 1462, la famiglia Gonzaga si apprestava a festeggiare il secondogenito Francesco, di recente nominato cardinale da papa Pio II e proveniente da Milano.
Mantegna ritrae Ludovico II, mentre si consiglia col segretario, e la moglie Barbara, entrambi seduti. Dietro si riconoscono i figli: Gian Francesco (alla sinistra del padre), la piccola Paola (con una mela in mano), Rodolfo (dietro la madre), la bionda Barbara. Nella figura maschile con cappello nero, posto tra Gian Francesco e Rodolfo, è stato riconosciuto Leon Battista Alberti. La donna dietro Barbarina è forse una nutrice di casa Gonzaga o, come sostengono alcuni studiosi, Paola Malatesta, madre di Ludovico II, in abito monastico; in basso sta la famosa nana di corte, che guarda direttamente lo spettatore. Sotto al marchese è accucciato il cane prediletto di Ludovico II, che diventa metafora della fedeltà del signore verso i propri doveri politici e militari. Ludovico II parte per Milano. Sulla parete ovest è dipinto l'incontro del marchese con il figlio Francesco, avvenuto a Bozzolo lo stesso 1 gennaio 1462. Il cardinale tiene nella mano destra una lettera, probabilmente la medesima recapitata al padre nella scena della Corte e nella sinistra la mano del fratello Ludovico (futuro vescovo), che accompagna il nipote Sigismondo (futuro cardinale). Ludovico II ha al proprio fianco il piccolo Francesco (futuro IV marchese). Il padre di quest'ultimo, Federico I, si trova all'estremità destra della scena, addossato ad un pilastro. Di fronte al III marchese di Mantova, è stato riconosciuto l'imperatore Federico III d'Asburgo e, tra i due, il re di Danimarca Cristiano I di Oldenburgo. La presenza dell'imperatore serve a ribadire la fedeltà che gli porta il committente dell'opera.
L'episodio dell'Incontro, nella realtà dei fatti verificatosi nei pressi di Mantova, viene invece ambientato da Andrea Mantegna alle porte di Roma: si riconosce la piramide di Caio Cestio, il Colosseo, Castel Sant'Angelo. Sullo sfondo sono state delineati i centri urbani di Tivoli, Palestrina, Tuscolo, Palombara Sabina. Questi paesaggi romani sottolineano la devozione dei Gonzaga alla Chiesa ed il fascino delle rovine classiche, idealizzate dall'Umanesimo, eleva culturalmente i marchesi. Inoltre queste vedute architettoniche danno indicazioni cronologiche per datare l'evento: la fortezza in costruzione alla destra dell'arco roccioso è infatti la Rocca Pia di Tivoli, voluta da Pio II nell'agosto del 1461. Verso Tuscolo viaggia poi la carovana dei Magi, raffigurata in un giorno intermedio tra Natale e l'epifania.

Collocazione

Mantova (MN), Museo di Palazzo Ducale

Credits

Compilazione: Massari, Francesca (2014)

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