Grotta di Isabella d'Este in Corte Vecchia

Mola, Antonio (attribuito); Mola, Paolo (attribuito); Romano, Gian Cristoforo (attribuito)

Grotta di Isabella d'Este in Corte Vecchia

Descrizione

Identificazione: Architettura

Autore: Mola, Antonio (attribuito) (m. 1532), intagliatore; Mola, Paolo (attribuito) (notizie sec. XV fine/ sec. XVI inizio), intagliatore; Romano, Gian Cristoforo (attribuito) (1465-1512), scultore

Cronologia: 1506 - 1508post 1519 - ante 1525

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: legno/ intaglio; legno/ doratura; marmo

Descrizione: L'ambiente si trova in un'ala dell'appartamento vedovile di Isabella d'Este, al piano terra di Corte Vecchia, all'interno del cosiddetto Appartamento della Grotta. Tra lo Studiolo e la Grotta si apre un portale con preziosi marmi policromo ed una lavorazione elegante sia nei motivi vegetali, sia nelle parti figurate. Sulle spalle vi sono tondi in rilievo raffiguranti animali e allegorie, mentre sull'architrave è scolpita una sequenza di vasi e animali fantastici. La parte inferiore delle pareti è ornata da tarsie lignee con vedute urbane e nature morte di strumenti musicali. Il raffinato soffitto è caratterizzato da decorazioni dorate su fondo azzurro. Al centro della volta si riconosce lo stemma estense circondato dalle imprese di Isabella.

Notizie storico-critiche: Isabella d'Este, dopo la morte del marito Francesco II Gonzaga (1466-1519), decise di risiedere al piano terra di Corte Vecchia e vi fece trasportare gli arredi del precedente Appartamento in Castello. La residenza vedovile è distinta in due blocchi: l'Appartamento della Grotta, con stanze e camerini privati, e l'Appartamento di Santa Croce, con sale di rappresentanza di più ampie dimensioni. Le stanze dei due appartamenti si susseguono formando, in pianta, una "L".
Lo Studiolo e la Grotta erano gli ambienti più intimi e privati dell'Appartamento di Isabella, ma anche gli spazi dove essa esponeva la sua celeberrima collezione di opere d'arte, reperti archeologoci e curiosità naturalistiche. Un'imponente raccolta che la marchesa assemblò con "insaciabile desiderio" e che fu vanto della famiglia Gonzaga fino alle dispersioni seicentesche.
Tra lo Studiolo e la Grotta si apre un portale marmoreo di straordinaria qualità, opera di Gian Cristoforo Romano datata ai primi del Cinquecento. Elegantissima è la lavorazione dei marmi, sia nei motivi vegetali sia nelle parti figurate, e di rara raffinatezza la scelta dei preziosi marmi policromi. Sulle spalle vi sono tondi in rilievo raffiguranti: un airone che ingoia un serpente (simbolo della vittoria del bene), Minerva (dea della sapienza), la stessa Isabella (seduta davanti ad un trono e affiancata dall'impresa delle Pause), una civetta (sacra a Minerva), un usignolo (ricorda il mito dell'infedeltà coniugale punita), una coppia di tortore (simbolo di fedeltà), un leopardo (indica la lussuria), una scimmia, un pavone e due figure allegoriche che si pongono come monito per la sapienza terrena, che rischia di essere ingannata se non tende verso la sapienza divina. Sull'architrave è scolpita una sequenza di vasi e animali fantastici.
Il camerino, chiamato la Grotta, custodiva preziosi oggetti d'arte e curiosità naturali all'interno di armadi incassati nelle pareti. La parte inferiore delle pareti è infatti ornata da tarsie lignee, gli stipi degli armadi, con vedute urbane e nature morte di strumenti musicali, originariamente realizzate nel 1506 dai fratelli Mola per la stanza della Grotta in Castello. Una tarsia porta inciso un canone musicale del compositore fiammingo Jan (?) van Ockeghem. Al tempo di Isabella quindi, questo ambiente ospitava importanti pezzi antichi tra cui cammei, intagli, corniole. Oltre a pezzi moderni, tra cui numerosi bronzetti di Jacopo Alari Bonacolsi, detto l'Antico. Vi erano inoltre reperti di statuaria classica e die Cupidi dormienti, uno attribuito a Prassitele e l'altro scolpito da Michelangelo, che volle competere con l'antico. Purtroppo entrambi i pezzi sono perduti. Il prezioso soffitto, caratterizzato da decorazioni dorate su fondo azzurro, non proviene dall'appartamento di Castello ma è stato appositamente realizzato per questo ambiente. Al centro della volta si riconosce lo stemma estense circondato dalle imprese di Isabella (Le Pause, le polizze del Lotto, il motto "NEC SPE NEC METU", il Candelabro, il numero XXVII, la sigla intrecciata "IS").

Collocazione

Mantova (MN), Museo di Palazzo Ducale

Credits

Compilazione: Massari, Francesca (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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