Corredo scultoreo di S. Michele Maggiore

bottega lombarda

Corredo scultoreo di S. Michele Maggiore

Descrizione

Identificazione: motivi decorativi vari

Ambito culturale: bottega lombarda

Cronologia: post 1120 - ante 1130

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: pietra arenaria / scultura

Descrizione: L'esuberante ed eterogeneo repertorio plastico si distribuisce in facciata e all'interno. Si individuano motivi ricorrenti a intrecci e fitomorfi (palmette, girali, foglie varie) che continuano una remota tradizione altomedievale, ma rielaborandola con recuperi naturalistici, motivi zoomorfi marini e fantastici tratti dai Bestiari (leoni, draghi, grifi, aquile, cavalli, leoni, sirene a doppia coda, telamoni) e figurazioni umane (teste, maschere, figure intere), ma anche pregevoli scene narrative. Si avverte il ripetersi di varie tipologie, in diverse versioni e posizioni, alcune in forte aggetto, figure isolate, in gruppo o affrontate, come l'aquila da sola, i grifi affrontati, il drago a due teste contrapposte, la sirena a due code. Ma anche un repertorio di motivi tratti dalle attività umane: arti e mestieri (nel portale centrale le formelle con il suonatore d'arpa e altri con strumenti a corde), scene di pesca, caccia, guerra, lotte tra esseri umani o mostruosi, episodi biblici. Il mondo scultoreo figurato e narrativo, spesso di valore allegorico o simbolico, parte inscindibile con l'architettura, raggiunge vertici elevati all'interno. Notevoli i capitelli con la "Morte del Giusto" e il "Sacrificio di Caino e Abele" che presentano il motivo del peccato e della redenzione.

Notizie storico-critiche: Pavia conserva nella basilica di S. Michele Maggiore uno dei più significativi e straordinari complessi di scultura romanica lombarda, databile al secondo-terzo decennio del XII secolo. La basilica romanica, innalzata su una preesistente costruzione di fondazione longobarda e utilizzata come cappella palatina per le incoronazioni dei sovrani del Regno Italico, è infatti nota in tutto il mondo per il ricco e raffinato corredo scultoreo in arenaria, preziosa testimonianza per la storia dell'arte romanica. La bionda e tenera pietra arenaria, estratta dalle vicine cave dell'Oltrepò, rappresenta un unicum per le chiese pavesi coeve, in cui prevale l'utilizzo del mattone a vista, che si spiega con il prestigio del luogo. Purtroppo molto deteriorata e corrosa a causa della friabilità di questa pietra soggetta ai rapidi e irreparabili effetti degli agenti atmosferici, nonostante i numerosi tentativi di restauro, iniziati già dagli anni Trenta. In questa straordinaria "enciclopedia medievale ", descrizione fantastica del cosmo e fine interpretazione della natura, confluiscono le più diverse fonti: i modelli classici e orientali, i Bestiari e "tutta una letteratura descrittiva e didattica". Peroni definisce questo apparato scultoreo "come maturazione della tradizione lombarda di radice comasco-milanese nella direzione dell'eleganza narrativa e della sofisticata e calibrata retorica del panneggio che sono proprie di Nicolò e della sua cerchia". Infatti l'alta qualità intrinseca nella plastica pavese manifesta affinità e fantasiosi richiami anche con l'arte di Nicolò nella vicina Piacenza (Duomo e S. Eufemia). Ciò che colpisce in modo particolare è la simbiosi che si avverte molto forte tra la struttura architettonica e il corredo plastico-decorativo dell'edificio pavese, che ha rari e inediti riscontri nell'arte romanica, qui, infatti, scultura e architettura raggiungono una profonda e assoluta identità. Molto ricco il repertorio iconografico con varianti tipologiche sia nei contenuti, sia nella forma-funzione in rapporto alle singole parti dell'architettura: modanature, sostegni, cornici, mensole, capitelli. La diversità qualitativa nella resa dei vari manufatti denota la presenza di vari maestri attivi nella basilica che abilmente padroneggiano la combinazione tra scultura di figure e temi vegetali e zoomorfi con una "complessa modulazione plastica, inedita nelle esperienze dell'arte lombarda". Questo inesauribile mondo delle immagini viene sapientemente profuso sia all'esterno che all'interno della basilica con innumerevoli combinazioni tra figure umane e animali, con altri soggetti più insoliti, alcuni dal significato immediatamente percepibile, come cavalieri, cacciatori, viandanti, uomini al lavoro quali i fabbri che martellano il ferro su un'incudine, una banda di musici, ancora Adamo ed Eva sedotti da un serpente, altri di non facile interpretazione, sia per il pessimo stato di conservazione dovuto all'erosione dell'arenaria, sia per il messaggio simbolico e didattico diretto al fedele medievale. Questo mondo scultoreo figurato, di valore allegorico o simbolico aveva, infatti, il compito di comunicare un preciso messaggio, oggi a noi incomprensibile, e di catechizzare il popolo. La sola interpretazione moraleggiante dell'intera plastica come metafora della vita umana con le sue opere e con i suoi vizi e virtù, è molto riduttiva.
All'esterno prevale, in generale, una complessa figurazione più decorativa e ornamentale, di ascendenza altomedievale, che si manifesta soprattutto nei girali e negli intrecci, accostati a figure in schema araldico, esseri mostruosi, scene di caccia e combattimenti, quindi ad un contenuto profano-narrativo con un profondo senso della composizione, mentre i rilievi con soggetto simbolico-religioso sono pochi, maggiormente presenti all'interno, nei capitelli in particolare, dove si riscontrano schemi più complessi legati all'elemento narrativo.L'esterno è vivacizzato da un'esuberante e varia decorazione plastica, con una fitta sequenza di formelle a bassorilievo distribuite in sette fasce sulla metà inferiore della facciata a capanna, una profusione di eterogenei motivi scultorei nei sei raffinati portali strombati, sormontati dai rilievi a figura intera di Michele, santo titolare particolarmente venerato dai longobardi, e il drago, dei Santi compatroni Ennodio vescovo di Pavia ed Eleucadio arcivescovo di Ravenna in abiti pontificali e con pastorale e nelle lunette di angeli, la funzione dell'anghelos greco come ambasciatore che raccogliere le preghiere dei fedeli e le offre a Dio, purtroppo molto degradati e alcuni di restauro ottocentesco, motivi che ritornano meglio conservati all'interno. Il leitmotiv è quello del culto dei morti e del trapasso delle anime, collegato al patrono della basilica, l'arcangelo Michele, in funzione di "psicopompo" dal greco (psiché, anima e pempo, accompagnatore), colui che accompagna le anime nell'aldilà.

Collocazione

Pavia (PV), Basilica di S. Michele Maggiore

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2014)

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